Migrazione - Incipit racconto

in #ita7 years ago

Qualche tempo fa scrissi le successive righe, spinto dalle suggestioni dopo aver letto Passavamo sulla terra leggeri di Sergio Atzeni, forse il libro scritto da un sardo più bello che mi è mai capitato di leggere. L'idea, morta sul nascere, era quella di costruire una sorta di narrazione epica sulla "fuga"... Non so se un giorno riuscirò a riprenderla in mano.

Me la sono ritrovata stamattina curiosando nel vecchio archivio e devo dirvi che mi ha molto colpito (è difficile che qualcosa che ho scritto tempo fa possa piacermi così). La voglio condividere con voi...


Nuraghe_Losa.JPG
Immagine di libero utilizzo >>>>> - Nuraghe Losa



Ripercorremmo le tracce dei nostri padri, come i padri dei nostri padri a loro volta, attraverso mugolii di rotte marittime e ventose.

Spinti a nord da orde di barbari giganti, ben armati, corazzati da pelli rinforzate, numerosi come le cavallette, veloci come i cavalli; gli Ussegh non lasciarono scampo alle nostre genti contadine. Spinti al ricordo di ciò che per mille e mille anni rimase sepolto nella dimenticanza del nostro popolo ramingo, senza radici, decidemmo di disseppellire, disseppellire senza ombra di dubbio, disseppellire di certo.

La nostra guida, cui tutto avevamo affidato, decise com'era giusto di finire i propri giorni nell'ammirata e spaurita contemplazione di Eg’ua , le grandi acque che mai e poi mai avremmo potuto bere. Ma prima trovò il tempo per insegnarci a costruire con celerità barche forti e tenaci e tracciare nelle nostre menti, nella mia mente, la via che bisognava sfidare alla ricerca della salvezza.
Queste furono le parole del vecchio Ir-A-Jan , mentre con tristezza gli reggevo il capo, affondando le dita fra i candidi e lunghi capelli che si perdevano fra i granelli di sabbia bagnati.

“Giovane, nelle tue mani pongo le speranze per un futuro migliore, non esitare, non aver paura perché loro ne hanno già abbastanza” indicando i cento e cento uomini che, chi vicino, chi lontano, prestavano orecchio a queste parole “non esitare quindi, e conduci fin ai bordi di Eg’ua le navi, fin quando non vedrai più questa terra. Attendi la notte, e segui il cielo sulla scia della grande Om : che possa indicarvi la strada della buona sorte! Va, dunque!”

Così si spense, mentre mi levavo dopo aver adagiato la sua mano ossuta al limitare. Mi alzai quindi sulle ginocchia; ultimo atto da persona comune, poiché vidi le donne lasciar perdere la tessitura delle velature, gli uomini abbandonare gli scafi di legno, e prostrarsi all'unisono investendomi con una nuova alitata di vita, nel tempo che corre sulla scia di un nuovo Ir-A-Jan.

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Molto intenso... brava, dovresti a mio avviso continuare la tua opera.

speriamo chi lo sa? sono M comunque :P

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