"L'infinito" (G. Leopardi) e "Non ho finito" (steemotion) . La verità viene sempre a galla ?

in #ita7 years ago (edited)

Cari amici, voi che siete gente acculturata, avrete sicuramente sentito parlare della poesia "L'Infinito". Infatti questa è certamente la lirica piu famosa di Giacomo Leopardi ed è anche una di quelle poesie che, a miei tempi, ho dovuto imparare a memoria alle elementari.
Qualche nota sull'autore: Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno 1798 ed era uno sfigato. Scherzo, ma credo che questo possa bastare. No?! Va bene, aggiungiamo quello riportato su Wikipedia : Leopardi è stato un poeta, filosofo, scrittore, filologo, glottologo, paleontologo e proctologo italiano. Non è vero, le ultime due definizioni le ho aggiunte io (chi non se ne era accorto alzi la mano).
In buona sostanza era famoso allora ed è abbastanza famoso anche oggi.
Ma cos'è "L'infinito" ? E' un "idillio" cioè una poesia breve che solitamente descrive un ambiente bucolico e tranquillo. Niente di che, pensavate peggio? No! facile facile.

Adesso il perchè di questo post.
Mi sono interrogato molto su questa poesia e mi sono posto delle domande. Ve le elenco:

  • Dove si trovava esattamente il poeta quando arrivò l'ispirazione?
  • Cosa faceva poco prima?
  • I fatti sono realmente andati come il poeta ce li racconta o ci ha nascosto qualcosa?

Sembrano domande banali ma conoscendo il tipo che non usciva mai e stava sempre in casa intento nel suo "studio matto e disperatissimo" , le domande, secondo me, sono più che lecite.

Ovviamente, risposte alle precedenti domande sarà difficile trovarle, così ho voluto spingermi nel campo delle ipotesi. Io credo che quel giorno le cose siano andate diversamente da come Leopardi le ha consegnate alla storia nella sua lirica.

E sapete perchè lo so? Perchè nelle sue "condizioni" mi sono trovato anch'io. Non a Recanati ma in un boschetto vicino a Frascati.

Per spiegare meglio cosa intendo vorrei che leggeste, con attenzione, prima "L'infinito" di Giacomo Leopardi e poi la poesia che ho scritto io traendo ispirazione dall'opera del maestro.
Credo fermamente, con un pizzico di superbia, che la mia versione sia molto più attinente alla realtà dei fatti accaduti (anche) a Recanati, seppur con esiti diversi.

Inoltre, mentre "L'infinito" del poeta marchigiano può definirsi "idillio" , la mia poesia "Non ho finito" la definirei uno "sbaglio".

Buona lettura e mi raccomando non imparate la mia poesia a memoria (i diritti sono riservati)

L’infinito (G. Leopardi)

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.


Non ho finito (steemotion)

Assai gradito mi fu quell' isolato muro ,
E quella fratta, che d’ambo i lati
Più su di un metro la veduta chiude.
Così che sbottonando, dagl’indiscreti
Spazi intorno, e dagli umani
Silenti, in religiosa pace
Col ventre mio Io spingo; sì forte che per poco
Le braghe di marron dipingo. Poi un canto
Ravana tra le foglie, mutando
Quei silenzi in fischio
Che il tono era in crescendo : e li m’appare il vero,
E le madonne, e i santi
E brutto, e grasso e il faccion di lui. Così davanti
Al pecoraro s’arresta l’andar di corpo mio:
E di bestemmiar a meno non potei fare.


Io credo che le cose siano andate anche a Recanati più o meno allo stesso modo, ma ovviamente non posso provarlo. Capisco inoltre che Giacomo (credo di potermi dare del tu con lui , visto che oramai siamo colleghi) abbia dovuto rivedere il suo testo per ovvi fini editoriali.

Viva la poesia! Quella bella!

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