Il chiodo per Giulia

in #ita6 years ago



I ricordi sono chiavi. Aprono cassetti della memoria ma alle volte non sono nitidi e si confondono con la fantasia fino a dubitare se sia veramente accaduto o sia solo un altro volo a occhi chiusi.

Specchio, chi c'è nello specchio? I miei mille volti riflessi, le mie mille maschere.
Silenzio di tamburi di un sogno da film muto.
L'ossessione.
Immagini porno, facce falliche in espressioni modulari. Ma ero impassibile all'odio che provavo per me.
Era notte. L'A14 scorreva lenta e sfumata dalle luci delle poche auto. Luci gialle e talvolta chiare delle auto con i fari a led. Una caduta nell'oblio del lunedì notte. Un giorno qualunque, di un mese qualunque. La linea bianca ma nera d'ombra dell'auto che guidavo come un treno sui binari. Quel maledetto sonno e quella maledetta voglia di donna, che si abbracciavano in scariche elettriche soporifere e testosteroniche. Come se il mio cervello mi stimolasse con battiti accelerati tra le gambe per tenermi sveglio. Dovevo fermarmi. Dovevo rompere questo circolo vizioso che avrebbe portato ad una masturbazione tanto liberatoria quanto tristemente appagante. Riccione, autogrill a 1000 metri, la mano che lascia il giaciglio già occupato tra le gambe. Devo fermarmi.
Erano le due di notte. Scesi col jeans gonfio di desiderio castrato. Un sistemata veloce per alleviare le costrizioni dell'uccello in gabbia. Il passo fu deciso come pure la spinta alla porta a vetri.
Diretto al bancone. Come in un girone dantesco di anime notturne alla ricerca di Caronte che li riportasse via. Un caffè amaro. Quello che sveglia, ti schiaffeggia. Ai lati del bancone una coppia che parlottava. Dapprima a voce bassa ma poi i toni si erano accesi e bruciavano il silenzio catartico della sala semi vuota. Un colpo d'occhio e ancora un altro. Occhi posati su un fondo schiena di una esuberanza carioca. Capelli biondi e lunghi...ma li avevo solo intravisti. Lo sguardo cadeva fisso lì e sotto il ridestarsi spontaneo di voglie e fantasie. Mi avviai al bagno per fuggire a quella visione, accompagnato dalle urla crescenti e quello stronzo vivido e risonante come un colpo di pistola nel silenzio. Dei passi a seguirmi. Era lei, la intravidi da uno specchio al mio lato, senza voltarmi. Piangeva. Piangeva ed era bellissima l'esplosione degli occhi verdi nelle lacrime. La collana col nome. Giulia. Le lacrime intensificarono la voglia tra le mie gambe. Ero distratto. Troppo. Superai la porta d'ingresso della toilette maschile. Quando alzai la testa vidi che avevo sbagliato direzione. D'istinto arrestati il passo e mi voltai di scatto. Fu allora che accade. Giulia e le sue lacrime mi travolsero. Un impatto crudo, un auto scontro, un frontale con il morto... Io.
Giulia si scrollò di dosso l'ansia e le lacrime. Che cazzo fai?? le suonò rapido e liberatorio.
Avrei potuto scusarmi. Non lo feci. La guardai negli occhi.
Cazzo guardi... continuò a sfogarsi.
La mia reazione ancora adesso non riesco a spiegarmela. Fui impassibile. "i tuoi occhi"
La scostai senza più guardarla e imbocca la porta giusta.
Ero in tiro e l'erezione ostacolava la minzione. Passarono alcuni minuti e alla fine ci riuscii.
Lento e pensieroso presi la strada dell'auto cercando con lo sguardo Giulia.
Arrivai all'auto. La aprii con il telecomando. Aprii la porta indolente. Un fischio sordo di una frenata alle mie spalle. Mi voltai. Un'auto di grossa cilindrata con le ruote fumanti dalla frenata improvvisa. La porta che si aprii e Giulia scendere. sei solo un coglione, un pezzo di merda...sparisci stronzo. La portiera sbattuta con violenza, una sgassata e lei sola braccia tese e sguardo perso. Si girò. Mi vide. La vidi avvicinarsi veloce. mi aiuti? il tono era diverso adesso.
Sali imperativo.
C'era silenzio. Irreale.
Ti ho visto prima, mi guardavi il culo!! lei era senza mezze misure.
Ero di nuovo in preda ad un ardore irriverente.
Si! risposi e senza lasciarle il tempo di replica, "fosse per me ti prenderei da dietro, abbasserei i pantaloni e scosterei l'intimo di quel tanto per penetrarti con delicatezza e affonderei i colpi come coltello caldo nel burro tra le tue gambe. E tu guideresti il ritmo del fuoco nascente come un metromomo impazzito."
Lei alzò la mano di scatto ed io ero pronto ad assorbire il malrovescio che mi sarei aspettato.
Invece restai basito, ma solo per un attimo.
La mano rallentò la corsa ma mantenne una certa forza quando impattò sul mio petto.
Fallo!! senza più lacrime nello sguardo intenso di occhi verdi decisi.
Poggiai la mia mano sulla sua che ancora premeva sul mio petto. Poi la tira forte a me e l'abbraccio di lingue fu cruento. La sua mano corse in basso a farsi largo tra cintura e pantaloni sbottonati. Lo strinse.
Le mie sui seni turgidi ed esplosivi. Sentivo le pulsazioni della sua carne.
Abbracci infuocati e madidi. Poi la voglia di cosce chiuse ed il mio peso sul bacino. La carne unita e poi distante. Le ero dentro.
Hai quello che volevi mi disse tra un gemito e un sospiro profondo.
Non feci in tempo a rispondere che mi scosto con violenza. Voleva vedere la mia faccia mentre le ero dentro. Voleva essere penetrata anche dai miei occhi. Le piaceva così, dovevano restare impressi nei suoi per il tutto il tempo dell'amplesso.
Dischiuse le gambe e prima di parlare, mi ero già tuffato nel mare dei suoi umori come barca a vela. La lingua navigava lenta quel mare dal piacere sconfinato. Lei riprese la sua strada, destandosi con l'urgenza del desiderio di occhi verdi vivi, rinati. Mi tirò su con una efferata delicatezza. Gli occhi erano dove voleva, nei suoi. Le mani erano ansiose. Mi strinse i glutei e mi tirò a se. Uniti ancora. Uniti nel corpo e negli occhi. Mi sembrò la fine, era solo il principio.

Tornato a casa avevo dubbi di non rivederla più che nei giorni successivi diventarono realtà. Non la cercai e non mi cercò, anche se avevamo scambiato il numero di cellulare in un banale ritorno alla realtà. In fondo ero consapevole di essere stato solo un istinto folle. Un chiodo scaccia chiodo. Ma sapete com'è...alle volte è meravigliosamente bello fare il chiodo!!

misted-glass-2326676_960_720.jpgImage CC0 Creative Commons – Pixabay

Le pagine stropicciate appoggiate sul tavolo. Restai a contemplarle per un pò cercando di mettere a fuoco, ma ero come una scheggia impazzita, come una fotocamera che tenta di mettere a fuoco oggetti posti a disanze diverse. Era stato vero o era stato solo un frutto della fantasia. Poi distolsi lo sguardo e, spontaneo, nacque un sorriso. In fondo qualunque cosa fosse stato, oggi era stato bello pensare di averlo davvero vissuto.




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Behh, dalle poesie, a volte vagamente allusive, a questo racconto potente e nerchiuto, pieno di soda consistenza maschile, in questo caso faccio sfacciatamente il tifo per il lieto fine, e scelgo la modalità del tutto-vero, c'è stata effettivamente una bella scopata liberatoria....

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