Travel Photo Collection, puntata 6: Berlino

in #ita7 years ago

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(foto dell'autore)

Era luglio. Il giorno della morte di Michael Jackson. Facevano 10 gradi nella ex Berlino est.
Il nostro Hotel si trovava lì, soffocato dai palazzi sovietici squadrati e imperiosi che lo abbracciavano in una morsa metaforica del passato che fu.
Non eravamo mai stati a Berlino, eppure la nostra storia, quella di ragazzi degli anni '80, era passata dal 1989, e dalla caduta di quel muro che segnava un'epoca.
Certo a ripensarci oggi, quel simbolo è più che dimenticato, ma valli a togliere i sogni a due ventenni pieni di se.

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(foto dell'autore)

Come dicevo, era appena passato a miglior vita (o forse peggiore, chi lo sa) Michael Jackson, the King of Pop.
Fiori in tutte le piazze ricordavano il dolore di milioni di fan, e come non capirli. Per quanto rocker fino alle ossa, Jackson è stato un vero dio, capace di unire più generi. Indimenticabile il duetto con Slash e il suo assolo infinito, tra le ire dello stesso Jackson.
Ma torniamo a noi.

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(foto dell'autore)

Era molto freddo. Santo H&M mi salvò, come spesso accade, la vita, consentendomi di acquistare ad una cifra ridicola un giacchetto che mi tenne caldo in quei giorni.
Girammo in lungo ed in largo per non so quanti chilometri.
Le mie Converse addirittura si bucarono, e per la disperazione dei dolori al piede destro mi fiondai il terzo giorno a prendermi un paio di Adidas a buon mercato. Si lo so, sono un disastro nel farmi le valigie.

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(foto dell'autore)

Abbiamo visto le solite attrazioni, ma personalmente ero annoiato da tutti questi turisti che dovevano farsi la foto con la porta di Brandeburgo, per cui, ormai ristorato dalla morbidezza delle mie nuove scarpe, iniziammo a girare "ad minchiam" per Berlino.
Decidemmo innanzitutto di virare verso il muro.

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(foto dell'autore)

Prima di arrivare ci imbattemmo in alcuni musei, case d'arte e nella ambasciata inglese, almeno questo doveva essere l'edificio di cui vi mostro sotto.

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(foto dell'autore)

Alla fine dopo un paio di ore a camminare, eccoci arrivati al muro ed ad una delle sue brecce

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(foto dell'autore)

La cosa più impressionante è la totale differenza tra le due parti di Berlino. In soli 40 anni, l'evoluzione delle due parti è totalmente opposta. Una rispecchia le concezioni comuniste, ma comuni a ogni regime, di architettura squadrata, dura, imponente, che debba e possa trasmettere il senso di comando da cui deriva.

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(foto dell'autore)

Nella Berlino ovest invece è tutto cresciuto in maniera più variegata, più reale. Più spontanea.
Torniamo sui nostri passi.
Ci fermiamo ad un centro commerciale (foto sotto) per ristorarci un attimo.

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(foto dell'autore)

Poi ritorniamo verso la porta di Brandeburgo per visitare il museo dell'olocausto, un opera davvero essenziale, ma che mi colpì fin da subito.

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Non ho potuto fare a meno di immortalare più volte i blocchi cementizi che ricordano una serie infinita di tombe, memoria di un passato da non cancellare.
Facciamo anche un selfie, o una foto ricordo che dir si voglia, e poi si riparte.
I giorni continuano a passare incessanti.

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(foto dell'autore)

La macchina fotografica scatta sempre più foto. Tutte in bianco e nero, in una città che guarda al futuro, ma immersa nel passato ed in un cielo che più grigio non si può.

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(foto dell'autore)

Riusciamo anche a conosce il gruppo musicale dei Dunè, famoso in danimarca, e che all'epoca erano appena usciti con il loro album "Enter the Metropolis". In realtà tutto questo lo scoprii al ritorno in Italia. Sul momento mi sembravano solo 3 ragazzi che volevano suonare a Berlino.

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L'ultimo giorno arrivò con estrema rapidità. E decidemmo di vedere Lo stadio che incoronò Jesse Owens nel 1936, con Hitler costretto a guardare come la razza ariana non fosse così superiore alle altre.

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Eppure lo stadio è magnifico. L'atmosfera che si respira un pò meno.

Poche ore dopo il volo attendeva il nostro arrivo.
Eravamo in ritardo clamoroso, e solo un disservizio del check in ci salvò le chiappe. I tedeschi che sbagliano procedura, un miracolo direi.
Tornato in Italia non mi è rimasto molto di questo viaggio se non un pò di dolore.
Berlino è una città viva, ma porta un peso difficile da digerire.
Un peso che spero nessuno dovrà più rivivere.

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Questo è il classico esempio di post azzeccatissimo: il racconto che si sposa divinamente con le foto che lasciano quella sensazione (credo voluta da te) di "tetro" ed affascinante. Bravissimo!

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