We Can Be Heroes. Just for one Day

Era il 1977, ed io non ero ancora nato.
David Bowie era un re indiscusso, eppure la sua anima così sensibile riuscì a sfornare un pezzo così semplice da essere un capolavoro.
"Heroes" inizia quasi banale, semplice.

I, I wish you could swim
Like the dolphins
Like dolphins can swim

Eppure a cantarla non lo è. "Mi piacerebbe poter nuotare come i Delfini".
A pensarci bene sarebbe bellissimo nuotare come un Delfino.

Ma la realtà è che "Heroes" non parla di Delfini.
Heroes parla della guerra fredda, del muro di Berlino e di due amanti separati, ancora, da quell'ostacolo così lontano eppure cosi presente, se consideriamo le nuove derive di Trump.
"He Can Be Heroes, Just for One Day" è il grido di un uomo che prova a convincere la sua amata a non arrendersi ad un mondo votato al soffocamento delle individualità.
E allora la canzone perde la sua banalità e diventa un inno. Un inno disperati per sognatori indefessi.

"Heroes" divenne così un grido generazionale, un incitamento collettivo.
Divenne canzone d'amore, canzone di battaglia, urlo di rabbia, ma anche di speranza.

E così in un periodo buio, privo di derive occupazionali, ma pieno di derive totalitarie, io lancio un messaggio.
Quello di Bowie.

In un mondo dove l'individualità è il nuovo dogma, dove "Dividi Et Impera" il sistema politico perfetto per abbrutire la popolazione e soggiogarla a volontà di vertice, riportare l'uomo dove è nato è un nostro compito.
Riportarci alla dimensione solidale una unica possibilità di sopravvivenza.
Di fronte alle mura che erigono tra di noi, io vi invito ad essere Eroi, a prendere i picconi e tirarli giù.

Io che non sono nessuno, posso grazie a voi essere qualcuno. Il singolo, formica nel deserto, può diventare formicaio, alveare, mandria.

E allora io oggi vi invito a mettere questa canzone a cannone in auto, e a cantarvela a squarciagola.
A fottervene di chi vi guarda e a gridare "We can be heroes!"
A fare di una canzone un mantra, così come si usa in psicoterapia.
E allora a poco a poco guarirete dalla globalizzazione, dai meccanismi lascivi di una società che vi fa vivere in loculi ancora prima di seppellirvi. Cambiano le dimensioni, le forme sono quelle.
Una società che vi fa mangiare l'avocado che viene dal brasile, e poi vi parla di biologico.
Che vi parla di accoglienza, e da un valore economico ad una singola persona.

Io oggi vi invito a non essere più individui, ma ad essere qualcosa di più.
Perchè il mondo cambia, evolve o involve, a voi il punto di vista, ma il mondo siamo noi.
Per cui se vi fa schifo, anzichè lamentarvi come le oche da Marione De Filippi, iniziate a cambiare VOI stessi.

Iniziate a nuotare come i Delfini.