Cuore di vetro - Ancora Herzog

in #ita7 years ago

Beh giusto per non lasciarlo solo il post di ieri oggi propongo un altro film di Herzog del 1976. Abbastanza ostico.

Cuore_di_vetro_screenshot.jpg
Una scena del film

“Cuore di vetro” è senza dubbio uno dei film più particolari in cui possa capitare di imbattersi; è... di vetro, appunto: fragile e duro nell’incedere.

Tratta delle vicende di un villaggio bavarese del XVIII secolo che vive dalla produzione di un particolare vetro rosso.
Ciò che getta nello scompiglio è la morte del capo-operaio, unico depositario della “formula magica” che permette la creazione dei preziosi oggetti.
I padroni della fabbrica, soprattutto il figlio del vecchio signore, non riescono a darsi pace per il grave evento; non sanno più come costruire il vecchio “rubino” e questo li condurrà alla follia.

Figura centrale è quella di Hias il veggente; egli ci accompagnerà per tutto il film predicendo sventure con le quali puntualmente gli abitanti del villaggio dovranno confrontarsi.

Lasciarsi trascinare nella prigione costruita da Herzog è la chiave per districarsi, una prigione che scopriremo sempre meno fissa, sempre più somigliante a un telo che si modella continuamente a seconda dei movimenti del corpo. Ogni personaggio è solo con se stesso, schivo, allucinato (in molte delle scene gli attori hanno recitato in stato di ipnosi), sguazza nella prigione materialmente inerte come egli stesso. L’unico capace di “qualcosa in più” sembra essere il solo Hias; egli è colui che ricerca la verità, o perlomeno che lo fa rendendosene conto o comunque intuendolo, poiché di questo si tratta: la ricerca della verità.

La verità è un cuore di vetro: profonda, fragile, preziosa proprio perché fragile. Ciò che prima ancora di essere ricercato all’esterno deve essere cercato in noi stessi, nella nostra coscienza, proprio lì, nel più profondo, vicino al cuore. E quando potrà essere colta lo sarà solo per un attimo poiché il momento in cui ci si accorge dell’essenza del vetro, quindi della sua fragilità, coincide col momento in cui il vetro si rompe. Si può solo intuire la fragilità di un oggetto, mentre la si scopre veramente quando la si sperimenta.

E’ da quelle parti che il padrone della vetreria, ormai impazzito, andrà a cercare la formula magica avvicinandosi alla verità; verità che invece non potrà essere raggiunta dai protagonisti dell’ultima visione di Hias, un gruppo di persone che vivono su un isola e si chiedono dove finisca il mondo. Poiché il loro metodo è sbagliato; volgono lo sguardo all’orizzonte invece che guardare dentro se stessi.
Risolveranno il dilemma gettandosi fra le fauci di una via che probabilmente non li perdonerà.

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