Benvenuti al sud
Quel giorno il telefono squillò.
Non era un rompiscatole, ma un amico.
"Uè Mattè, che dici?"
"Tutto a posto, come stai?"
"Tutto bene, tutto bene, sto giù a Santa Maria"
"Ah che bello, ti stai rilassando?"
"Si, anche troppo. Senti, ma visto che qui sto da solo, perchè non te ne scendi?"
Il telefono squillò, risposi, e in poche ore ero in auto. Si andava al sud.
"Nel cuore c'è sempre l'infinito ricordo del mare"
Mi misi sulla corsia di sorpasso sulla A1, direzione Salerno, per poter uccidere quel poco tempo che si lasciava toccare.
Tempo per me, tempo per la mia mente.
Tempo per superare mesi di stanchezza, di delusioni, di rabbia repressa e di un pò di viltà.
Frosinone, Napoli, poi Salerno.
Esco, e vado verso Santa Maria di Castellabate. Si quel Castellabate del film "Benvenuti al sud".
Sono sulla statale, e ai miei lati scorrono i fotogrammi dei caseifici. Mozzarella di bufala. Quella dura, quella che caccia il latte.
Arrivo con il tramonto. Arrivo quando le ultime gocce di una giornata scivolano tra i colori del sole.
Smonto il bagagliaio, e vado in Hotel, dal mio amico che è proprietario.
"Uè Mattè! Che bello sei arrivato! Andiamoci a prendere nu caffè!"
Il caffè.
Un rito, un momento aggregativo qui al sud.
Un caffè diventano tre, quattro, cinque. Ti dovrebbe schizzare la pressione, ti dovrebbe schizzare il sangue dal naso per quanta caffeina assumi, ma qui il tempo non risponde alle leggi della fisica, la relatività riceve la sua conferma più grande mentre cammini tra i vicoli del paese.
"Guarda che pesce, guarda che pesce. Sai che facciamo? Lo prendiamo e ce lo cuciniamo stasera, che dici?"
Ecchedico, sembra vivo. E poi figurati a convincere un ragazzo del sud a non fare come dice a casa sua.
"Va bene".
"Gennarì buonasera, questo pesce quando lo avete pescato?"
"Uè dottò, questo è arrivato alle 12:30, pescato proprio qui di fronte. Sentite, sentite che profumo!"
"Eh si, eh si. Sentite, tenete anche qualcosa per il crudo?"
Il crudo di pesce è una specialità della zona. E si fa con il pesce appena pescato. Senza abbattitori.
"Dottò, tengo delle alicette che sono la fine del mondo".
Perché al sud la fine del mondo è una bella cosa.
"Di stamattina?"
"No dottò, queste le hanno portate due ore fa! Sentite come sono morbide ancora. Assaggiate, assaggiate!"
E assaggiamo. Tutti e due.
"Le prendo, sono una squisitezza. Vi saluto Gennarì!"
"Saluti dottore a lei e al suo amico!"
Ci allontanammo con 18 euro di pesce, praticamente vivo, che a Roma avrei pagato 40. E ci cenammo.
In 12.
Tutti al mare
Mi svegliai il giorno dopo presto. Avevo solo il sabato e la domenica mattina per godermi il mare.
Il mio amico lavorava in hotel, così mi presi il mio telo ed andai al mare. Non era estate, per cui ero solo io. Una meraviglia.
Scesi dall'hotel, proprio nel punto che vedete nella foto, e andai al mare.
Eravamo in tre.
Io, me stesso e il mio stress.
Rimanemmo presto in due.
Io e me stesso.
E rinacqui.
Mi addormentai per svegliarmi dopo 4 ore. Grazie alla fame.
"E ora che mangio?"
Non volevo andare in hotel, e scroccare un altro pasto, così mi guardai attorno, ancora seduto sulla sabbia.
"T'ho, c'è una pizzeria"
Così presi e andai lì.
"Salve, posso chiedervi una pizza a portar via?"
"Certo commendatò"
Tempo cinque minuti ed ero sulla sabbia con una pizza, quella stile napoletana con il cornicione pieno di ricotta, a mangiare.
Nell'attesa mi fermai a guardare i bambini che giocavano sulla strada a ridosso del mare.
Un monopattino.
Un pallone.
Nessun tablet.
La vita scorreva lenta.
Da sè.
Senza spinte. Senza viltà. Coraggiosa.
Finita la pizza mi alzai, per fare una passeggiata digestiva per il corso.
Il corso.
Il simbolo di un paese.
Lo "struscio". Il saluto domenicale.
Socialità.
Vera.
"Signore mi scusi, può farmi un favore?"
"Certo", dissi alla bambina che vedete sopra.
"Venite a giocare a biliardino, ci manca un giocatore" chiese lei, con la madre che la controllava sorridendo da lontano.
"Ok, va bene!" dissi io.
Ed iniziammo a giocare.
"Signore, ma lei è molto alto!"
"Signore, ma lei non si impegna!"
"Signore, ma lei è straniero?"
"Signore stiamo perdendo!"
"Signore, ma lei è scarso!"
Sorridevo. Sorridevo. A chi non lo so. A me. Alla vita. Al biliardino forse. Chissà, e sopratutto che importa.
"Signore, grazie per la partita!"
"Prego!"
"Vuole venire con me da mio padre che ha costruito un aquilone e deve farlo volare?"
"
"Certo andiamo".
L'aquilone era fatto con una busta degli alimentari.
L'ingegno.
La povertà stimola l'ingegno. Ma spesso non è la povertà. E' l'umanità.
La bambina infatti aveva chiesto al padre un aquilone, e lui non sapeva dove trovarlo.
E così aveva inventato un modo per farlo, chiedendo alla mamma e la figlia di andare a giocare nel frattempo a biliardino.
"Papà corri! Corri che vola!"
E il papà correva. Senza fiato, ma correva. Perchè chiedete ad un padre di correre per sua figlia, e non correrà. Volerà. Come fece poco dopo quell'aquilone.
"Papà sei bravissimo!"
Mi allontanai quando la bambina era ormai rapita da quel nuovo gioco.
Ed io ero rapito da quel mondo.
Tra un bacio rubato, due calci al pallone, una partita a biliardino, ed una pizza consumata sulla spiaggia, la mia giornata era passata così lenta da essere più veloce di una palla di cannone.
E andai in hotel a riposare.
Quando il telefono squillò.
"Mattè è successo un casino".
Era lo stress. Mi aveva chiamato. Dovevo tornare a casa.
Smontai tutto alla meno peggio. E andai dal mio amico.
"Perdonami, devo scappare, una emergenza."
"Mattè non ti devi scusare, quando vuoi questa è casa tua, torna!"
Finii di caricare il tutto in auto.
Ma prima volli per l'ultima volta vedere il mare.
Mi diressi sul lungomare e una ragazza mi aveva preceduto.
Presi la macchina fotografica. Uno scatto. E riassunsi la malinconia che mi portavo in quel momento tra le pieghe dei mille pensieri che avevo.
Mi misi in viaggio con quest'ultima immagine nella testa.
E i chilometri sembrarono infiniti.
Il tempo tornò a scorrere come spesso fa.
E arrivai a casa in tempo per discutere con lo stress.
Poi misi il pigiama. E rinviai ogni altro litigio al giorno dopo.
Eppure una cosa pensai fino a prendere sonno.
Che nel film "Benvenuti al sud" dicono che quando vai al sud piangi due volte. Quando arrivi, e quando te ne vai.
Ma non hanno detto che nel mentre sorridi parecchio.
Tutte le foto sono di mia proprietà.
bellissimo racconto. Per un attimo ho percepito quella magica atmosfera che solo al sud si può trovare! Grande!
Troppo gentile!
Stupendo, sembra veramente di stare lì. Veramente bravo.
Grazie mille Antonia!
Foto molto belle :) bravo!
Grazie :-)
complimenti! ottimo lavoro...
grazie :-)