IN THE PAINT – Tim Duncan

in #ita6 years ago (edited)

Credete nel destino?

Se la risposta è no allora preparatevi a ricredervi perchè la storia, l'antefatto che ha portato Tim Duncan ad essere uno dei giocatori più forti, decisivi e vincenti della storia della NBA non può essere stata frutto del libero arbitrio.

Deve esserci stata una mano divina dietro tutto ciò.

Tim Duncan nasce a Christiansted il 25 Aprile 1976 nell'isola di Saint Croix.

Il basket non era nel suo destino, forse non era neppure nel suo orizzonte perchè il lungagnone caraibico era un discreto nuotatore, talmente discreto da essere a soli 13 anni parte del team di nuotatori che sarebbero approdati alle Olimpiadi del 1992 a Barcellona.

Avremmo potuto ammirarlo nella stessa vasca dello zar Alexander Popov insomma se non fosse stato per un doppio amaro scherzo del destino che cambiò per sempre la vita del giovane Duncan e incidentalmente quella di una cittadina del Texas per circa un ventennio.

Nel 1990 le isole Vergini vengono devastate dall'Uragano Hugo e la piscina che permette a Timothy di allenarsi fu letteralmente rasa al suolo.

Pochi mesi dopo l'amata mamma morì per un cancro al seno.

Duncan decise di ritirarsi dal nuoto agonistico.

Per puro caso gli fu affidato un pallone a spicchi dalla sorella.

Tutto il resto è storia.

Ecco, vedete, il libero arbitrio non ha avuto alcun ruolo in questa storia. Probabilmente qualche Dio ha semplicemente deciso che in Duncan avrebbe voluto reiterare se stesso su un parquet e cosi indirizzò gli eventi per far si che questo avvenisse.

Nel 1994 si iscrive alla Wake Forest University e da lì iniziare la sua cavalcata verso il draft NBA, non prima di aver conquistato il John Wooden Award nel 1997 grazie a cifre spaventose.

25 Giugno 1997.

Se chiedete ad un qualunque onesto cittadino di San Antonio (Texas) a cosa sia associata quella data vi saprà rispondere. E' il loro Columbus Day, il loro giorno del ringraziamento, il loro Natale.

Quel giorno a Charlotte i San Antonio Spurs chiamavano con la prima scelta assoluta Timothy Theodore Duncan da Wake Forest.

Si è appena scritta la prima pagina di una delle storie sportive più belle di sempre, ma ancora nessuno ne è al corrente, a parte forse una persona che risponde al nome di Greg Popovich.

Parlare di Duncan senza parlare di Popovich è come parlare di Romeo senza Giulietta, Starsky senza Hutch, Castro senza El Che.

Non sarebbe esistito l'uno senza l'altro.

Duncan, nella sua disciplina, nella sua intelligenza e grazie alla sua sterminata classe rappresentava l'argilla perfetta per consentire a Pop di plasmare la perfezione.

Da quel binomio nacque una franchigia che dalle ceneri è riuscita da allora sempre a centrare i playoff in quella che resta la striscia più lunga di ingressi consecutivi alle fasi finali.

San Antonio è divenuta una delle franchigie più titolate di sempre e di certo la più temuta della pallacanestro contemporanea grazie a 5 anelli vinti ed una serie innumerevole di successi firmati Popovich - Duncan.

E' stato coniato anche un detto:

Non scommettere mai contro i San Antonio Spurs

Un detto divenuto proverbiale e che ormai è parte del vocabolario degli addetti ai lavori.

La pallacanestro di Duncan è stata forse la più cerebrale che si sia mai vista.

Sul suo volto non traspirava alcuna emozione, gioia o sofferenza che fosse. La sua faccia era sempre la stessa, sia che stesse giocando una partita al training camp che gli ultimi istanti di una gara 7 delle finals.

Immagine priva di diritti di copyright

Una sfinge, espressioni talmente indecifrabili da far impallidire una spia del KGB negli anni della guerra fredda.

E, a dire il vero, Duncan aveva qualcosa della spia sovietica, aveva dei tratti che andavano ben oltre l'espressività. E' stato, di fatto, un rivoluzionario in incognito, un sovrano in incognito.

Un dominio silenzioso

Ha spadroneggiato per intere stagioni e noi quasi non ce ne siamo accorti.

San Antonio con lui ha:

  • Sempre conquistato i Playoff
  • Sempre vinto almeno il 70% delle partite disputate in stagione
  • 12 volte campioni di Division
  • Record di franchigia 67-15
  • Almeno 50 partite vinte in regular season ogni anno (a parte la stagione del lockout ovviamente)
  • 5 titoli vinti


Dal canto suo è bene ricordare che Tim abbia raggiunto traguardi che farebbero impallidire il gotha della pallacanestro mondiale:

  • 2 volte MVP
  • 3 volte MVP delle finals (secondo solo a Michael Jordan)
  • Rookye of the year
  • 15 volte nel quintetto NBA del'anno
  • 15 volte nel quintetto NBA difensivo dell'anno
  • 157 vittorie ai Playoff (secondo nella storia NBA)
  • 164 doppie-doppie ai Playoff (record all time)
  • 1001 vittorie insieme a Popovich (record all time)
  • 1158 vittorie complessive (dietro solo a Kareem Abdul Jabaar)


Un Copernico silenzioso del basket contemporaneo, un uomo che Darwin non si sarebbe aspettato di vedere.

Eppure lui era li, sornione, quasi inosservato, mai celebrato a dovere, sempre lontano dai riflettori ma sempre pronto a scalfire colpo su colpo le difese avversarie a suon di spallate e azioni dalla media distanza devastanti, pronto a innervosire e trucidare gli attacchi avversari a suon di piccole cose. Il risultato della tante, piccole e silenti cose fatte da Duncan in carriera hanno generato quei numeri favolosi, forse irripetibili.

Che eredità

Il binomio in campo con l'ammiraglio Robinson fu agghiacciante per gli avversari. Il duo era tosto come una miniera di acciaio in difesa e fluido come un torrente in attacco. 

Al ritiro di David Robinson furono Tony Parker e Manu Ginobili a consegnarsi alla coppia Pop-Duncan costituendo in campo uno dei terzetti più longevi e vincenti della storia della National Basketball Association.

Conterete sulle dita della mano le giocate spettacolari di Duncan. Un uomo chiamato concretezza ma che aveva una classe innata quando si trattava di servire i compagni e una facilità inspiegabile a giocare in post.

Non è un caso che nel 2009 sports illustrated lo elegge miglior giocatore degli anni 2000.

10 anni in cui si sono alternati sui campi della NBA mostri sacri come Lebron James, Kobe Bryant, Shaquille O Neal, Kevin Garnett, Paul Pierce e tanti altri ancora. Eppure silenziosamente è stato lui a finire in copertina, non a caso, senza che nessuno potesse eccepire alcunchè.

Duncan non è mai stato un centro classico, spesso ha giocato come classico centro, spesso come Ala Grande. Nella NBA moderna sarebbe il vostro lungo ideale, colui in grado di essere veloce nelle scelte, rapido mentalmente a dispetto di un fisico sovrastante che lo fa apparire lento e impacciato. Non fidatevi, le apparenze ingannano e lui è stato uno dei giocatori più efficaci e smart di sempre.

Ogni azione del caraibico è risultata enciclopedica. Prendete un frame a caso del ragazzo venuto dalle Isole Vergini e mostratelo ad un bambino: 

egli imparerà.

La sua "gioia" nel partecipare agli All Star Game era seconda solo a quella che lasciava intravedere ai microfoni.

Un antidivo per eccellenza che suo malgrado è diventata una stella o forse un pianeta attorno al quale tutta San Antonio, l'intera NBA ha dovuto orbitare per 20 anni fino a quando 2 anni fa ha deciso di smettere in quel maggio del 2016 dove il sipario sportivo calò e si apri quello dell'immortalità.



Un ringraziamento a @moncia90 per la bella iniziativa ed un saluto agli altri componenti del gruppo ristretto  @dopinthezone, @heyitshaas, @ElLoco7.

Aspetto vostri feedback!



Sort:  

Post ineccepibile su uno dei più grandi giocatori di sempre, da far vedere nelle scuole come esempio di basket puro, eleganza e signorilità! Un campione sia sul campo che nella vita!

Un gran signore del basket contemporaneo e temo uno degli ultimi "artisti" di un basket che fu.
Grazie del commento!

La mia prima canotta, portata con una indegnità di cui ancora mi rattristo. Gli Spurs delle Due Torri, con David Robinson (altro idolo), il titolo nella stagione del lockout. Tantissima roba.

Che spettacolo.

Molto probabilmente il mio giocatore simbolo. Un talento sui due lati del campo. Un giocatore silenzioso che ha fatto parlare molto spesso la palla rispetto alla sua bocca. I record ed i titoli ottenuti ne sono la conferma.
Grazie @serialfiller per averlo proposto.

Non conoscevo questa storia, lo ammetto, non sono un grande esperto di basket, ma il tuo post ha prepotentemente portato alla mia attenzione la brillante carriera di questo fortissimo cestista, e lo hai fatto in maniera molto forte e calorosa, complimenti per questo tuo ottima proposta, caro @serialfiller

Ti ringrazio @mad-runner, il fatto che tu non sia un grande esperto ma che abbia letto con piacere l'articolo mi rende molto orgoglioso.
Grazie.

Thanks my friend!

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