Elucubrazioni mentali sulla leggenda di Romolo e Remo

in #ita6 years ago (edited)

Non vi dirò delle vie traverse per le quali sono entrato a conoscenza della storia che mi accingo a narrare, vi basti immaginare un topo da biblioteca, che intento a ricercare su talune cose finì per scoprirne talaltre.

Si tratta di eventi legati da profonde analogie con la leggenda di Romolo e Remo, che differiscono soltanto nell'accuratezza dei particolari molto meno precisi. Per esplicare bene cosa intendo vi esorto a pensare alla leggenda come a una linea dove ogni punto dello stessa corrisponda a un preciso istante oppure a un preciso dettaglio (si pensi ad esempio a un punto come simbolo del colore dei capelli di Romolo, o momento di una poppata, o di quando magari, da giovinetto, Remo cadde e si scorticò leggermente il ginocchio - e via di questo passo -).

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Lupa capitolina


Se tracciamo ora una seconda funzione - irregolare - che ogni tanto interseca la prima, seguendone quindi la direzione; disegnata - attenzione! - non come la prima da un segmento pressoché continuo (non esattamente continuo per le note differenze che sussistono fra le varie versioni (Tito Livio, Plutarco, ecc.)), bensì da una linea tratto-punto dove non sussistono regole che definiscono le distanze o le successioni fra i tratti e i punti (su quest’ultima osservazione, sull’inesistenza di una logica nella successione dei segni, mi sento in dovere di porre l’accento sul fatto che l’arcano potrebbe essere un qualcosa di celato soltanto ai miei occhi); in questo caso, avremo sotto gli occhi una rappresentazione simbolica degli eventi, o perlomeno dell’analogo mito di cui, liberando dalla polvere vecchie carte chissà da quando dimenticate nei più remoti angoli della biblioteca nella quale tutto ha avuto inizio, mi faccio portavoce.

Principalmente si tratterà di continue sottolineature nelle differenze fra le due rappresentazioni, o di altre precisazioni nel caso un punto del piano sia comune ad ambedue e risulti necessario farlo spiccare con maggiore intensità.

Per iniziare è bene informarvi a proposito dei nomi dei personaggi, specificati in chiare lettere negli scritti di cui sono entrato in possesso; vi basti sapere delle enormi differenze, di come non esistano Marti o Ree Silvie, né Romoli o Remi. Ben diversa è la nomenclatura che io mi guarderò bene dal riferirvi in questa sede, per paura di probabili equivoci che potrebbero sviare notevolmente voi lettori da ciò che vuole essere questo scritto: un puro e semplice resoconto di ricerca. Solo un nome non è possibile omettere: Madrenatura, quello dell’unica genitrice dei nostri due gemelli.

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Illustrazione di un anonimo tratta dalla traduzione delle Vite Parallele di Plutarco


Dagli scritti risulta il travaglio del parto gemellare, particolarmente difficoltoso per il fatto che i due univano le carni da un lato, ma, nonostante tutto, vennero alla luce vivi e piagnucolosi come nelle situazioni più normali. Subito si presentò a Madrenatura il problema insito nella loro unione, che rendeva improba ogni quotidiana pratica e, seppure combattuta per via di alcune sue convinzioni, legate al fatto che secondo lei tutto andava lasciato come venuto al mondo e solo così poteva essere amato e amare senza nessun ostacolo di sorta, non poté fare a meno di convocare il più esperto team di medici del circondario, per eseguire l’operazione chirurgica che avrebbe deciso della libertà di movimento, per tutta la vita, dei suoi due figli.

L’operazione ebbe buon esito ma i due, crescendo, non si “irrobustirono nel corpo e nello spirito” come invece afferma lo storico latino Tito Livio per Romolo e Remo, nell’opera “Ab urbe condita”; diventarono invece due adolescenti molto simili, praticamente uguali, nella gracilità e nel perenne senso di tristezza che riempiva le loro giornate. Tale malinconia però, di tanto in tanto si faceva da parte per lasciare i due giovani alle incombenze più proprie di quell’età: gioco e divertimento. Fu durante una di queste occasioni che i gemelli s’accorsero di non essere esattamente uguali come avevano creduto finora; d’altronde, era impossibile immaginarla soltanto una cosa del genere. Si pensi ad esempio al fatto che i due non sentivano neppure il bisogno di comunicare: tante erano le affinità che ogni parola risultava superflua.
Riporto ora di seguito lo stralcio di scritto che descrive l’avvenimento, in una mia traduzione:

Orbene, i due fratelli, intenti a giocare fra gli schizzi del fiume, denudarono il corpo per giovare del sole di quella mattina d’estate, e il primo (In verità gli scritti riportano altra dicitura; ma di questo si è già parlato in precedenza), quasi per caso, notò sul dorso dell’altro, leggermente adombrato dalla scapola sinistra, un piccolo neo del quale non conosceva l’esistenza. Ne chiese l’origine al secondo ed egli, che sapeva della cosa quanto il fratello, gli corse di dietro e fissatogli lo sguardo sulle spalle, volle sincerarsi della loro perfetta uguaglianza, mai posta in dubbio fino a quell’istante. Con sgomento s’accorse che la pelle era liscia di ogni difetto, come una delle tante pietre di fiume che giacevano sul fondo e sugli argini…

Da quel giorno mutò radicalmente il rapporto fra i due, in un crescendo d’incomprensioni, fino a quando esasperati dalla loro diversità, tracciarono un solco di comune accordo, e decisero che nessuno dei due doveva azzardarsi a passare dalla parte dell’altro. Madrenatura che tanto amava i propri figli, soffrì profondamente di tale irrevocabile decisione, fino a cedere moralmente in fiotti di lacrime e strazianti lamenti nel momento in cui i gemelli, uno per volta, gli negarono la soddisfazione di vederli nuovamente e fraternamente dallo stesso lato; si trovò costretta anche lei a optare su un qualcosa di radicale e soprattutto improrogabile: decise con gran rammarico di abbandonarli al loro destino.

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Maarrat An Numan (Siria), Museo Archeologico – Particolare di un mosaico con rappresentazione di Romolo e Remo


Si dice ora di come i due vaghino continuamente senza meta, senza scostarsi di troppo dal solco tracciato, a volte guardandosi negli occhi, altre volte dandosi le spalle a vicenda. Non si sa bene se tale solco sia ubicato in qualche preciso angolo di terra, acqua o aria (negli scritti non viene specificato) si sa comunque che niente si è risolto in nefaste soluzioni come accadde per Romolo e Remo con la morte del secondo; che sia avvenuta per causa del guardiano Celere, o durante una rissa fra le due fazioni, come invece sostiene Plutarco nell’opera “Vita di Romolo”, o ancora dalla provocazione non ben accolta da Romolo, quando Remo per scherno scavalcò la linea di confine, come asserisce Livio nella già citata opera “Ab urbe condita”. Comunque sia, nel brulicante diramarsi delle varie possibilità, si giunge sempre al medesimo risultato: la morte di Remo e l’inizio di Roma sotto il regno del suo primo re.

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Immagine di libero utilizzo >>>>> - Faustolo trova la lupa con i gemelli, Rubens, ai Musei Capitolini


Non saprei dire se sia il caso di caricare la leggenda sopraesposta con altri significati - ad onor del vero devo sottolineare quanto risulti difficile il non farlo - un po’ come succede ed è successo per forse, i gemelli più famosi della storia, o della mitologia che dir si voglia. Qualora si ceda alla tentazione, istintivamente assorti in ciò che affiorante, psicologicamente è difficile evitare - se non addirittura impossibile - in questa situazione, si sarà portati a considerare la leggenda causa e le interpretazioni conseguenza, oppure, spingendosi ancora più in là nelle congetture, diverrà estremamente spontaneo ribaltare cause e conseguenze, considerando quindi il presente causa, e la leggenda conseguenza.

Ma pensiamo ora a ciò che Lev N. Tolstoj tratta ampiamente in “Guerra e Pace”, quando parla del susseguirsi degli eventi a questo modo:

All’intelletto umano è inaccessibile la totalità delle cause degli eventi.”;

o ancora:

Cause di un avvenimento storico non ce ne possono essere e non ce ne possono essere all’infuori di quella che è l’unica causa di tutte le cause”;

a tal punto, se si prendono per buone queste considerazioni, si affacciano molte problematiche a proposito delle quali so per certo di come parecchi studiosi si siano affannati nel corso dell’ultimo secolo e oltre a risolvere, attraverso concetti psicologici, storici e storiografici, o linguistici e successivamente relativi allo svisceramento profondo di ogni informazione posta alla base di una qualsiasi comunicazione; o della fisica con la termodinamica, che per naturale conseguenza trascina con sé assiomi matematici. E dunque neppure la matematica è lasciata al di fuori da tali contaminazioni evolutive. E’ la logica di infiniti insiemi che per caratteristiche biologiche (tanto per distruggere l’ennesimo confine, che poi è già stato distrutto) può essere solo intuita, percepita nel mistero dello spazio più profondo, che sia dell’universo o di un galoppante atomo.

Tuttavia, senza addentrarci troppo nel discorso, per via della congenita pigrizia dei nostri tempi se volete, o del comune disinteresse, o per il fatto che se è relativamente facile entrarci, risulterà praticamente impossibile uscirne, mi limito a constatare una cosa soltanto che per il momento è sufficiente a saziare il foglio e la mente, per così dire. L’osservazione a cui alludo deriva dal fatto che per dovere di cronaca, non posso esimermi dal sostenere che la causa per la quale di sopra allo scrittoio; su un tavolo della biblioteca; nel foglio che sta adagiato; le due linee di prima (della leggenda di Romolo e Remo e di quella dei due gemelli di cui ho narrato) si siano tramutate in un fascio baluginante d’inchiostro, sta nel fatto che nell’impeto di scrivere ho trascinato il taglio della mano sulle stesse, inconsapevolmente, nella sfrenata ricerca delle giuste parole e dell’esatta punteggiatura.

Sort:  

Interessante! Sono curiosa: che lavoro fai, per fare il topo da biblioteca?

Nessun lavoro, disoccupato... ma non lo prendere troppo sul serio questo articolo è una specie di divertissement :D

Ahhhh ecco perché mi pareva un espediente narrativo! Spiegami meglio!

Non mi piace molto spiegare in altre parole... comunque più che elucubrazioni sono speculazioni che mettono l'uno di fronte all'altro la necessità di esattezza che abbiamo quando vogliamo spiegarci un fenomeno e la tendenza al caos. L'esatezza scappa via da ogni parte...

ottimo @voiceoff affascinante. I gemelli sono il mio segno zodiacale e ci ho sempre visto un che di selvaggio, una traccia ancestrale del latte di lupa. Bello

Ma questo e straordinario! Mi piace tantissimo la storia? E che cosa fai, beato te, per essere in biblioteca? Fai da Mattia Pascal? :D
Tantissimi saluti da una italianista croata! :)

A tratti mi hai strappato un sorriso.. complimenti, ottima padronanza di linguaggio.

Mi fa piacere :) l'intento era un po' anche quello

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