Dimmi cos'è.

in #ita7 years ago (edited)


(foto da astalenti.altervista.org)

Era il 1988.
Sotto casa giocavamo io ed Alessandro, il mio migliore amico dall'età di 4 anni, a tedesca con il buon Guido, oggi sparito chissa dove.
"Barilla? Ma è la pasta?" chiesi al primo, che indossava una maglia rossa con una scritta bianca, appunto quella della marca suddetta.
"E' lo sponsor della Roma!" rispose.
"La squadra?"
"Si, la più bella del mondo".

Tornai a casa, e chiesi a mio padre, Juventino, della Roma.
Lui non rispose un granchè, anzi citò la Reggina, squadra della sua zona d'origine, e la chiuse lì.
Pochi giorni dopo però mi accorsi che sulla finestra della mia camera era stato incollato un adesivo, Paperino vestito da calciatore della Roma.
E li nacquero due passioni, quella per Paperino (e i fumetti), e quella per la Magica.

"Dimmi cos'è. Che ci fa sentire uniti anche se non ci conosciamo"

Ma all'epoca vedere una partita era piuttosto complicato. E andare allo stadio a 6 anni non era indicato.
Per cui dovevo sempre chiedere ad Alessandro, che era fonte inesauribile di notizie.
"Oggi ha segnato Ruggero Rizzitelli!"
"Sebino Nela è troppo forte in difesa"
"Rudi Voller ha fatto gol in mezza rovesciata"
Io i volti non li conoscevo, e viaggiavo con la mente cercando di immaginarmeli. Non sapevo neanche cosa fosse una rovesciata, visto che sotto casa al massimo la palla la tiravamo e la passavamo senza troppi fronzoli.
Poi un giorno Alessandro mi invitò a casa, e mise una cassetta.
"La senti questa? E' la canzone della Roma!"
Il testo parlava di sentirsi uniti, di essere amici legati da una passione.
Era un bel testo, lo è tuttora.
Mi innamorai anche di questo.

LA PRIMA MAGLIA


(foto da unicograndeamore)

Alessandro tornava ogni sei mesi con una maglietta nuova. Ed io niente.
Mi rodeva. Tanto.
Lui era il giovane tifoso, ed io ero un tifoso di serie B.
Era il 1990.
Capitano Giuseppe Giannini, "il principe", numero 10.
E noi sul campetto sotto casa a giocare con altri amici, io con la maglia bianca della salute, ed Alessandro con la seconda maglia, quella bianca, con il numero 10 di dietro.
Ero verde di invidia.
Ma poi il miracolo.
Un giorno tornai a casa e mio padre mi mostrò una pacchetto.
"Aprilo, è per te".
Era la maglia della Roma, la prima maglia. Quasi piangevo.
Ma mancava il numero 10.
"Papà ci pensa per te". Prese un "uniposca" giallo e disegnò il 10. Era una pacchianata, ma a me stava bene.
Scesi subito, andai a citofonare ad Alessandro e gliela mostrai.
"Che bella!!" disse, e poi corremmo insieme al campo per giocare, due numeri dieci. Due principini.

CAINO E ABEL(e)


(foto da storiadellaroma.it)

"Abbiamo comprato Abel Balbo!!!"
"E chi è?" risposi ad Alessandro.
"Boh, ma papà dice è fortissimo"

Rimanevo un totale ignorante. Era il 1993 e nonostante la maglia non capivo ancora nulla di calcio.
Decisi di informarmi ed iniziai a comprare la rivista della Roma.
Jonas Thern, Pluto Aldair, Fonseca, Balbo, Tarzan Annoni, Giovanni Cervone. Potevo finalmente essere alla pari di Alessandro.
Almeno sul piano dialettico, perchè nel frattempo lui giocava a calcio con gli esordienti dell'Albarossa, squadra di Roma, ed io invece sotto casa. Lui stava diventando un ottimo portiere, io ero sempre una pippa. Lui andava allo stadio, io no.
Iniziò la competizione. Come due fratelli, giocavamo a chi fosse più forte. Ma vinceva lui.
Prendemmo così due strade diverse, pur uniti da un vincolo indissolubile. Lui quella del successo, io quella della solitudine.

TOTTI CHI?


( foto romatoday)

Era il 1996, e sui giornali, il Corriere dello Sport in particolare, si parlava di Francesco Totti.
Era agli esordi, eppure era fortissimo. Ma io vedevo altri, non riuscivo a capire dalle immagini quanto fosse geniale.
Nel frattempo iniziai a giocare anche io in una squadra. Ed inizia a capire di calcio.
Capii anche che la Roma era una squadra sfigata, eterni perdenti e nonostante ciò spacconi. Era un pò la mia storia e quella di molti ragazzi della mia età.
Nel frattempo continuava a distanza la sfida con Alessandro, quella sia delle maglie che delle doti calcistiche, ma per ogni maglia che prendevo lui ne aveva almeno due, e per ogni sforzo calcistico che compievo, lui ci passeggiava sopra senza troppi patemi.

LO SCUDETTO


(foto da lamiaroma.it)

"Siamo campioni d'italia! Campioni d'italia"
Lo gridai alla mia prima fidanzata, che poco capì. Presi l'auto e iniziai a strombazzare per Roma come un pazzo, con lei che mi guardava impaurita mentre mi sedevo sulla portiera e guidavo con un piede sventolando la bandiera con il busto fuori dall'auto.
Alessandro non sapevo dove fosse. Non lo sentivo quasi più. Avevo altri amici, e lui anche. Ma la Roma aveva vinto, gli eterni perdenti erano campioni, e lo ero anche io, essendo parte di una famiglia enorme e tutta giallorossa.
Giravo così con quella 206 per Roma orgoglioso di essere parte della storia, mentre ragazzi come me dipingevano la città di giallo ocra e rosso, come il colore del cuore.
Dopo un paio di mesi Roma era stata completamente ridipinta. E guai a toccare quei colori. Se ne andarono via con il tempo, e la città divenne molto più triste, perchè era uno spettacolo anche per i non tifosi.

"CAMPIONI DEL MONDO"


(immagine da images.performgroup.com)

"Parto per il militare, vado via".
Alessandro mi chiamò e disse più o meno così.
"Ok, ci sentiamo" risposi io.
Eravamo più distanti, non mi scosse, pur volendogli sempre lo stesso bene.
La Roma quella sera giocava in champions league, ma lui se la vedeva con i suoi amici e io con i miei.
Era il 2004, e la Roma giocava con Totti e Cassano.
E io vedevo in loro la nostra amicizia. Uno guascone, l'altro pure, ma più riservato. Uno in perenne ricerca del fratello maggiore, l'altro che neanche se ne accorgeva.
Passarono due anni. E tornò prima dei mondiali del 2006.
"Dove te li vedi i mondiali Mattè?"
Non ci scrivevamo da mesi, e lui se ne uscì così.
"Con amici, vuoi venire?"
"Ok".
Dicono che i grandi amici possono sentirsi raramente, ma che quando si vedono tutto è come prima.
Vedemmo insieme tutte le partite del mondiale, ed era come quando giocavamo sotto casa.
La notte che vincemmo la finale io mi misi a piangere, ruppi un divano, mi ubriacai, rischiai di fare l'amore con una ragazza da sogno, rischia di farlo pure con la cugina inguardabile che si era messa a letto con noi, mi salvai andando a vomitare al bagno, e lui poi mi riaccompagnò a casa, salvandomi il culo dai miei genitori.
"Siamo campioni del mondo Ale!" dicevo ubriaco riverso sul sedile dell'auto.
"Si mattè, ma ora dormi un pò".
Erano passati 18 anni da quel 1988, e per la prima volta ci vedevo come volevo. Fratelli.

DAJE ROMA!


(foto da notizeasroma.it)

Iniziammo a vedere insieme le partite.
Da lui, perchè io continuavo a non avere abbonamento.
"Daje! E buttala dentro!"
Non era ogni settimana, perchè Alessandro non era a Roma, ma in giro per lavoro.
Nel frattempo uscivamo spesso insieme, anche perchè conobbe una amica di una mia amica, che oggi è diventata sua moglie, che gli presentai proprio io.
"Aò ma chi se la pija questa" mi disse quando gliela presentai,in una serata in cui eravamo 3 uomini e 3 donne.
Da quel 2006 passarono 8 anni.
Ogni volta che tornava a Roma si vedeva una partita insieme, si tifava, compravamo le maglie e poi le usavamo per giocare a calcetto, dove ormai ero io quello forte.
"Quale ti metti stasera?"
"Quella del 2010, rossa"
"Ah ok, io metto quella rossa della nike allora"
Non c'era più dualismo. Eravamo due ragazzi con una passione. Eravamo di nuovo amici.

"SEI COME UN FRATELLO, TI TOCCA"

IMG-20150101-WA0005.jpg
(a sinistra io, a destra ale)

"Mattè ti devo dire una cosa"
"Dimmi Ale"
"Ti devi comprare un vestito buono"
"Perchè?"
"Perchè mi devi fare da testimone"
"Cioè?"
"Tonto mi sposo!"
"Eh? E io faccio il tuo testimone?"
"Si, tu e mia sorella. Lo hai sempre saputo che saresti stato te no?"

No, non lo sapevo.

Alessandro nel frattempo era andato a vivere a Lecco per lavoro, e Manuela, sua futura moglie, era lì con lui.

Il matrimonio andò benissimo. Io per il nervosismo del ruolo mi stavo cagando sotto, al punto che mi presi due imodium prima della funzione.
Pochi mesi dopo Alessandro riuscì a farsi trasferire a Roma, e così ritornò a vivere vicino casa, anche perchè Manuela era incinta, e senza un aiuto non avrebbero potuto crescerlo con facilità.

"LUI E' LO ZIO MATTEO"

IMG_3617.JPG

Nove mesi, e nacque il piccolo. E gli comprai subito una tutina della Roma.
"Deve crescere di sani principi!" abbiamo detto in coro alla madre, che se la rideva.
Me lo misero in braccio.
"Lui è zio matteo!"
Il bimbo era bellissimo, ed io ero lo zio Matteo.
"Ragazzi complimenti, non ha preso da nessuno di voi due, ed infatti è uno spettacolo" dissi ridendo.
Non pubblico foto per questione di privacy, ma è biondo con gli occhi azzurri e ride sempre.
"Mattè e te quando ti sposi?"
"Eh boh... Però tienilo pronto il vestito, al massimo lo metti al mio funerale" risposi scherzando.
Alessandro lo sa che dovrà essermi testimone. Come lo è stato per tutta la vita.
Nel frattempo passano giorni, ed il bambino cresce, mentre sullo schermo giocatori in maglia giallorossa corrono avanti e dietro calciando un pallone. Ci guarda, mentre noi con un occhio guardiamo lui e con l'altro guardiamo la partita.
"Ah domenica prossima se ti chiamo andiamo a giocare a pallone?"
"Si, ci dovrei essere, se mia moglie mi manda"
"Passo io a citofonarti e andiamo?"
"Come quando eravamo piccoli?
"Si, come quando eravamo piccoli".

2017-10-10-PHOTO-00000289.jpg

ps: la risposta alla domanda del titolo è "amicizia".
Già. La storia parla di questo. E di cos'altro doveva parlare?

Sort:  

L'amicizia, quella vera. È proprio vero che quando si è grandi amici sin da piccoli, possono passare anche anni, che quel legame fraterno non scompare mai. Come sempre un post impeccabile. E che te devono dì, solo applausi 👏🏽👏🏽

Grazie Mario. Ho anche riassunto molto, ma il senso è rimasto per fortuna :-D
Volevo mettere una foto da piccoli, appena la recupero la metto

bel lavoro, ti ho upvotato, se ti va lasciami un follow. Altertrader

Stupendo questo post. Io invece ricordo il vostro scudetto del 1982-83 con Bruno Conti, Falcao, Pruzzo.. Grande squadra quella

Nicò! Chi non lo ricorda! Sono talmente pochi che rimangono scolpiti. Quanto amore sprecato...

Ma l'amore è così no? Soffrire per qualcosa di imperfetto, eppure così bello da farti piangere ad ogni gol.

Sono nato nel 1982, non posso ricordarla, ma lo scudetto posso dire di averlo vinto, come anche il mondiale, per due volte :-D

Vabbè... Ti offro un gancio e ti segnalo a @martaorabasta. Lei ti vota al 100%, poi ti rivota (non chiedermi come farà, ma so che lo farà, anche a costo di manomettere il sistema), poi ti scriverà in privato, ti dirà che sei fantastico e ti chiamerà ogni domenica per commentare i risultati. E ti manderà tanti sms durante la partita per condividere in tempo reale le emozioni. E...
I follow you!

ahahahahaahahahah se è ricca va bene!

A me va bene!!! Specie la parte dove dice che no fantastico ahahahahahah me tooooo ma da tempo!

No aspe non è vero, ora ti followo ahahha

:-)

@marcodobrovich per ora sembra tutto tranquillo!

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Io non sono romanista, ma se ancora non avessi una squadra del cuore e sentissi quella canzone... Non ho dubbi.
Se ci aggiungi anche la storia commovente, gli ingredienti per un post stupendo ci sono tutti. Bravissimo :D

Grazie mille!

Bella storia, che ho upvotato. Io non sono della Roma, ma tifo per un'altra giallorossa, il mio Messina, e nella vita ho vissuto storie simili. E' una storia che dovrebbe leggere chi dice che il calcio sia solo uno sport, almeno in Italia.

Giallorossi pure voi si. E anche il Benevento, squadra della città di mia madre. Mio padre invece è di reggio eheheheh

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