"Questa è la fine magnifica amica
Questa è la fine mia unica amica,
la fine dei nostri piani elaborati,
la fine di ogni cosa stabilita
la fine "

Così recitava una canzone dei Doors.
Così oggi mi ritrovo.
Ma a differenza di Morrison, un senso di profonda liberazione mi pervade.
La fine come inizio.

I PIANI ELABORATI

I piani elaborati erano diversi.
Come vedete dall'immagine, il buon The Madicine era iscritto all'ordine di Roma come praticante.
Era perchè oggi si è cancellato.
Ma andiamo con ordine.
Dicevo i piani erano diversi.
Il piano era una volta laureato di fare l'avvocato.
E la laurea mi è costata tanto: 9 anni.
Per due motivi, il primo che ero alla Sapienza, un covo di raccomandati e professori che dire vergognosi è dir poco, per cui dopo aver litigato con mezza università perchè uno ti voleva in giacca e cravatta, uno voleva compravi i suoi libri, e via dicendo, avevo perso la voglia.
Il secondo perchè lavoravo.
Le cose cambiarono quando andai a Tor Vergata. 16 esami e tesi in 4 anni. Un media non male, considerato il punteggio che non andava mai sotto il 27. E il bello è che studiavo il doppio. Ma andiamo avanti.
Dicevo i piani erano di laurearmi, fare la pratica, e poi avvocato.
Terminata la carriera universitaria, con tesi sperimentale in Medicina Legale, iniziai la pratica legale. Che di legale aveva ben poco.

IL FAVOLOSO MONDO DEL PRATICANTE AVVOCATO

(foto da leggioggi.it)

Arrivato a studio mi sfregavo già le mani. Ero talmente carico che presi in rassegna tutte le cause più disperate, quelle che nessuno voleva fare, e iniziai a studiarmele.
Poi impostai tutti gli atti. Li preparai con dovizia. Andai dal mio dominus (il responsabile della pratica nello studio) e dissi: "può dare una occhiata?" per avere un suo parere.
Il responso fu positivo.
Mi iniziarono così a dare sempre più cose, finchè però decisero di farmi andare sotto la protezione di una avvocatessa, che purtroppo era falsa come una banconota da 30 euro, e pure incapace.
Così tutto quello che le passavo, lei lo etichettava come "fatto male".
Due mesi così.
Poi la scoperta. Tutto quelle cause pronte che le passavo, tutti gli atti, lei li depositava a nome suo.
Avrei voluto prenderla a capocciate, ma non sono un mafioso di Ostia, per cui dissi al dominus che io con quella vipera non ci potevo lavorare, e alla fine me ne andai.
Trovai subito un altro studio, di una amica.
E iniziai a lavorare lì, il pomeriggio, che la mattina ero in ufficio.
Ma anche qui le cose non andarono bene.
Tutti gli atti che preparavo non si sa che fine facevano. Non avevo alcun riscontro. Non sapevo se ero in gamba o meno.
Poi in tribunale era il delirio più totale, manco fosse un mercato rionale. Ero sconvolto.
Andò avanti così per quasi due anni, finchè, compiuta la pratica e preso il certificato che mi permetteva di fare l'esame,
me ne andai.

L'ESAME D'AVVOCATO

(foto da salvisjuribus.it)

Mi iscrissi all'esame d'avvocato. Per la preparazione redassi 2000 pareri e circa 1000 atti. Ero diventato un animale. Ci mettevo un ora a parere e poco più per gli atti. Ero pronto e carico.
Andai così all'esame, e mi trovai in un capannone gigantesco alla fiera di Roma, che manco nei film distopici ho mai visto.
"Ma che razza di posto è?" mi dissi.
La gente era esaurita, nervosa, a pezzi. Tremava. Era tutto surreale. Non erano persone, erano dei Gollum.
Mi diedero le tracce, ed erano ridicole. Finii le tre prove in circa tre ore l'una. E ne concedevano sei.
Mi portai via le brutte, per farle controllare e paragonarle alle soluzioni proposte dai siti giuridici. Erano perfette. Inappuntabili.
Ma non erano raccomandate.
Venni bocciato. Chiesi allora l'accesso agli atti. I compiti non erano stati corretti.
Mio padre volevo fare causa, impugnare tutto, ma come ci spiegarono degli amici, potevamo anche vincere la causa, ma poi all'orale senza una raccomandazione sarei stato stroncato.
Così feci di testa mia. Mi presi una vacanza e me ne andai in Spagna a vedere come funzionava. Una volta capito, mi iscrissi lì all'università, feci gli esami aiutato con un tutor, e presi lì l'abilitazione. Anche perchè volevo scappare, e avevo un amico che mi voleva a lavorare lì con lui. Poi non mi iscrissi mai. Non mi andava più.

IMPARA UN ARTE E METTILA DA PARTE

(foto da ilrottamatore.it)

Questo perchè dopo tutto questo casino avevo capito un paio di cose.
La prima: non sono nato per fare l'avvocato. Sarei pure bravissimo, non perchè io sia un genio, ma perchè gli altri sono scarsi. Però mi manca l'affarismo, l'amore per il denaro, la voglia di lucrare. E poi non sono in grado di sopportare tutte le ingiustizie che si perpetrano nei tribunali, è troppo per me.
La seconda: perchè dovermi limitare ad un lavoro così limitante? Avevo tanti sogni, tanti progetti da realizzare, e non volevo fare la fine di molti che da mattina a sera stavano chiusi in uno studio.
Non era per me.

LA FINE E' IL MIO INIZIO

Così oggi mi cancello dall'ordine degli avvocati.
Chiudo una storia, un percorso. 15 anni della mia vita.
Ma lo faccio felice.
Perchè chiudo una porta non per aprire un portone, ma per farmi una lunga passeggiata in una distesa di possibilità.
Fossi rimasto iscritto non avrei mai conosciuto Steemit, non avrei mai fatto parte della Open Biomedical Initiative. Non avrei suonato a Londra, Helsinki, Amsterdam. Non avrei scritto due libri. Non avrei viaggiato ogni due mesi.
Non avrei vissuto.
Per cui, in fondo, ho poco da rimproverarmi.
Forse giusto non aver mandato a quel paese qualche professore in più. Anche se quello che finì all'ospedale per l'incazzatura che gli feci prendere è sempre un bel ricordo da assaporare.

ps: Qualche tempo fa ho scoperto che una causa che avevo preparato, dal valore di 500.000 euro, è stata rimessa in decisione. In caso di vittoria al mio ex dominus andranno 50.000 euro. Che però sarebbero spettati in larga parte a me. Pazienza. Quei 50.000 non avrebbero mai potuto pagare le belle cose che mi sono goduto fuori da quello studio.

Pps: la foto del tesserino è l’unica foto al mondo in cui sono in cravatta. Fu scattata da notevolmente ubriaco in un casinò austriaco.