Come diventare un musicista di successo (CDUMDS). Capitolo secondo - teppisti si nasce

in #ita7 years ago (edited)

A questo punto del racconto, è necessario fare una breve panoramica su qualcuna delle cose che i miei genitori (e in particolare mia mamma) hanno dovuto affrontare, avendo scelto, di comune accordo, di avermi come figlio.
Sono sempre stato un tipo vivace, non un teppista da stadio, ma di quelli difficili da tenere sotto controllo. La curiosità è la mia caratteristica principale, in tutto. E’ alla base della mia vita, e la mia stessa conoscenza è fondata su questa. Vedo una cosa, mi incuriosisce e approfondisco. E’ un’equazione che non può avere altro risultato, ed è sempre stato così.
Un bambino di per sé è incosciente, perché non ha ancora la percezione del mondo che lo circonda, e dei pericoli più o meno seri che lo popolano. Se il bambino in più è curioso, non bastano cento occhi per tenerlo sotto controllo.
Vi racconto perciò un paio delle mie prestazioni migliori, il mio best of, in ordine di importanza.

SCALATA AL LETTINO
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All’età di un anno, 365 giorni più o meno, dormivo beato nel mio lettino. Io ho sempre dormito da solo, non c’erano baby monitor o altre risorse tecnologiche che permettevano di tenermi costantemente dentro il grande fratello. Oggi, sento dire che è possibile dotare un bambino di gps per sapere dove è (non penso lo mettano sotto pelle, ma qualcuno potrebbe anche pensarci). Forse c’è più apprensione, forse i genitori devono pensare a un miliardo di cose ed è più comodo avere una telecamera che notifica i movimenti, o forse quando ero bambino io si era più incoscienti. Io, comunque, dormivo da solo, questo è.
Mia madre mi metteva a dormire, se ne andava a fare le sue faccende, e quando mi svegliavo urlavo. Se e quando mi avrebbe sentito, sarebbe venuta a prendermi (pediatri, psicologi e psichiatri moderni chissà come prenderanno questo racconto!)
Quel giorno in particolare, ho un vago ricordo di me nel lettino ad osservane le sbarre, nella stanza in penombra. Sembra strano, ma questa cosa la ricordo. Il resto l’ho ricostruito in base al racconto che mi è stato fatto mille mila volte e sempre nello stesso modo.
Appena sveglio, decisi che tutto sommato urlare non era indispensabile. Anzi, del resto le sbarre non erano poi tanto alte, quindi perché scomodare tutti e farmi venire a prendere? Avrei fatto da solo, e mi sarei presentato con un ingresso in stile Broadway.
Iniziai perciò la scalata delle sbarre del lettino.
Dal materasso, in piedi, arrampicarmi sulla sbarra laterale non fu complicato. Una volta varcata la soglia, come un giovane esperto di parkour, mi apprestai a scendere.
Non c’è un finale da film, precipitai al suolo.
E mi ruppi clavicola e polso sinistro.
Le urla richiamarono mia madre, che stranamente accorse più in fretta del solito.
La mia prima ingessatura, prima di una lunga serie. Nel corso degli anni avrei frequentato il reparto di ortopedia molto spesso, è la mia specialità.

TIRO A SEGNO
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All’età di cinque anni, ruppi la testa a mia madre.
Avevamo una casa in costruzione, lo scheletro in cemento armato, e poco più. Spesso andavamo li, era la creatura di mio padre, per cui molti sabati e domeniche erano dedicati a sopralluoghi, progetti, misure, ecc. ecc.
Quel giorno, io ero abbastanza irrequieto. Come sempre ero andato insieme ai miei genitori, ma non mi andava di stare li, mi sembrava una vita che ci stessimo, ed ero davvero annoiato. Dall’altra parte, i miei genitori stavano valutando, parlando, avevano il loro bel da fare.
Un bambino annoiato, in un cantiere. E’ il luogo adatto, per vecchi e bambini, a far passare la noia. C’è sempre qualcosa di interessante in un cantiere.
Così improvvisai un gioco: prendevo dei sassolini a terra e li lanciavo verso dei bersagli immaginari. Cercavo di puntare un mattone preciso all’interno di una parete, un ferro sporgente, qualsiasi cosa. Sempre a due passi dai miei genitori, orbitavo li intorno.
A un certo punto i miei si stavano confrontando su qualcosa, ed erano l’uno di fronte all’altro. Dal mio punto di osservazione erano contro sole, perciò la cosa che vedevo meglio erano le loro sagome. Idea: “devo riuscire a far passare un sassolino esattamente in mezzo ai miei genitori, se ci riuscirò sarò il più bravo dell’universo!”
Primo sassolino, fuori bersaglio.
Secondo sassolino, passò forse in mezzo, ma potevo fare di meglio. Nel frattempo, arrivò un “fermati” pronunciato distrattamente da mia madre.
Terzo sassolino, più grande degli altri due per permettere una mira migliore, a segno.
Fronte piena di mia madre, colpita e affondata. Lanciò un urlo lancinante, un sacco, ma proprio un sacco di parolacce e urla nei miei confronti, e mio padre mi inseguì per ammazzarmi (metaforico, ma mi avrebbe ammazzato sul serio se mi avesse preso). Vidi solo sangue che scorreva copioso sul volto di mia madre.
L’avevo presa esattamente sul lato sinistro della fronte, l'equivalente del palo nel mio gioco immaginario.
La portammo al pronto soccorso, e con tre punti di sutura sistemarono la questione. Quante storie per un taglietto!

CARMAGEDDON
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In cima alla classifica delle prodezze degne di nota, vi racconto di quando investii mia madre con il furgone di mio padre.
Lui era innamorato della sua Ape Piaggio. Gialla, brutta, orrenda, eppure la adorava. Ho visto caricare dietro quel cassone qualunque cosa, di ogni peso e dimensione. E la trovava talmente comoda che la usava quotidianamente per i piccoli spostamenti.
Una sera andammo a trovare una mia zia, io avevo tre anni, e a un certo punto ero annoiato di stare li. Strano vero?
Volevo fare qualcos’altro e iniziai a frignare. Mia zia aveva una casetta con un piccolo cortile davanti, dove era parcheggiata l’ape. Non sapendo cosa fare, uscii fuori a giocare.
Una premessa è d’obbligo, anche per scagionare i miei genitori ed assumermi tutte le responsabilità: non è che questi poveri Cristiani fossero degli sprovveduti, ma tenermi era molto faticoso, ed in più i pericoli dell’epoca erano meno di quelli odierni, specialmente in ambienti conosciuti o familiari. Se fossi stato quello che ero in questo millennio di automobili, scooteroni e materiali killer, chissà come sarebbe andata. Ma andiamo avanti.
Fuori era sera, non c’era un granchè da fare, solo l’ape di mio padre. Decisi di aspettarli dentro, e nel frattempo fingere di essere mio padre che guidava.
Per chi non fosse mai entrato in un’ape, ha un manubrio identico a quello della vespa, quindi tipo uno scooter, e le marce si inseriscono girando la manopola sinistra, usando la frizione al posto del freno sinistro. A destra invece c’è l’acceleratore, come in tutti i mezzi a due ruote. Il freno vero e proprio è posto a pedale sul lato destro, esattamente come una moto.
Fingendo di essere mio padre, misi la marcia. E facevo "bruuum bruuum", girando lo sterzo a destra e sinistra, e accelerando. Per fingere meglio, girai la chiave, che mio padre aveva lasciato, ragionevolmente sicuro che non la rubasse nessuno, nel quadro.
Con la marcia messa, e l’acceleratore tirato visto che stavo fingendo di essere mio padre, l’ape partì e iniziò a girare in tondo nel piazzaletto.
Ai primi rumori del motore in accensione, i miei si precipitarono fuori casa, ed uscirono nel piazzaletto nel momento in cui stavo iniziando il girotondo.
Io urlavo.
L’ape girava in tondo fuori dal mio controllo.
Il freno non sapevo cosa fosse, non l’avrei saputo usare, ma in ogni caso era per terra e non ci arrivavo.
Mi ricordo la luce del fanale che inquadrava il muro di casa di mia zia al passaggio, e in uno di questi passaggi, probabilmente il secondo, la luce inquadrò mia madre vicino al muro. Si stava lanciando verso l’ape cercando di fermarla con il corpo, in preda alla disperazione.
Ricordo la paura sul suo volto.
La ricordo chiaramente.
Ce l’ho stampata in mente.
Non riuscì a fermarla, ovviamente, ma lanciandosi verso l’ape fu strattonata e sbalzata verso il muro di casa di mia zia.
Non ricordo come mi fermai, non ricordo nient’altro. Ricordo che a un certo punto rientrammo a casa, e mia madre aveva un vistoso ematoma che le copriva metà del corpo. Seno, braccio, spalla, tutto livido.
Non si ruppe niente per fortuna. Ma soprattutto è viva, non la uccisi. Ma lei si sarebbe fatta uccidere quella sera, l’audacia con cui si è lanciata verso l’ape che girava in tondo nella sua corsa, lo può fare solo una madre.

Per uno strano scherzo del destino, poco dopo la maggiore età, stavo andando dal dentista, e c’era una fila inconsueta per un piccolo paesino. Decine di macchine ferme.
Dopo lunghi minuti passati in coda, arrivai al punto dell’ingorgo e vidi che c’era stato un incidente.
“Ah” – pensai – “ecco perché tutta questa fila”.
Il carro attrezzi stava tirando su un rottame di un’ape, dalla targa riconobbi che era quella di mio padre, e di lui nelle vicinanze non c’era traccia. Chiesi, in preda al panico, al poliziotto che stava facendo i rilievi, cosa fosse successo, urlando che l’ape era quella di mio padre.
Mi disse che aveva avuto uno scontro frontale, e che l’avevano trasportato all’ospedale, non sapeva altro.
Sgommando, feci inversione ed arrivai a tutta velocità in ospedale, dove in barba a chi mi chiedeva dove stessi andando, mi diressi al pronto soccorso.
Cercai mio padre, non sapevo cosa aspettarmi. Ma lo individuai quasi subito.
Era su una barella, semi-incosciente, dolorante. Non ricordava niente e aveva dato una brutta testata, aveva avuto premura solo di prendere il Nokia 3310 che gli avevamo regalato noi figli qualche settimana prima (ovviamente integro), ma stava bene. Anche lui era stato baciato dalla fortuna con quella maledetta ape.

Dopo più di dieci anni di amore incondizionato, fu l’ultima volta che vidi l’ape.

[tutte le immagini provengono da pixabay]

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Ma tua madre é una santa! Sei peggio di Gian Burrasca :D

Bhe ma stiamo raccontando la storia di una futura rockstar (spoiler), non potevo mica essere un pelandrone! (però un po' santa lo è, ma non glielo diciamo sennò si monta la testa)

Eheh non fa una piega! Vogli la foto con la rockstar miraccomando ;) giubbotto di pelle, capello ribelle e tutto il resto!

Non lo dire come se non fosse possibile... Nella mia cronostoria mentale ho già in mente le prossime tappe, e molte saranno certificate con foto e video. Resta sintonizzata

Non mancherò!

per caso scendi anche le scale a 4 zampe incurvato all'indietro vomitando un blob verdastro? 😁

Te l'hanno detto???? 😂😂😂

La prossima volta che commento un tuo post metterò al collo un bel crocefisso 😁

l'hai detto, ti chiederò la foto a supporto, anche perchè più tardi pubblico una nuova puntata! ;)

No vabbe mi hai fatto morire dalle risate! Devo ancora mettermi in paro con alcuni dei tuoi racconti.
Mi diverte tanto leggerti 😁 a presto

tra i post c'è l'indice del primo capitolo. Vai e diffondi il verbo ;)

Uno che mi manca ancora è quello sulla mamma, lo leggerò appena posso

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