WePower: la blockchain incontra l'ambiente

in #ita6 years ago

Terminato finalmente il periodo utile per la ICO di questo progetto, durante il quale non ci sembrava corretto affrontare l’argomento, possiamo rompere il silenzio su WePower, cercando di considerare il tutto da un punto di vista non solamente economico, come spesso accade quando si entra nel mondo della blockchain.

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Con il lento ma inesorabile diffondersi delle criptovalute ci troviamo sempre più spesso di fronte a progetti ambigui che portano inevitabilmente alla stessa domanda: ma serve davvero la blockchain per un progetto di questo tipo? Non bastava Google Drive?.
Una risposta certa, probabilmente, non esiste. La blockchain rappresenta sicuramente il futuro, e come tale si ritaglierà uno spazio sempre maggiore nella vita di ciascuno di noi. Ma è altrettanto vero che la maggior parte delle persone non ha ancora realizzato a pieno quale siano il vero significato e le reali potenzialità di questa tecnologia, e l’entusiasmo che in questo momento ruota attorno ad essa porta all’errore di credere che inserirla in whitepaper equivalga a garantire il successo del suo contenuto.


Cos’è WePower?

WePower è fondamentalmente una piattaforma per il trading di energia pulita che basa il proprio funzionamento proprio su blockchain, in particolare su quella di Ethereum. Il fine ultimo, come è facile immaginare, è quello di mettere in contatto produttori e consumatori di energie verdi. Se ci fermassimo a questo punto, la risposta alla domanda che ci siamo posti poco più sopra sarebbe abbastanza scontata: non esiste, infatti, un valido motivo per cui l’incontro tra queste due figure del mercato debba risultare più vantaggioso per l’uno o per l’altro (o per entrambi) se mediato da una blockchain.
WePower, però, aggiunge all’equazione un ulteriore elemento: i produttori di energia verde potranno utilizzare la piattaforma non solo per vendere il proprio prodotto, ma anche per ricevere finanziamenti proprio dai consumatori. L’utente finale, infatti, potrà decidere, a propria discrezione, di acquistare energia semplicemente pagandola (come avviene nel mercato attuale), oppure finanziando direttamente i produttori. Il “prestito”, basato su smart contract, verrà garantito dall’emissione di un token energetico, attraverso il quale il produttore si impegna a fornire all’investitore una data quantità di energia pulita.
Il possessore del token, quindi, si vedrà restituire quanto investito sotto forma di energia, ad un prezzo inferiore a quello del mercato, che potrà liberamente decidere come utilizzare: consumandola, nel caso la rete WePower raggiunga la sua proprietà, o rivendendola a un prezzo superiore rispetto a quello di partenza. Il sistema risulterà completamente automatizzato, e nel caso non fosse possibile “consegnare” l’energia derivante dai token energetici questa verrà venduta sulla piattaforma e il ricavato accreditato all’investitore iniziale. Dai primi test effettuati sulla Smart Grid dell’Estonia (una delle migliori in Europa) è stato calcolato un ROI degli investitori rispetto all’energia rivenduta pari al 20%.
L’accesso alla piattaforma sarà garantito attraverso un secondo livello di token, il WPR, che sarà la principale moneta del sistema WePower, e sarà scambiabile anche con valute FIAT. Il token WPR permetterà di acquistare energia e finanziare i produttori. Ai possessori di token WPR verà inoltre riconosciuto un contributo periodico in token energetici; tra le condizioni di adesione alla piattaforma, infatti, i produttori accettano di destinare lo 0.9% della loro produzione al sistema di reward per i possessori di WPR.

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Ma quindi, davvero serviva la blockchain?

Sì e no. Quello che hanno pensato i fondatori di WePower è effettivamente realizzabile anche con i sistemi tradizionali. Costruire opere per la produzione di energia verde è però molto costoso, e non è un segreto che accedere ai finanziamenti necessari sia spesso molto difficile. Questo meccanismo sembra in grado di semplificare un po’ le cose, mettendo direttamente in comunicazione tra loro produttori, investitori e consumatori. Il sistema di token e smart contracts, inoltre, rende tutto il processo sicuro e difficile da manipolare.


Il valore aggiunto della blockchain

Cosa c’è allora di così innovativo? Sappiamo bene, nonostante le divertenti battute di Donaldo, che il cambiamento climatico è un problema da affrontare ora, non domani, e in modo deciso. Entro il 2050 dovremo ridurre del 90% le nostre emissioni di anidride carbonica per dare una chance al pianeta. Ciononostante, le energie verdi non riescono a prendere il via e rimangono relegate a settori di nicchia.
La responsabilità è comune, dovremmo fare tutti la nostra parte, questo è chiaro. Ma è noto come i grandi produttori di energie classiche abbiano elevati interessi nel mantenere il sistema immutato: chi ha costruito una centrale a carbone difficilmente vorrà veder cambiare lo scenario nei prossimi anni, e l’attuale politica statunitense in merito ce lo dimostra. E allora, fintanto che l’energia resterà centralizzata sarà difficile cambiare il sistema.
Proprio in questo potrebbe consistere la grande innovazione di WePower. È vero, vi sarà comunque una sorta di “centralizzazione” dovuta alla piattaforma, ma la blockchain garantirà l’interazione diretta tra chi crede nelle energie pulite, che sia esso un consumatore o un produttore.
Questo potrebbe essere il grande cambiamento, potrebbe essere la possibilità di manifestare il proprio dissenso rispetto alle scelte politiche che guidano il destino degli stati (e del mondo) in questo campo e di agire direttamente.


Lo stato dei lavori

Un aspetto che fa bene sperare riguarda lo stato dei lavori. Durante il periodo di ICO e pre-ICO, infatti, gli ideatori del progetto non sono stati con le mani in mano e sono numerose le collaborazioni già firmate da WePower con importanti figure dell’attuale mercato energetico.
La base dei lavori resta l’Estonia, dove è avviata una stretta collaborazione con uno degli enti che si occupa della distribuzione nazionale di energia, Elering, e dove il sistema è già in fase di sperimentazione. Altri importanti sodalizi sono stati stretti con agenzie portoghesi e spagnole, dove già nel 2019 dovrebbero cominciare i test sul campo; le ultime notizie, inoltre, riportano l’acquisizione dei diritti per alcune linee elettriche anche in Italia.
Il focus sulla realtà europea si è poi allargato fino a raggiungere l’Australia, un paese sempre molto attento al tema dell’energia e in cerca di soluzioni innovative, come la recente collaborazione con Elon Musk. Qui WePower è stata ammessa al programma Startupbootcamp Accelerator (SBC), uno dei più grandi incubatori al mondo in materia di aiuti alle startup. Tre importanti compagnie australiane presenti in questo settore hanno già annunciato pubblicamente il loro supporto a WePower per i prossimi anni: Energy Australia, Spotless e DiUS.


Conclusioni

È impossibile dire oggi se WePower riuscirà a mischiare le carte in tavola e ad avere successo. Quel che è certo è che nel panorama odierno risulta essere uno de pochi progetti presentati sotto forma di ICO che muove i suoi passi da una piattaforma solida e da un’idea innovativa, che vada oltre il creare una nuova moneta dal dubbio significato.
Altrettanto raro è trovare progetti che si concretizzino in qualcosa di reale (contratti, strutture, ecc.) prima della fine della raccolta fondi, e anzi, per onestà dobbiamo dire che spesso trascorrono mesi prima che gli investitori possano effettivamente toccare con mano un qualche prodotto del progetto che hanno supportato.
In questo caso le collaborazioni, le strutture e i primi test sono già in fase avanzata, e questo non può essere che un segnale positivo.
Non sappiamo se valga la pena, dal punto di vista puramente speculativo, investire oggi in un’impresa del genere. Ma riconosciamo comunque un valore morale a questo progetto, e pensiamo che sia importante quanto meno tenersi informati a riguardo, perché se dovesse crescere e iniziare a diffondersi potrebbe essere davvero l’occasione di dare il proprio contributo al cambiamento.

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E allora, ora lo possiamo dire. Sì, la blockchain in questo caso è necessaria. Nakamoto pensò di utilizzarla per rendere decentralizzata la moneta, WePower vorrebbe usarla per decentralizzare l’energia elettrica. È una similitudine assolutamente importante, soprattutto perché entrambe le idee nascono dall’amara constatazione che il sistema centralizzato non sta funzionando.

L’utilizzo di una blockchain, lo ripetiamo, non è in alcun modo garanzia di successo. Ma peggio di così, per il nostro pianeta, le cose non potrebbero andare. Cos’abbiamo da perdere nel provare?


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Immagine CC0 Creative Commons, si ringrazia @mrazura per il logo ITASTEM.
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Fonti:


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È un sistema davvero innovativo, ne avevo già sentito parlare ma solo grazie a te ho avuto la possibilità di approfondirla al meglio! Personalmente penso che la maggior parte della società non si è ancora reso conto del potere che una blockchain può avere.. o meglio vedono solo la parte economica.

Vero, e l'aspetto dell'eccessivo entusiasmo non aiuta, perché crea una gran confusione...

Interessante la presentazione su WePower ma anche le riflessioni sull'uso della blockchain. Forse sembra quasi che sia più uno strumento per finanziare i progetti a volte....

Purtroppo è così. Ma, tutto sommato, si tratta di una tecnologia nuova, e ci sta che sia così. Penso che per riuscire a esplorarne a fondo tutte le potenzialità serva prima un po' di sana pulizia... Sicuramente ci sarà, tocca vedere quando...

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