Come diventare un musicista di successo (CDUMDS). Capitolo 3 - Vive la France

in #ita7 years ago (edited)

Settembre arrivò presto, un’altra estate passò e non mi sentivo più un bambino.
Avevo superato brillantemente gli esami di terza media, ormai ero grande e mi ero iscritto ad una scuola di prestigio, una scuola per giovani futuri scienziati: il Liceo Scientifico.
Mi sentivo parecchio importante per questa scelta. A casa mia lo studio era sempre stato visto come una cosa importante, mia madre non ci teneva per niente a ricordarmelo ogni quarantasei secondi.
L’iscrizione a quella scuola mi aveva fatto sentire superiore ai miei fratelli, per la prima volta mi sentivo l’uomo di casa, io che ero sempre stato il più piccolo mi stavo per cimentare in quella che secondo me era la più ardua delle imprese.
Mio fratello Massimo, che aveva lasciato la scuola per imparare la professione, già da qualche anno ormai si era arruolato, ed aveva trovato la sua dimensione nel mondo del lavoro.
Mio fratello Fabio, aveva superato brillantemente l’istituto tecnico per geometri, era uscito col massimo dei voti e si era iscritto alla facoltà di Ingegneria. Lui ormai viveva a Roma, nella capitale. Tornava solamente nei week-end per rivedere i suoi amici, per fare le seratine di piano bar o cerimonie, e per stare con noi.
Io però, a parità di età, non avevo scelto il mondo del lavoro, non avevo scelto un istituto tecnico, ma avevo scelto il Liceo Scientifico: la scuola più difficile del mondo! (anche se i Classici pensano che la scuola più difficile sia la loro, lasciamoglielo pensare)
Perciò mi sentivo grande, mi sentivo carico di responsabilità, ero ormai maturo e pronto ad affrontare quella scuola.
Andai perciò a perfezionare l’iscrizione in segreteria.

Il mio voto di uscita dalle medie era stato “distinto”, che non è ottimo, ma non è nemmeno buono. Anzi, secondo me era anche di più di ottimo, perché ottimo è ottimo come tanti, mentre distinto è uno che non è mica uguale a tutti, è distinto.

Tenni queste considerazioni per me, e ascoltai la segretaria.

-“Bene, frequenterai la prima B.”-
-“B. Ok, per me una vale l’altra” – pensai
-“In base al tuo voto delle medie, è l’unico posto disponibile, anche perché è l’unica sperimentale di Francese”-
-“E’?”-
-“Si, gli studenti che escono con ottimo/distinto vengono messi nella sezione A, poi B, poi C, a seguire in base al voto delle medie. Questo per permettere agli studenti di avere tutti più o meno lo stesso livello, e agli insegnanti di applicare un metodo corretto a seconda del livello medio della classe. Rispetto al tuo voto delle medie dovresti stare nella A, ma è già piena, perciò visto che già conosci il Francese, ti mettiamo nella B, che da quest’anno è sperimentale, appunto, di Francese”

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[immagine realizzata dall'autore]

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”. “NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”.

Ma è una persecuzione!
Con la stessa faccia incredula di Mr. Satàn, quando in Dragon Ball vede combattere sul serio qualcuno, non potei fare altro che pronunciare un “Va bene” talmente tanto moscio, svogliato, e deluso, che credetti di averlo solo pensato e non detto. Presi i miei fogli di iscrizione e me ne andai.
Altre quattro ore di Francese, in più, per due giorni a settimana, per cinque anni.
I reati contro il patrimonio hanno pene minori. E Murphy se la ridacchia sotto i baffi.

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[immagine da pixabay]

Ormai entrare in una classe piena di sconosciuti era il mio sport preferito, e così fu anche in prima superiore. Qui, però, era pieno di gente simpatica, una buona metà delle persone erano molto piacevoli già dal primo approccio, e non fu difficile creare una comitiva chiassosa e irriverente.
Per la prima volta, inoltre, mi trovai ad avere a che fare con persone che venivano da paesi limitrofi al mio, lontani anche venti chilometri. Per me loro erano una specie di stranieri, ragazzini di diverse culture, usi e costumi.
Io, che fino a qualche mese prima ero stato in una scuola dove il bambino che mi abitava più lontano era a un paio di chilometri, ero un piccolo Cristoforo Colombo a contatto con gli indigeni, ogni qualvolta un mio compagno di classe parlasse del “suo paese”.
Nemmeno il tempo di ambientarmi però, che due avvenimenti sconvolsero quel periodo e avrebbero rimescolato non poco le carte della mia vita:

  • Ebbi la mia prima fidanzatina
  • Mi ammalai

La mia prima fidanzatina si chiamava Cristina. Mi piacque da subito, e pochi giorni dopo l’inizio della scuola le inviai un bigliettino con su scritto “ti vuoi mettere con me?” e il si e il no con i rispettivi quadratini (si, sono uno di quelli che l’ha fatto per davvero).
Lei si fece attendere tutta la mattinata per la risposta, e al suono della campanella, passandomi vicino per uscire dalla classe, mi consegnò un bigliettino con un “si” gigantesco e tutto colorato con gli evidenziatori.
Chi l’avrebbe mai detto: mi ero fidanzato!
Nei giorni successivi il nostro rapporto d’amore fu estremamente passionale e libidinoso. Scoprimmo insieme le gioie del sesso e le perversioni più inenarrabili si limitò ad un bacio sulla guancia che mi diede lei, e a nient’altro. Stavamo insieme, che altro bisognava fare??
Il sesto giorno mi lasciò, o almeno credo, perché non me l’ha mai detto.
Chissà il perché di quella decisione, non mi ha dato nemmeno il tempo di cambiare. Donne, beato chi le capisce!
Subito dopo questa importante novità, iniziai a sentirmi male. Ero sicuro allora, come lo sono oggi, che le due cose non fossero collegate. Non conoscevo l’amore, non conoscevo il malessere che questo lasciasse con la fine di una storia, e quindi che Cristina mi avesse lasciato non me ne importava nulla.
I miei problemi erano invece più seri. Mi prendevano delle fitte lancinanti al petto, improvvise e durature, che mi stendevano. Perdevo il respiro per lunghissimi secondi, e lo spavento che provavo ogni volta peggioravano la situazione.
Iniziai quindi il giro dei dottori, e degli ospedali.
Giri che mi portarono a stare quasi due mesi lontano da scuola, e dai miei nuovi compagni.

Sort:  

Anch’io stesso destino infame:liceo scientifico con potenziamento in inglese e francese che significava fare rientri, ore in più e rogne di questo tipo, ero ingenua e totalmente all’oscuro ovviamente, a 14 anni è una scelta troppo difficile.
Mitico il bigliettino con la classica domanda e quanto si soffre a quell’etá parlandosi a malapena.
Ahhh un tuffo nei ricordi.
Attendo il seguito 😊

Ora inizia la parte divertente infatti
Che fine avrà fatto Cristina?
E il flauto?
E i francesi?

E la scuola?
Ma che c’hai avuto poi?
ci hai lasciati con il fiato sospeso sul più bello!!!! 😏

E che hai fretta? :)

Curiosità a palate.

ah ah ah! Spassosi come sempre i tuoi post!!
Pensa....un mio amico, a proposito della lingua straniera, avrebbe voluto fare francese.
La prof... " Perchè vuoi fare francese? non ti piace l'inglese"
Lui "No, per imparare una lingua nuova, l'inglese già lo so"
Prof "Lo saaaiiiii? ti sistemo io se non cambi classe"

Alla fine dell'anno....
Prof "ti devo chiedere scusa, l'inglese lo sai"

Per fortuna hai risolto i problemi di salute...spero!

Ehhhh non ti posso fare spoiler :)
Cmq mi pare di capire che ogni mondo è paese e ognuno ha le sue esperienze drammatiche a scuola! Sarebbe interessante farne dei post, chissà che c'esce!

Un altro spaccato divertente della vita di questa rockstar misteriosa! (e' quello che scrivero' nel teaser quando faranno la serie TV di questa saga...). Grasse risate. Però ti piace finire con un bel cliffhanger, eh ;)

Bhe dai, almeno forse qualcuno ripassa a leggere le puntate precedenti e a scoprire di quando sono andato nella terra di mezzo a riconsegnare l'anello!

Quella parte è molto bella, ma a me piace più il capitolo nel quale sconfiggi quella banda criminale molisana a colpi di fisarmonica.

Shhhhhhhhh ancora non l'avevo scritto, te l'avevo confidato... E ora devo ridisegnare tutta la storia. Mannaggia a te!!!!!

.... ero rimasta indietro.. ora il quadro è quasi completo 😉... scherzi a parte povero bimbo.

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