Televisione: se l'accendi ti spegne?

in #ita7 years ago (edited)

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I programmi televisivi, sorvolando ogni giudizio sulla qualità, sono ormai parte integrante della nostra vita. Lessi tempo fa un sondaggio americano, l'america da sempre forte consumatore di televisione, da cui è emerso che dopo il sonno e il lavoro, guardare la TV è l'aspetto dell'esistenza quotidiana più importante. Questo strumento, con una storia relativamente recente, è in grado di creare abitudini e modelli di comportamento che hanno mutato profondamente il nostro rapporto con il mondo. [Immagine priva di copyright]

Proprio oggi nell'era della globalizzazione, anche i programmi "migrano" da un paese all'altro e nonostante nascano sempre più canali tematici è indubbio che la televisione stia provocando una sorta di omologazione a livello mondiale. I confini tra realtà e finzione si fanno sempre più sottili, anche quando ciò che ci viene proposto si presenta come "reale", come nei tanto odiati/amati reality show. L'idea di base è semplice e rimane sempre la stessa: rappresentare delle emozioni reali e osservarle in diretta, anche se chiunque, persino il piu ingenuo intuisce che si tratta di situazioni create ad hoc.

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La televisione è uno strumento complesso che va analizzato, conosciuto, studiato e compreso. Per alcuni è un'occhio sul mondo in quanto garantisce la liberta di informazione, per altri è il male del secolo privo di qualsiasi funzione educativa. Su temi come questo si può continuare a discutere senza arrivare mai ad una "verità".
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Resta da dire che la libertà di informazione è un diritto inviolabile e chi lavora nel mondo dell'informazione dovrebbe verificare le fonti che gli forniscono i dati per i suoi articoli, tuttavia anche nelle società democratiche, chi lavora nel mondo dell'informazione non è mai totalmente libero: un giornalista che arriva con le proprie indagini a scoprire scomode verità, in genere verso personaggi di "potere", può essere minacciato e in casi estremi ucciso (non sono pochi i casi). Senza dimenticare inoltre le pressioni che lo stesso giornalista può subire da parte della testata stessa per cui lavora, i cui interessi possono condizionare il modo di presentare e selezionare le informazioni.

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Concludo con un'aforisma di Antonio Ricci:

<<La TV non è una finestra sul mondo, ma una diapositiva che hanno scelto di farti vedere.>>

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Io preferisco la tv di una volta, dove alle 20:30, dopo il telegiornale, c'era sempre un bel film che terminava alle 22:30, orario ideale per andare a letto. Oggi il telegiornale finisce alle 20:30 ma il primo film inizia alle 21:15 preceduto dalle cavolate più galattiche ubriacanti. Poi c'è troppa violenza psicologica, gente che urla e litiga a tutte le ore.

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