Tarkovskij e la memoria dei pesci rossi

in #ita7 years ago (edited)

Sono abbastanza certo che il nome di Andrej Tarkovskij non riuscirebbe a suscitare nulla anche nella maggior parte di coloro che oggi si definiscono interessati cinefili. Oggi parlo di cinema insomma, un piccolo sfogo.

Lo dirò subito per fugare ogni dubbio che lui è il mio regista preferito, e lo è forse perchè riesco a modellare più facilmente la sua poetica su quelle che sono le mie convinzioni o il mio modo di intendere il mondo.

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Immagine di libero utilizzo modificata >>>>>

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Innanzitutto bisogna parlare del periodo in cui operò, fra gli anni '50 e '80, periodo in cui la corrente modernista influenzava gran parte della produzione artistica non solo cinematografica. L'ottimismo imperversa, è un'epoca di grande fiducia per il futuro; l'uomo è talmente "avanti" che potrebbe essere in grado di fare qualunque cosa. Non fosse per un piccolo dettaglio, spesso omesso o non considerato in questi ambiti; che egli non è libero, non lo è totalmente, e non lo potrà mai essere per due fondamentali motivi: non è solo e non è onnipotente.

Generalmente ogni individuo si muove all'interno di una società, il ché ci riporta a quella famosa frase che determina certi confini: "la mia libertà finisce dove inizia la tua". Dunque finisce, e se finisce non può essere totale.

Oltre a muoversi in una società l'uomo si muove anche all'interno della natura... e cosa c'è di più limitante della Natura? Non possiamo volare, non possiamo attraversare a nuoto l'Oceano Pacifico e non possiamo fare tante altre belle cose, ovvero, non siamo onnipotenti.


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Immagine di libero utilizzo - A. Tarkovskij >>>>>

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Questo "piccolo dettaglio", non sfugge all'attento osservatore Tarkovskij che, in contrasto con il tempo e il luogo in cui viveva (sia per quanto riguarda le tendenze artistiche che per quanto riguarda il regime sovietico e le relative negazioni di libertà), ne fa poetica.

La chiave di lettura che a me piace usare è quindi questa: la frustrazione dell'uomo di fronte all'impossibilità di essere libero. Se in Stalker vi è una natura (la Zona) capace di disporre di tempo e spazio a proprio piacimento, in Solaris vi è un pianeta capace di modellare la mente umana a propria discrezione e creare realtà. L'uomo non può far altro che muoversi a tentoni in questo universo, consapevole della propria inconsistenza e piccolezza.

In vita gli venne riconosciuto il successo che meritava sopratutto in ambienti occidentali seppure, con una punta di malizia, risulti troppo facile andare a ricercare questo apprezzamento non tanto nell'opera quanto nella condizione del regista stesso; in aperto contrasto col regime del proprio paese, e dunque "portatore di verità" per chi stava dall'altra parte del Muro.

Ma cosa resta oggi, a più di 30 anni dalla sua morte? Come per tante altre voci novecentesche è stato messo da parte, come un soprammobile o meglio un feticcio, non se ne parla più, è scomparso. E non è una questione di lontananza culturale, geografica o altro; si pensi ad Antonioni, pure lui sparito, e di lui certo non si può dire sia distante geograficamente o culturalmente dall'Italia.

Naturalmente il discorso non è soltanto italiano, è generalizzato; la nostra è ormai una società pavida, che ha paura di confrontarsi con la grandezza del proprio passato. Di tanto in tanto si tirano fuori Fellini o De Sica per darci l'illusione che non sia proprio così, che invece no, noi il passato non ce lo dimentichiamo! Con le loro atmosfere popolane o oniriche che nulla hanno a che spartire con i dialoghi sull'esistenza che altri riuscivano a produrre magistralmente. Dilemmi che rimarranno per sempre irrisolti, utopie, progetti irrealizzati ma realizzati, risposte a mezz'aria.

Forse è proprio questo; il compromesso da accettare se vogliamo avere sempre una risposta è quello di scadere nel banale e di mettere da parte il coraggio, è il trionfo del kitsch, del midcult, per dirla alla Dwight Macdonald (Masscult e Midcult) o Umberto Eco (che riprende il testo in Apocalittici e Integrati).

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Nel Masscult il trucco è scoperto: piacere alle folle con ogni mezzo. Ma il Midcult contiene un duplice tranello: finge di rispettare i modelli dell'Alta Cultura mentre in effetti li annacqua e li volgarizza.

D. Macdonald, Masscult e Midcult


Per i più curiosi: su YouTube è possibile trovare il film Stalker in italiano. Guardatelo, ne vale la pena.

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«La chiave di lettura che a me piace usare è quindi questa: la frustrazione dell'uomo di fronte all'impossibilità di essere libero».

Vorrei aggiungere qui una idea che mi sembra importante: nel questi film i personaggi non sanno che vogliono veramente. Loro non sanno la lora propria natura. Questo è la causa perché i personaggi di Stalker non entrano la stanza alla fine del film. Loro hanno paura di quello che hanno profondamente nella loro anima.

Cosi c'è l'idea che un uomo non puo sapere la sua propria natura. l'uomo, chi vuole sapere tutto nel mondo, non può conoscere anche se stesso.

P.S. Scusa per mio Italiano)

vero... la natura fa paura. Intuiscono ma non sanno

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