La Casa di Carta: una serie nuova di "Zecca" dove il Tempo è Denaro

in #ita6 years ago
La gente passa anni a studiare per ottenere quello che sarà sempre uno stipendio di merda. Cosa saranno mai 5 mesi della vostra vita in confronto, per costruire tutto ciò, per questa rapina?

In questa frase pronunciata dal protagonista de "La casa de Papel", questo il titolo originale della serie, sono presenti tutte le ambizioni, i pregi e i difetti di questa deflagrante serie spagnola che da qualche mese è salita alla ribalta divenendo la serie non in lingua inglese più vista su Netflix da sempre, e dunque con ogni probabilità la serie più vista al mondo tra quelle la cui lingua originale non fosse l'inglese.

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La casa di carta è una serie spagnola, non originale Netflix, trasmessa a partire dal 2 maggio 2017 dalla tv spagnola Antena 3. La grande N ne ha acquisito i diritti qualche mese più tardi, decretandone il successo planetario. La prima stagione da 15 episodi è stata segmentata in 2 stagioni da 12 e 9 episodi su Netflix, per consentire al proprio pubblico una visione più scorrevole e agevolarne il binge watching.

Il prodotto di Alex Pina riesce a conquistare, a tenere alta la tensione e giocare con lo spettatore continuamente mantenendo un linguaggio ed un approccio narrativo tutto sommato semplice ma molto furbo.

Le vicende narrate si dipanano in un arco temporale di pochi giorni, giorni vissuti claustrofobicamente in poche location, di cui parleremo, partendo da un evento scatenante che si evolve in pochi giorni e le cui cause, la cui costruzione vengono pian piano sviscerate con degli efficaci flashback con protagonisti i personaggi principali.

Se dovevo finire di nuovo sui giornali sarebbe stato per la rapina più grossa di sempre: 2400 milioni di euro.

A pronunciare questa frase è la voce narrante che ritroveremo lungo tutti gli episodi, a raccontarci quello che era stato e quello che sarebbe stato. La voce è quella di uno dei protagonisti, una donna in fuga dai suoi demoni e pronta a rischiare il tutto per tutto in quella che potrebbe essere la rapina del secolo.

Dovendo rapidamente inquadrare la trama della serie spagnola potremmo dire che essa tratta del tentativo da parte di un manipolo di criminali e disadattati di rapinare la zecca di stato di Madrid, con l'obiettivo di sottrarre allo stato una somma ipotetica di ben 2400 milioni di euro.

Da questa dichiarazione di intenti parte tutto, e tutto si articola nell'ambito della rapina, con una narrazione che gira intorno al pre - colpo, alla sua preparazione e soprattutto nella zecca di stato dove tutto (o quasi) viene raccontato.

Il motore degli eventi è un uomo che si fa chiamare "Il Professore". Un personaggio schivo e geniale che da anni prepara nel minimo dettaglio questa rapina. Lui è la mente letteralmente dietro ogni cosa che vediamo accadere sullo schermo. Un personaggio multidimensionale, pacato quando si tratta di rapportarsi agli altri, brillante quando c'è bisogno di divincolarsi da situazioni difficili, addirittura romantico quando sarà "impegnato" in una romance inaspettata, appassionato nel difendere i propri ideali.

Il Professore sembra un Walter White ispanico con delle riserve morali e dei limiti molto più netti. Non a caso proprio un paio di giorni fa il creatore della serie ha dichiarato che la sua ispirazione più forte è stata quella dettata dalla visione di Breaking Bad. Del capolavoro di Gilligan sono presenti molti aspetti che appaiono chiari sin dal primo episodio. La voglia di autodeterminarsi in un mondo che ha abbandonato i più deboli e diseredati, il non abbandonarsi alla mestizia della vita, l'empatizzazione del villain, dei villain che vediamo passare in rassegna sullo schermo. Se in Breaking Bad il percorso di trasformazione da WW ad Heisenberg era stato tanto lento quanto netto ed inesorabile, nella Casa di Carta il percorso è molto più sfumato e riesce a non cadere nella banalizzazione, pur eccedendo spesso con la richiesta di sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore che assiste ad eventi che a volte rasentano l'incredibile, per quanto fattibili e mai paranormali o assurdi.

Non è Breaking Bad la sola fonte di ispirazione per la Casa di Carta. Ci sono almeno altri 2 riferimenti o addirittura omaggi evidentissimi: 

Le Iene di Quentin Tarantino e Point Break di Kathryn Bigelow.

Se è vero che il professore è la mente è pur vero che il suo folle e geniale piano non potrebbe vedere la luce del giorno senza degli uomini che lo portino a termine. E cosi nel corso dei primi minuti del primo episodio assistiamo alla formazione della banda. Un serie di persone con particolari skills criminali e precedenti poco raccomandabili che vengono reclutate dal professore con la promessa di un riscatto sociale prima ancora che personale. Una rapina da 2400 milioni di euro è un incentivo grosso come una casa ma i termini per realizzarlo offrono la prospettiva di farlo senza macchiarsi le mani di sangue e letteralmente senza rubare un centesimo ai cittadini spagnoli. 

Come è possibile tutto cio?

Nulla di più semplice: il piano prevede di entrare nella zecca di stato, prendere degli ostaggi e dare l'illusione alla polizia che quella sia solo una classica rapina per mettere la mani su qualche milione di euro. Il temporeggiamento permetterà al professore e alla sua banda di servirsi delle competenze dei dipendenti della zecca di stato per stampare vagonate di euro nuove di "zecca" e irrintracciabili. Nessuno si farà male, quei soldi non saranno sottratti a nessuno e tecnicamente non si potrà parlare di una vera e propria rapina in quanto essa sarebbe tecnicamente "la sottrazione delittuosa di cose altrui" ma in questo caso nulla viene sottratto a nessuno. Una serie in cui il detto "Il tempo è denaro" è letterale in quanto ogni ora gli ostaggi riescono a battere banconote per un valore di svariate migliaia se non addirittura centinaia di euro.

Un incipit ammaliante che cattura immediatamente lo spettatore e lo induce inconsciamente a "tifare" per i bandidos. Questo amore vivrà fasi alterne con una serie di situazioni al limite che indurranno il pubblico a porsi qualche domanda in più sulle intenzioni dei ladri e a parteggiare ondivagamente per guardie e ladri a seconda degli eventi. 

I ragazzi del professore impareremo a conoscerli e molti di loro li conosceremo a fondo ma di pochi, solo di alcuni sapremo il nome. Ognuno di loro infatti viene invitato a scegliere un nome di città come nome in codice, con una citazione delle Iene di Tarantino mai cosi esplicita, laddove per il regista di Pulp Fiction i nomi dei componenti della banda erano identificati da colori (Mr. Brown, Mr. Pink, Mr. Blue ecc) qui ci troviamo al cospetto dei vari Tokio, Berlino, Mosca, Nairobi, Rio, Oslo, Helsinky e Denver.

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Un altro piccolo tocco che arricchisce l'iconicità dei personaggi è il fatto di dotarli di una maschera di Salvador Dalì come occultamento del proprio volto durante la rapina, e qui l'omaggio a Point Break è particolarmente evidente.

Se per anni abbiamo pensato a Point Break come film cult sulle rapine in "maschera" e a "Le Iene" come punto di riferimento cinematografico per assalti in banca da persone in identica divisa (la giacca e cravatta nera) e nomi di fantasia da oggi a fare compagnia all'immaginario collettivo saranno i protagonisti della "Casa di Carta" con le loro tutine rosse, i nomi di capitali e le loro maschere di Dalì.

La serie tv ha il grande merito di riuscire immediatamente ad essere identificabile, ad essere nuova, unica e originale pur essendo in realtà un conglomerato di citazionismo spinto e di "furto" artistico delle identità altrui. Ovviamente la parola "furto" è utilizzata come riferimento alla rapina e non come ad un vero atto di ruberia artistica, anzi gli omaggi e le citazioni quando cosi espliciti ma ben nascosti e autorevoli fanno sempre piacere, mostrano una solida cultura cinematografica e seriale dietro una sapienza tecnica molto forte.

La serie, insomma, è stata un gran successo di pubblico e critica ed è stata già rinnovata per almeno un'altra stagione dove ripartiremo da dove eravamo rimasti.

Ma sono state tutte rose e fiori?

Assolutamente no. 

La serie ha convinto tantissimo soprattutto perchè da essa non ci si aspettava molto. Una serie letteralmente venuta dal nulla. Il rapporto fra aspettativa e resa è stato altissimo dunque.

Ma la serie non è stata esente da difetti. 2 su tutti:

  • Eccessiva sospensione dell'incredulità richiesta allo spettatore
  • Mancato approfondimento della causa sociale ed esistenziale che porta i protagonisti ad organizzare il colpo

Il primo punto è in realtà uno dei punti di forza della serie e lo si evince soprattutto da quanto accade al Professore nel corso degli episodi. E' lui ad architettare il grande piano, con eccezionale maestria, cura dei dettagli e decine di piani alternativi in caso le cose si fossero messe male. Parteggiamo con lui praticamente sempre e ogni sua mossa, sua scelta ci sembra verosimile. Questo è sempre un grande pregio per una serie, farci sembrare accettabili cose che nella realtà non sempre crederemmo possibili. A volte però si esagera dipingendo il Professore non solo come un'abile stratega ma come un vero tuttofare che in ogni situazione, per quanto di impossibile sbrogliamento, riesce a tirare fuori il classico coniglio dal cilindro. 

Andando maggiormente nel dettaglio risulta abbastanza forzata e pretestuosa la storia d'amore tra il protagonista e il commissario, con quest'ultimo che cade troppe volte in scelte discutibili per non far storcere il naso.

Ma veniamo alla nota dolente che mi sento di attribuire all'ottima serie spagnola. Manca un degno approfondimento di radice politico-sociale che ci faccia davvero battere il cuore e ci faccia cantare all'unisono "Bella ciao" con i protagonisti (Piccola parentesi, la canzone partigiana è l'inno della serie e più volte viene cantata a squarciagola dai protagonisti, inoltre essa è anche il titolo dell'ultimo episodio stagionale).

Fin dall'inizio assistiamo a delle generiche dichiarazione del Professore che lasciano presagire che quella rapina in realtà è un atto di rivolta, di riscatto contro i soprusi della società. Il fatto, inoltre, che la rapina debba essere perpretrata senza spargimenti di sangue e senza rubare denaro ai contribuenti aiuta di certo a lasciar pensare che tutto venga fatto per scopi nobili.

Ma è davvero cosi?

Lo è sicuramente ma manca totalmente il focus su questo tema eccezionale, su questa voglia di rivoluzione vera che ad esempio troviamo potentemente in Mr.Robot e nella quale serie viene sviscerato benissimo il conflitto dietro l'azione.

Nella Casa di Carta manca questa componente. Qualche frase ad effetto qua e là, un concept di fondo che viene portato avanti lucidamente ma mai veniamo a conoscenza dei veri motivi per cui 10 persone dovrebbero imbracciare le armi e rivoltarsi contro le banche e i poteri forti in maniera cosi veemente. Sarebbe stato bello sfociare in temi meno qualunquistici, mettendo meglio a fuoco la denuncia che innegabilmente si è voluto portare avanti, seppur superficialmente.

La cosa bella dei rapporti è che dimentichi quasi sempre come sono iniziati.

Concludo con questa emblematica frase pronunciata dalla voce fuori campo di Tokio, un rapporto fra lo spettatore e la serie che diventa affettivo e a tratti morboso, qualcosa che difficilmente ricorderemo da cosa è partito ma che percepiremo sempre come qualcosa di cui vogliamo continuare a parlare, continuare ad ammirare, sentendoci tutti un po ladri e partigiani mentre alzando i calici inizieremo ad intonare:

Una mattina, 

mi son svegliato,

bella ciao, 

bella ciao, 

bella ciao ciao ciao

Sort:  

Sto finalmente vedendo La casa di carta: per ora sono soltanto al secondo episodio... non trovi tante similitudini anche con Inside mani di Spike Lee?

Che occhio!
Assolutamente si, infatti era un qualcosa che volevo sottolineare anche nella recensuine.
GrAnde l'osservazione!

E all’inizio ho pensato anche a Nikita di Besson, forse la similitudine è un po’ tirata per i capelli?

Quella è più soggettiva secondo me ma ci puo benissimo stare.
Te gusta la casa de papel finora?

Notevole: costruita bene, un bel ritmo, tiene incollati allo schermo. Stupisce che sia una produzione spagnola!

Esattamente.
Concordo in pieno.
Buona visione.allora!

Ancora un post su una serie TV, ma questa volta me lo sono letto tutto d'un fiato.
Non la conoscevo e mi sembra accattivante come idea!!!
Prendere come riferimento Breaking Bad e soprattutto un mostro sacro come WW può essere un arma a doppio taglio: puoi solcare l'onda di una serie storica, ma dovrai sempre fare i conti con il paragone!

Il paragone non regge a livello qualitativo ma come impostazione del personaggio principale e dei colpi ad effetto ad egli legati la correlazione è immediata ed è stata validata anche dalle interviste del creatore della serie.
Una serie da cui mi aspettavo zero e che invece ha sopreso positivamente.

Accidenti ma perché non ti fai pagare da Netflix? Ero assolutamente indecisa su la casa de papel e ora non ho più alcun dubbio. Vado 😊

Sarebbe il lavoro dei sogni!
Se fino ad oggi mi consideravi un patito aspetta di vedere il mio post odierno e chiederai il ricovero per me :)

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