Ho raccontato
Ho raccontato di me bambino, degli asili offerti dalla fantasia e dei giochi che nascevano leggeri come leggeri sono i sogni da bambino.
L'emozione di un viaggio! Quello in auto da bambino. Quello che ti porta al mare. La porta dei ricordi.
Ci penso spesso. Ogni volta che salgo in macchina e macino chilometri. Ci penso in particolar modo ad ogni galleria. Ogni galleria. La musica che suona ed io che canto a squarciagola. E poi mi trovo nel blu delle note della mia voce. A continuare. Cantare e chi se ne frega se stono. Sempre più forte, senza la musica, cassata dal tunnel. Poi il bagliore del sole. Quel fascio che avanza. La mia voce sempre più forte. E poi quella emozione di rientrare a tempo sulla musica che ritorna a suonare.
Era un gioco da bambino. Era il gioco di quei viaggi. Resta il gioco di me, bambino!
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Resto immobile a ricordare, o meglio, a cercare di ricordare le storie che inventavo da bambino, quelle a cui credere perché, in fondo, doveva esserci una briciola di verità in ogni favola.
I bambini fanno grandi sogni. Sempre. Me lo ricordo bene. Io sognavo di salire oltre le nuvole. Sorprendere i giganti intenti ad irrigare orti. In fondo la pioggia doveva essere nient'altro che l'acqua in eccedenza. Quando mi dicevano "hai la testa fra le nuvole" io mi proiettavo li. Ogni sera, prima di dormire, aggiungevo un piolo alla scala. Si la mia scala. Quella che mi avrebbe portato su, nel paese oltre le nuvole. Un giorno, tanto tempo fa ormai, pensavo che fosse quasi ultimata. Ero emozionato ed eccitatissimo. Avrei dormito e sognato di salire. Avrei visto. Ma l'emozione tira brutti scherzi. Quella notte non ebbi modo di chiudere occhio. Il giorno dopo, stanco, come solo un bambino stanco può esserlo, dormii profondamente. La scala non c'era più. Non c'erano le rovine del crollo. Semplicemente non c'era più. Capii che stavo crescendo.
Adesso vado spesso nel paese oltre le nuvole con aerei e tecnologia. Non c'è romanticismo, lo so. E non ci sono nemmeno i giganti che irrigano. Ma ogni sera, quando chiudo gli occhi, che voi ci crediate o no, io costruisco ancora la mia scala fatta di pioli e fantasia.
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Non è tempo di smettere, figlio mio. La sola regola che ti darò sarà questa. Non smettere mai. La sola regola che ho.
La mia e la tua filosofia di vita, la nostra fantasia.
Mi hai fatto tornare in mente quell'esatto istante in cui la magia si è rotta anche per me, ed i giochi in cui con la fantasia riuscivi a teletrasportarti altrove sono improvvisamente sembrati stupidi ed insoddisfacenti o insufficienti. E' un ricordo prezioso, e la tua storia così personale e sincera lo ha fatto riaffiorare.
Crescere non mai facile, ci sono quei momenti in cui capisci le cose che resti basito perchè non sai dov'è il limite tra verità e sogno, e nello stesso hai paura di lasciare quello che eri ma sei emozionato perchè stai andando avanti, anche se sopra una scala diversa da quella dei sogni. ma non smettere mai è un'ottima regola! Bravo tommaso!
Esatto, la fantasia è l'unica forza che fa si che crescere non muti mai in invecchiare.
Un bel post! Un bel futuropassatoracconto.
Grazie mille