Il vento soffia solo per noi
Il primo caldo di maggio e quella brezza tesa. Era un sogno sognato nelle notti più buie e senza stelle. Tante volte, abbracciata al cuscino che non riusciva a prendere la forma che desiderava, lo colpiva e lo spostava ed intanto sognava il mare.
Il primo caldo di maggio era arrivato e con esso quel messaggio.
”Scendi, il vento soffia solo per noi!”
Corse a prendere una giacca a vento emozionata come una bambina al primo giorno di scuola, occhi lucidi e la voglia. Quella voglia che era sopita e scolpita dalla noia e dalla quotidianità. Le scale di corsa senza paura di inciampare. La luce del sole di maggio oltre il portone. Una benda.
“Chiudi gli occhi”
Un sussurro all’orecchio, seguito da un accenno di risata tesa, emozionata. Fu il buio. Ma non quello degli incubi. Un buio che sapeva essere luce, un buio accecante.
Adesso sentiva il vento ed il passo, guidato per mano, era lento e titubante.
“Lascia che io ti guidi”
Quella voce. La voce che amava sentire. Leggera e ferma. Rassicurante. L’incedere del passo traballante.
“Dove siamo?” chiese con voce tesa.
“Non aver paura” si sentì rispondere.
Il vento era suo. Lo sentiva chiaro oltre la benda. Le carezzava la pelle.
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Udiva dei rumori adesso, ma era seduta e più rilassata. L’emozione l’aveva definitivamente sopraffatta restituendola al mondo quasi rassegnata all’attesa. Il tempo le scorreva lento addosso. Ogni rumore sovrapposto al battito del suo cuore lento e accelerato, come una danza di tamburo, una pizzica.
“Alzati” quella voce e la taranta nel suo cuore.
Il vento era suo, oltre la pelle, oltre i capelli mossi e cullati, ora con veemenza, ora con la delicatezza di una mano amorevole. Il vento era il mondo che sentiva ma che non vedeva. Poi fu la luce!
Immobile, sguardo e nervi tesi dalla gioia. L’emozione, quella pura, le aveva dato scacco matto. Era in piedi nel pozzetto di una barca a vela, dondolata dalle onde e accarezzata dal vento più caldo che maggio aveva da offrirle.
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L’amore non ha parole e muti si amarono. La sua camicia bianca indossata e quel tramonto di luce tremula.
“Potrei morire qui con te” lei disse languida.
Occhi negli occhi e voci di gabbiani.
“Vivrai qui con me” le rispose.