These Violent Delights Have Violent Ends: Welcome to Westworld

in #ita6 years ago

Più accumulo esperienze "seriali" come spettatore e osservatore più mi rendo conto che oltre a concept originali e cast fenomenale sono 2 le cose fondamentali da tenere d'occhio nella scelta di una serie tv da seguire fin dal pilot:

  1. Il nome del creatore/produttore esecutivo e del parco sceneggiatori in seconda istanza
  2. L'emittente dietro il progetto

2 anni fa i miei radar "seriali" si sono attivati, anzi hanno generato allarmi che manco nella sede centrale dei vigili del fuoco a Manhattan l'11 Settembre, quando lessi la notizia che la HBO stava producendo una serie tv fantascientifica che avrebbe coinvolto nel ruolo di produttore JJ Abrams e nel ruolo di showrunner e supervisor del reparto tecnico, nonchè sceneggiatore il signor Johnatan Nolan.

Sul nome di JJ Abrams inutile fare commenti. A lui dobbiamo quella chicca di Alias, una serie tv spionistica precorritrice dei vari Homeland e The Americans, ma soprattutto la serie più controversa del nuovo millennio quel Lost che è entrato di diritto nell'immaginario collettivo e che ha diviso e appassionato milioni di persone in tutto il mondo, diventando in ogni caso una pietra miliare del panorama televisivo contemporaneo. Prima di dedicarsi più pedissequamente al mondo cinematografico, prima con Star Trek e poi con Star Wars (mica roba da poco!), JJ ci ha regalato quel gioiellino fantascientifico che è stata Fringe e quel vero e proprio capolavoro mai troppo osannato che è stata Person Of Interest.

Ed è qui che le strade di JJ Abrams e di Nolan si sono incrociate per la prima volta partorendo un connubbio che li ha portati poi ad essere ingaggiati dalla HBO per la realizzazione di una serie tv basata sul film "Il mondo dei robot" del 1973. 

Perchè anche Johnatan Nolan dovrebbe essere sinonimo di garanzia, perchè tutti dovremmo mettere un alert sul cellulare che ci avvisi dei nuovi prodotti in lavorazione a sua firma?

Oltre ad aver firmato, diretto e supervisionato le 5 meravigliose stagioni di Person of Interest, Johnatan è anche, ma non solo, il fratello del più famoso Christopher. Ma come non sarebbe esistito Mogol senza Battisti o Pink Floyd senza Roger Waters o Crujff senza Michels state certi che non sarebbero esistiti i vari Inception, Memento, Interstellar, la trilogia del cavaliere Oscuro e the Prestige senza Johnatan Nolan.

Perchè se Christopher si è rivelato un mago nel trasporre certe storie, un visionario nel saper manovrare la macchina da presa come pochi altri e un cineasta che ha saputo abbinare autorialità e nuove tecnologie, lo deve anche alle storie, agli script che il fratello ha scritto per lui. In tutti i suoi film infatti troverete alla voce "written by" il nome di Johnatan Nolan.

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Unite a tutto cio che l'emittente che negli anni ci ha regalato The Wire, The Sopranos, Six Feet Under, Game Of Thrones, The Leftovers, Boardwalk Empire, Show Me A Hero e The Young Pope ed avrete il mix perfetto per poter convintamente approcciarvi ad una nuova serie sperando legittimamente che essa possa essere un capolavoro, o addirittura IL nuovo capolavoro.

Il nome di questa perla imprescindibile per ogni appassionato è Westworld.

Se non bastassero le garanzie di cui sopra aggiungeteci pure che nel cast troviamo stelle del calibro di sir Anthony Hopkins ed Ed Harris nonchè astri nascenti come Tessa Thompson e Jimmy Simpson e attori degnissimi come Thandie Newton, Evan Rachel Wood e Jeffrey Wright.

Chi si approccia a Westworld dovrà avere ben chiaro che non basterà accendere la tv e "guardare" quello che accade, servirà un impegno altro, una voglia di comprendere, di approfondire, di domandarsi cosa realmente c'è dietro ogni singolo dialogo, ogni singola scena.

Westworld è fantascienza allo stato pure, nel senso che incarna tutto ciò che la fantascienza dovrebbe essere ovvero non un coacervo di robot, navi spaziali, date spostate nel futuro e gente strana con costumi strani ma un genere che più di ogni altro attraverso la fantasia e luoghi inesplorati ponga domande sull'essenza dell'essere umano, sull'animo umano, sul senso della vita e sull'etica, la morale che noi come esseri pensanti ci poniamo nella nostra esistenza.

La serie di Nolan fa proprio questo. Ci porta dentro un parco divertimenti in un futuro imprecisato dove gli uomini accedono, dietro pagamenti di cifre milionarie, per poter dare sfogo a tutti i propri istinti, le proprie frustrazioni e i propri vizi. L'oggetto di questi violenti vizi sono altri essere umani o meglio degli androidi che assumono sembianze umane e sentimenti umani che li rendono del tutto irriconoscibili rispetto ai non umani.

Ma cosa è umano? Cosa ci definisce?

Il solo fatto di avere un muscolo cardiaco a pompare sangue e un cervello per divina concessione ci rende di diritto unici appartenenti all'umanità? Non è forse la capacità di provare qualcosa quella che ci distingue? 

L'umanità non dovrebbe forse essere rappresentata proprio da chi è in grado di umanizzare i propri rapporti, di discernere il giusto e sbagliato? Non sono forse i ricordi che ci aggrappano alla vita?

E se un robot, un androide, per di più con fattezze indistinguibili rispetto a noi, riuscisse a provare qualcosa, a ricordare qualcosa, a decidere del proprio destino, non sarebbe egli stesso (o esso stesso) degno di essere considerato un uomo?

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Westworld si tuffa dentro questa domanda e prova a sviscerarla, ribaltarla confondendoci con giochi di ruolo e giochi mentali e giochi temporali impossibili da decifrare. Un labirinto esistenziale, dialogico e narrativo che lo spettatore non riesce a percorrere, non riesce a discernere quasi mai ma che rappresenta in se la difficoltà di quel grande percorso che è la vita. Una serie di strade, talvolta senza uscita che ci spingono a fare delle scelte a capire cosa vogliamo, chi vogliamo essere e da chi essere accompagnati in questo lungo cammino.

La serie è talmente imponente nelle tematiche affrontate che a volte ci sovrasta, lo fa per mano del creatore Ford (Anthony Hopkins come sempre immenso) che è visto e considerato a ragione una sorta di Dio vivente, un uomo che ha saputo letteralmente creare la vita. Lo fa con l'impotenza dei suoi androidi, figure femminili dirompenti come quelle di Maeve e Dolores attraverso le quali assistiamo alle barbarie degli animi tormentati di uomini sempre più simili ad animali quando possono dare sfogo alle loro più perverse fantasie su esseri, apparentemente, inermi. Lo fa con la ruvidità dell'uomo in nero, un Ed Harris completamente calato nella parte e lo fa con le sue location straordinarie, vicine alle ambientazioni che furono dei western di Sergio Leone.

Una serie spaventosamente bella, che primeggia in praticamente ogni campo.

La fotografia è di un livello più che cinematografico, se fosse stato un film avrebbe tranquillamente ricevuto una nomination nella sezione miglior fotografia.

Attori assolutamente fenomenali.

Sceneggiatura clamorosa, originale e che ha saputo piazzare decine di colpi di scena senza che sembrassero mai dettati da improvvisi "deus ex machina" o derivanti da buchi mai spiegati.

La regia di ogni episodio è sembrata certosina, aiutata anche da ambientazioni meravigliose e scenografie all'altezza.

Domenica scorsa, dopo 2 anni di attesa, la serie è tornata con la seconda stagione. Un'attesa del genere era stata riscontrata forse solo per le passate annate di Game of Thrones e quel che fu l'ultima stagione di Lost. Una seconda stagione che abbandonerà i temi labirintici della prima annata per dedicarsi probabilmente a una vera e propria lotta, che si preannuncia mentale, etica ma anche violenta.

L'attesa ha ripagato, con una puntata che ha riallacciato le varie storyline che avevamo lasciato in sospeso dopo il clamoroso finale della prima stagione.

Nonostante qualche piccola flessione dal punto di vista del focus sul tema esistenziale-filosofico (ma siamo solo alla prima puntata) o meglio dei temi quello che è sembrato chiaro è che in questa stagione ci troveremo di fronte ad un universo espanso in cui i protagonisti si muoveranno, con una virata probabilmente molto violenta sullo scontro fra le 2 civiltà presenti nel parco e una richiesta di fede e attenzione ancora più alta per lo spettatore.

D'altronde Bernard dopo e Ford prima avevano più volte avvertito Dolores e con lei lo spettatore:

these violent delights have violent ends


Benvenuti a Westworld!


Sort:  

porca miseria. Mi hai appassionato. Va da se che lo dovrò vedere. Grazie

Non te ne pentirai.

Non potevo che aspettarmi un commento di questa portata per una serie tanto ben fatta. Non ho altro da aggiungere, se non che la serie riesce persino a superare il vecchio film senza pedanterie, con citazioni sparse ma senza perdere originalità nei temi e negli eventi narrati. Mi ha colpito molto il fatto che non ci sono stati mai dei momenti "di stallo", dei vuoti da riempire con eventi "filler" inutili, cosa che accade invece con una certa frequenza (o sicurezza?) in molte serie TV (puntate inutili, in cui la narrazione principale viene brutalmente sospesa o rallentata fino all'inverosimile solo per allungare il sugo). Hai scritto un piccolo capolavoro! Per chi ha visto e apprezzato Westworld, questo tuo articolo è da custodire come vero e proprio tesoro e tributo

Ti ringrazio per le belle parole, mi fa davvero molto piacere ricevere questi attestati di stima, le serie tv le guardo con attenzione e passione e tanta costanza da ormai 10 anni ed è bello poterne parlare e condividere con voi questa passione.
Westworld è davvero ben fatta, è il prototipo della serie che cerco, un quasi sfiorare la perfezione. Speriamo che col tempo migliori ancora e non cada nel gioco dei filler come giustamente dici tu.

Westworld la devo iniziare a vedere... però volevo chiederti una cosa che non c'entra quasi nulla, parliamo di cinema. Cosa ne pensi di Denis Villeneuve? Me lo hai ricordato visti i temi trattati in questo post... Coraggio ce ne vuole per confrontarsi con monumenti come Blade Runner ma il tipo se l'è cavata egregiamente secondo me. E anche il film precedente non era niente male: The arrival. Insomma per tematiche fantascientifiche credo che darà veramente tanto nei prossimi anni!

Sfondi una porta aperta caro @voiceoff! Adoro Villeneuve, Arrival è uno dei miei film preferiti degli ultimi anni e su Blade Runner credo che abbia superato ogni aspettativa, sono uno dei pochi che addirittura si è spinto a dire che Blade Runner 2049 è meglio di Blade Runner.
Chissà, magari un giorno ci scriverò su un pezzo.
Arrival è veramente bellissimo, affronta il tema del linguaggio come fonte di unione universale attraversando tempo e spazio in maniera sublime.

Onestamente mi trovo poco con serie ambientate nel futuro.
O meglio, non mi trovo bene con quelle serie che trattano di robot, perché per esempio The 100 non mi è dispiaciuta.

Fai un atto di fede amico mio e immergiti! Ne varrà la pena!

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