Giada tempo

in #ita6 years ago

La salma era arrivata alla camera ardente da un pò, ad accompagnarla mamma Emma e Adele.

Giada le raggiunse, le abbracciò, le guardò in silenzio prima di staccarsi nuovamente e nascondersi nel proprio dolore.

Non volle entrare. Non volle vedere suo padre disteso in una bara in compagnia di un sogno eterno.

Si era trasferita nella villetta sul mare per preservare i bei ricordi di una vita familiare quasi perfetta. Ricordi di un tempo che fu è vero ma che le avevano dato la forza di andare avanti e ricostruirsi una vita quanto più serena possibile.

Per la stessa ragione decise di non voler entrare nella camera ardente. Voleva ricordare papà Carlo con gli occhi lucidi di amore e il sorriso vivido di speranze. Quel corpo freddo sarebbe stato troppo da sopportare.

La notizia della morte del padre l'aveva travolta come un'onda alta 5 metri può travolgere un piccola boa. Non vi era rifugio che potesse metterla al riparo dalla sofferenza.

Giada, Emma e Adele trascorsero insieme tutta la notte, sveglie sul piccolo balconcino davanti alla terrazza.

Mamma Emma provò a sollevare le sue ragazze raccontando loro tante belle storie di quando erano piccole, cosi piccole da non poter ricordare alcunchè. Erano storie banali, storie commoventi.

Di fronte a queste storie raccontate con tenerezza Giada realizzò quanto fosse stato doloroso per sua madre separarsi da suo marito, quanto quel sacrificio avesse spezzato il cuore di una donna innamorata e devota. Realizzò allora che anche mamma Emma fece un sacrificio enorme e lo fece solo perchè papà Carlo aveva esortata a fare quelle scelte, per il bene delle sue 2 stelle.

Mamma Emma aveva subito una situazione suo malgrado, ne aveva pagato le conseguenze, era rimasta lì a dover consolare e indirizzare 2 figlie adolescenti senza nessun supporto. Giada aveva visto, molte volte, nella madre una donna indifferente, rigida e causa di quella situazione. Fu quella sera, sul balcone, alla vigilia del funerale di suo padre che la vide nuda per la prima volta, vide la sua anima, la sua sofferenza, il suo amore in tutta la sua splendida e accecante meraviglia.

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Parlò poco Giada ma più volte si avvicinò alla madre per dedicarle un abbraccio o uno sguardo amorevolmente triste. Quella notte era avvenuto un piccolo miracolo. Giada piangeva, piangeva ormai da quasi 3 giorni ma quella sera non erano le solite lacrime a solcarle il viso. Erano lacrime di accettazione per quello che era successo e di rinnovato amore verso l'unico genitore che le restasse.

Non avrebbe ripetuto l'errore fatto con suo padre. Questa volta sarebbe stata presente per sua madre, avrebbe messo da parte l'orgoglio e la timidezza e le sarebbe stata accanto in qualsiasi modo possibile.

Le sussurrò che sarebbe tornata a Parigi se avesse voluto, tanto "un pò di francese l'ho imparato" esclamò singhiozzante mentre la madre le accarezzava i capelli.

La madre sorrise ma non disse una parola, continuò ad accarezzarle i capelli e a farla sentire amata.

Era quasi l'alba quando rientrarono in casa per distendersi 2 ore sul letto prima che la camera ardente fosse aperta a tutti e loro fossero li con papà Carlo per l'ultimo saluto.

Alle 8:30 in punto si recarono sul luogo più triste per loro, quello dove avrebbero potuto per l'ultima volta essere loro 4 insieme. 

Giada chiese che la bara fosse chiusa in sua presenza. La madre la accontentò senza battere ciglio. Le usanze e le tradizioni non contano, conta solo l'amore, solo la famiglia.

Fino alle 9:30 non sarebbe arrivato nessuno. Ebbero un'ora per ricongiungersi un'ultima volta. Un'ultima rimpatriata di famiglia a pochi passi dal mare, a 2 isolati dalla casetta simbolo della loro felicità.

Stettero in silenzio, mano nella mano su una panca ai piedi della bara con una grande foto di papà Carlo solare e rassicurante. Sembrava fosse lui a vegliare sulle 3 ragazze della sua vita in quel momento.

Le luci erano spente e vi erano dei raggi di sole penetranti dalle 2 finestre nella parete destra della stanza. Poche sedie per amici e parenti ed un profumo di gelsomino a ripulire l'aria rendendola quasi eterea.

Quell'ora passò rapida ma sembrò eterna.

Era arrivato il momento di salutare.

L'arrivo della gente per porgere i propri rispetti ruppe il silenzio, adesso era il momento di lasciare che anche gli altri potessero commemorare il tanto amato quanto dimenticato Carlo.

La stanza si riempì, il tempo era scaduto, arrivarono 4 ragazzi in abito nero e cravatta a suonare il gong.

Bisognava issare la bara nel baule dell'auto funeraria e recarsi in chiesa.

Papà Carlo avrebbe voluto cosi. Era un credente vero ma non praticava molto. 

Le 3 ragazze chiesero di aprire la bara per un ultimo minuto. 

Giada si voltò per non vedere il volto del padre. Allungò la mano per appoggiare nella bara un libro, un libro che il padre le regalò qualche anno prima e che lei aveva letto tante volte. 

Non fare la sua stessa fine

Avvertiva papà Carlo ogni volta che vedeva Giada leggerlo. 

Vivi la tua vita!

"Lo farò" promise Giada mentre appoggiava "Il deserto dei tartari" all'interno della bara.

Lo farò Papà.
Te lo prometto.


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Un altro splendido capitolo!

Grazie mille ancora!

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