G.L.O.W. - Una Lotta Per L'Emancipazione

A ben guardare l'offerta televisiva di Netflix si viene sommersi da decine di titoli relativi a serie diversissime fra loro ma che hanno in comune sempre e comunque 2 cose: qualità ed originalità.

La piattaforma di streaming che ha sconvolto il mondo della tv negli ultimi anni è riuscita a produrre una serie di piccole perle senza forse mai centrare il capolavoro assoluto ma sicuramente sfornando più di un prodotto di nicchia in grado di conquistare una fetta di pubblico affezionata.

Quando l'anno scorso Netflix lanciò una serie in costume (nel vero senso della parola) ambientata a Los Angeles nel 1985 agli albori di quello che sarebbe diventato noto a tutti come il Wrestling femminile, in molti storsero il naso.

Perchè, in un panorama cosi ricco, si dovrebbero perdere ore intere a guardare una serie tv coloratissima con protagoniste delle donne intente a scimmiottare mosse di wrestling su una tv via cavo provinciale?

Effettivamente il richiamo non era di quelli che facessero perdere il sonno eppure oggi possiamo dire che quella storia di aspiranti wrestler donna abbia avuto un successo che ha quasi del clamoroso, diventando un piccolo cult ed inserendosi, inaspettatamente, tra le serie meglio fatte degli ultimi anni.

La serie in questione è G.L.O.W. (Glorious Ladies of Wrestling) e se non vi basta sapere che è una serie splendida allora provo a stimolarvi dicendovi che la protagonista è la meravigliosa Allison Brie che probabilmente riuscirebbe a farvi divertire ed emozionare anche in una serie dove lavora a maglia per 60 minuti a puntata.

Il concept è chiaro ma la narrazione si spinge ben oltre e se la prima stagione era stata una chicca la seconda assume i connotati di una perla rara.

Con G.L.O.W. Netflix riesce a ricreare un clima corale che avevamo già visto in Orange Is The New Black con una serie di donne alle prese con vite difficili ma non perdute che cercano riscatto in un nuovo show televisivo che sembra però non avere futuro.

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Attraverso gli occhi delle protagoniste assistiamo a quanto il mondo del lavoro negli anni '80 fosse distante da quello attuale e quanto la cultura dominante fosse tendente ad un maschilismo che portava ad oggettizzare le donne e vederle come uno strumento da utilizzare per arricchirisi o semplicemente divertirsi.

Un'autentica mazzata una delle scene della seconda stagione nella quale la protagonista Ruth viene invitata dal produttore dello show a cena con il falso pretesto di discutere del futuro radioso del suo personaggio salvo poi scoprire che il tutto era stato pianificato solo per poter portare avanti una prestazione sessuale coercitiva.

E boom.

In 5 minuti sembra di assistere ad una summa di quello che il caso Weinstein è stato.

5 minuti ed una solo e intensissima scena (grazie Alison Brie a proposito) che mettono a tacere tutte quelle voci che senza un minimo di contestualizzazione hanno osato urlare ai 4 venti che "se vuoi scappare puoi scappare ed impedire lo stupro".

Solo quella scena e la costruzione di quella scena valgono il prezzo del biglietto. Un microcosmo innestato dentro l'universo di G.L.O.W. che in pochi minuti acquista forma e vita riuscendo a raccontarci qualcosa di grande attraverso il piccolo.

Uno dei grandi pregi di G.L.O.W. è proprio l'essere riuscita a mantenere saldamente i piedi a terra e contestualmente essere riuscita ad incapsulare nella storyline principale tante piccole storie che vanno dalla donna in carriera alla madre dal doppiolavoro, dalla clandestina all'attrice dai sogni infranti, dal rapporto padre-figlia all'ipocrisia del business. A livello macro poi si assiste ad una disserzione sempre leggera ma non per questo meno ficcante sull'omosessualità, sulla disfunzionalità dell'amore, sul consumismo e tangenzialmente sull'american dream nella sua forma più becera.

Il cast funziona ed ogni incontro di wrestling si serve di mosse spettacolari e verosimili che ci permettono di assistere ad una lotta nella lotta, spettatori di uno spettacolo che è show di se stesso in primis. L'ottava puntata della seconda stagione è perfetta in questo, portandoci dentro lo show e rendendoci spettatori di uno spettacolo che in realtà è dentro la serie e che diventa esso stesso la serie in quei 30 minuti.

La serie è configurabile come dramedy non essendo ne una vera e propria comedy ne un drammone di quelli veri, il tono è scanzonato ed il sorriso spesso fa capolino di fronte agli sfoghi di Zoya la Destroya, l'imponenza di Welfare Queen e la solarità Macchu Picchu, passando per l'americanità di Liberty Bell e gli sfoghi di Sam in cabina di regia, il tutto condito dagli esilaranti commenti "tecnici" di Bash Howard.

La seconda stagione si è appena conclusa e come detto è stata un successo, avvalorato anche dalle nomination ai prossimi Emmy Awards.

La serie è stata gia rinnovata e con il finale della seconda stagione sembra avere gia indirizzato la storia verso nuovi racconti.

Non resta che aspettare il ritorno delle gloriose ragazze del wrestling e ricominciare a lottare con loro.