Westworld ricomincia a stupire mentre si avvicina alla fine

in #ita6 years ago

La seconda stagione di Westworld rappresentava uno degli eventi più attesi di tutta la stagione seriale.

I motivi dietro questo hype fragoroso erano molteplici e risiedevano tutti dentro quello che la prima stagione aveva riservato e anche al di fuori di essa.

Il season 1 di Westworld era stato capace di regalare una serie originale, originalissima, nonostante essa fosse tratta dal film il mondo dei robot di Michael Crichton del 1973.

Riuscire a rendere nuovi temi e ambientazioni estrapolate da altro prodotto è un'impresa da titani e Lisa Joy e Jonhatan Nolan, coniugi nella vita reale e co-autori della serie, non solo ci erano riusciti ma erano anche riusciti ad espandere sia l'universo intrinseco del mondo di Westworld sia ad allargare i temi raccontati nel film originale, adattandoli ad un mondo nuovo che nel 2018 necessita di affrontare le cose attraverso una nuova lente di ingrandimento.

Espandere ed adattare ma anche rimescolare principi filosofici e ancestrali che stanno alla base di tutto l'esperimento Westworld.

Ad una narrazione complicata ma fluida è stato affiancato un reparto tecnico da manuale che ha fatto sembrare la creatura di Nolan un prodotto molto più cinematografico rispetto ai suoi parenti più vicini sul piccolo schermo.

Lo sfondo della Monument Valley ha offerto lampi di pura fotografia, giochi di luce e di ombre enciclopediche, montaggi alternati invidiabili, giochi di macchina che raramente si vedono in tv senza tra l'altro dare l'impressione che si stia facendo un grosso sforzo.

A tutto ciò va aggiunta una trama che si dipanava su diversi piani temporali oltre che diversi piani spaziali, confondendo e spiazzando lo spettatore ma incuriosendolo con nuovi misteri e nuove domande.

Ciliegina sulla torta ad un prodotto già quasi perfetto è stata sicuramente l'efficacia dimostrata in fase di casting con Ed Harris, Thandie Newton e Evan Rachel Wood a giganteggiare e Sir Antohony Hopkins a ricordarci di essere ancora uno dei più grandi attori viventi, uno capace di bucare lo schermo in attimo e rubare la scena a chiunque.

Ma torniamo al presente, concetto molto ambiguo per i fan della serie, dove con abili inganni e giochi temporali lo spettatore viene sballottato da una realtà all'altra.

La seconda stagione di Westworld ha diviso molto critica e fan, con i primi ad etichettare la serie come troppo articolata e complessa per poter avere un successo trasversale ed i secondi troppo confusi dal sommarsi dei misteri e dei livelli narrativi.

Se è vero che la prima parte di stagione aveva sofferto di dispersività è pur vero che Nolan e tutto il parco autori di Westworld avevan dimostrato di meritare ampia fiducia.

Un primo cenno di riscatto lo avevamo intravisto con uno degli episodi migliori di tutta la serie, quel Riddle of The Spinx che aveva fatto saltare un po tutti dalla sedia in un episodio che sembrava un filler e che invece ha finito per svelarci la vera natura del parco e dei suoi creatori.

Immagine priva di diritti di copyright

Ma è ad un passo dal finale, che arriverà domenica prossima, che Westworld ha deciso di spiazzarci e al tempo stesso ritirarci a se confezionando 2 episodi magistrali, differenti fra loro eppure ancora una volta uniti dalla struttura stand alone che li potrebbe far etichettare come filler.

Ancora una volta dietro 2 episodi apparentemente riempitivi si celano grandi misteri svelati, altre domande e soprattutto l'anima stessa della serie.

Chi si aspettava che la serie compisse passi decisivi verso un epilogo devastante si sbagliava di grosso.

La serie rallenta e incanala l'attenzione verso 2 personaggi in particolare, uno inatteso ed uno attesissimo.

Nell'ottavo episodio intitolato Kiksuya ci ritoviamo improvvisamente a seguire le vicende di Akecheta il capo indiano che spesso abbiamo incrociato. Credevamo fosse solo una delle storyline che rendessero avvincenti le vicende interne al parco e invece scopriamo che Akecheta è un filo rosso invisibile che ha attraversato tutto il filone narrativo di Westworld, con una consapevolezza ignota anche a Ford stesso, e che lo rende quello che Desmond Hume era stato per l'isola di Lost: Una costante.

Nel racconto della vita dell'androide scopriamo cosa si celi "Beyond The Valley" e quanto l'umanizzazione dei robot sia ben più antica dei fatti narrati del presente. La curiosità con cui Ford ha incontrato Akecheta ha portato l'indiano a spingersi oltre i propri limiti, a scoprire la vera essenza dell'uomo e a tramandare una storia che parlava di una via di uscita verso una porta che conducesse all'altro mondo. Le origini del "Maze" furono cosi svelate.

Ma è nell'episodio numero 9 dal titolo Vanishing Point che Westworld torna ad essere quel prodotto elegante, intrecciato e fenomenale che conoscevamo.

Qui la storia si sofferma sul vero protagonista della serie, quello William a noi noto come "Men in Black" (altro riferimento a Lost) che, ormai risucchiato in una sorta di crollo psicotico non distingue più quale sia la realtà e quale no, quali siano gli esseri umani e quali siano gli host, in un gioco perverso avviato con Ford (a proposito, Anthony Hopkins non buca lo schermo, lo trapana!!!) che lo porta a mettere in discussione addirittura la vera natura della sua stessa figlia in una delle scene più agghiaccianti dell'intera serie.

Ma è con degli abili flashback in montaggio lungo alternato che la serie ci offre una nuova chiave di lettura ed una nuova potenziale devastante sorpresa. Nolan ci riporta indietro alla notte in cui la moglie di William si tolse la vita.

Cosa le sarà successo? Perchè quel gesto estremo? Quale è il pezzo mancante di cui parla Grace?

Lo scopriamo man mano nel corso della puntata ma solo alla fine ce ne rendiamo conto davvero.

Hai passato cosi tanto tempo a fingere da dimenticare chi sei davvero

William forse non è il filantropo, l'uomo gentile e buono che avevamo conosciuto. La macchia che lo pervade e si espande da dentro è visibile a pochi, forse a nessuno, forse neppure a se stesso, eppure è li pronta ad allargarsi e a portarlo verso l'oscurità.

La serie è abile a instillarci dubbi e a propagare il mistero e ci svela un Robert Ford più determinato che mai, vera miccia della bomba appena esplosa.

Tra quello che conoscono e quello che non conoscono, gli esseri umani preferiranno sempre il noto all'ignoto

Ford mette in guardia le sue creature dal pericolo umano ma disumanizzante. Ford vuole che la sua creazione, la sua specie veda la luce e possa soppiantare la razza umana. Per farlo servirà Maeve ma anche Bernard mentre di Dolores perdiamo definitivamente la sua umanità in una scena finale che ci mostra una Evan Rachel Wood in stato di grazia.

Gli ultimissimi istanti prima delle scena finale ci lasciano con uno stacco su sfondo nero mentre una voce da sfogo a tutti i nostri dubbi sussurrandoci e chiedendoci:

Tanto per cominciare queste scelte sono state mai davvero mie?
Is this real?
Are You Real?


Sort:  

una serie che mi appassiona sempre di più anche se un filino troppo "futuristica".
chissà cosa si invereranno per il finale..

Sono fiducioso ma a prescindere dal finale WW ha vinto e convinto anche quest'anno a mio avviso

super convinto

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Devo ancora guardarla la seconda stagione !!!!!! Shhhhhhhh

Bende agli occhi e tappi alle orecchie allora!

Assolutamente si! Appena finisco Gotham passo a quella!!!!!!

Ottimo commento, sono al passo con la serie e sono spaccata in due tra il desiderio e la paura del finale di stagione. Secondo me hanno ancora delle belle cartucce da sparare!

Ed io che credevo che ormai ti avessi perso come lettrice!
Conoscendo i soggetti...avran sempre frecce al proprio arco..

Ahah, perdere me? Sciocchino! Sono come le zecche, io ! Ahah!

Vedremo cosa ci proporranno, tempo al tempo!

Se tu continui a fare Delle recensioni del genere io non avrò più una vita sociale e tu ne sarai colpevole 😂
Questo genere non mi ha mai attirato ma ogni volta che leggo qualcosa di tuo, mi ci fai appassionare, e con i riferimenti a Lost non posso non vederlo.
Bravo Phil, sei veramente bravo.

Mi prenderei volentieri questa colpa se servisse a diffondere il "verbo" di Nolan ah ah!
Molti paragonano WW alla nuova Game of Thrones, ovviamente non per temi trattati ma per la sua epicità.
Io credo sia molto vicina a Lost come temi trattati.

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