Gli abbracci

in #ita4 years ago

Scrisse Musica. Articolò un suo pensiero, donandolo a se stesso, lungo il sentiero che portava alla conclusione della sua Sinfonia n. 12. Queste le sue parole:

«La nuova Sinfonia, la dodicesima della mia esistenza, è giunta al terzo Movimento, lo Scherzo, nella tonalità d’impianto di La diesis minore, nel ritmo ternario che contraddistingue la suddetta forma. I primi due Movimenti, che recano i titoli «Martoriata landa» e «La successione dei passi» li ritengo conclusi. Oggi ho imbastito alcuni orditi per il terzo Movimento e, sebbene non l'abbia concluso, sono a buon punto. La Sinfonia è piena di suoni diversi. C’è anche un pianoforte che dialoga con l’orchestra. I miei costrutti armonici li sento carichi di sfumature policromatiche. Il suono complessivo delle varie linee crea un’atmosfera intensa, che ben si adatta alla sublimazione dei miei pensieri. C’è un mondo di emozioni in questa composizione».

Aveva letto una considerazione di Mahler su come dovesse essere una Sinfonia e l'aveva trovata particolarmente interessante, perché quello era il modo in cui lui intendeva la Musica. Era giunto, quella domenica, a chiudere il terzo Movimento della sua Sinfonia «Nel sentiero», ed era davvero fiero dei suoi suoni. Quel genere di composizione, come lo intendeva lui, doveva essere pieno di Vita. Celebrare un mondo. Racchiudere un cosmo. Svelare una visione. L'artista era nel suo studiolo, protetto dalle solide mura della sua casa, avvolto nell'affetto dei ricordi della sua nuova esistenza, che gli pareva così bella. Stava riascoltando il terzo Movimento della Sinfonia, che aveva intitolato «Gli abbracci», perché lui, lungo il tratturo della sua crescita, alla fine del periodo di difficoltà, aveva trovato gli abbracci preziosi della sua Sinéad e di suo figlio, riscoprendo la Bontà della propria madre. La composizione gli sembrò perfetta. Non aveva altro da aggiungere o modificare. Il giorno dopo, si svegliò bene e dopo la colazione si mise a comporre il quarto Movimento. Trovò un tema iniziale, che gli piacque molto e si ritenne soddisfatto. Poi aggiunse altre unità compositive, alcuni ritornelli e, in totale, scrisse più di mezz'ora di musica. Salvò il file e lo riascoltò. Era davvero bello. Si emozionò. La sua scrittura si era raffinata, in tutti quegli anni, grazie ad un duro lavoro di ricerca. Corse a scrivere su Facebook la sua gioia, vergando queste parole:

«Oggi pomeriggio ho concluso la mia ultima opera, Sinfonia n. 12 - "Nel sentiero", terminando il quarto Movimento. Ho riascoltato il lavoro provando una profonda sensazione di benessere. Prossimamente posterò questa Musica. Ho realizzato che, negli ultimi dieci anni, il mio linguaggio musicale si sia evoluto. Sono più libero ritmicamente. Scrivo armonie con più sfumature che creano un senso di moto. Scelgo gli strumenti con maggiore consapevolezza. Credo che nelle mie composizioni sia nato un cosmo, fatto delle emozioni che vivo. Gli stessi pensieri dimorano dentro e dietro le note. Sono convinto che non potrei fare di più, in questo momento. Domani chissà? La Sinfonia è degna. I temi si succedono fieri, congiunti da ponti, a tratti, mentre, altre volte, le idee musicali si alternano con possanza, senza apparenti legami interni. C'è una speranza in questa composizione. C'é il desiderio di una Vita bella per tutti, con un messaggio universale di coraggio e forza. Auguro ai miei amici buona cena! Buon vento, Marineros!».

Quella mattina, era nel silenzio del suo studiolo, che lui adorava. Era giunto il momento di mettere in rete la sua opera. Voleva riascoltare il quarto Movimento scritto meno di ventiquattro ore prima. Era ancora presto per condividere la sua Musica. Voleva essere certo che non vi fossero parti da correggere, sebbene nelle sue composizioni, di solito, una nota scritta era per sempre, perché lungo era il processo che portava a concepirla. Raramente cancellava qualcosa che aveva scritto. Di solito, quando concepiva un suono, aveva una idea dominante che lo aveva portato a sentire dentro di sé quel tipo di nota, con quel valore ritmico, con quella frequenza, affidata a quel preciso strumento. Come aveva scritto sul social network, la sua fase creativa musicale si stava sviluppando. A furia di provare e osare, i suoi costrutti erano diventati sempre più arditi. Sempre più espressivi. Sempre più cristallini. Nella Sinfonia n. 12, c'era il cosmo cui faceva riferimento Mahler: un mondo intero di emozioni. Quel lavoro aveva anche una dimensione significativa. Raggiungeva la durata complessiva di un'ora, quarantanove minuti e quarantotto secondi. Il primo e il quarto Movimento erano degli adagi, mentre il secondo si palesava come un Allegro e il terzo, lo Scherzo, come un Andante. Seán aveva avuto così tante cose da dire che la Sinfonia aveva assunto una estensione ragguardevole. Sognò ad occhi aperti che le sue note riecheggiassero lungo tutte le scogliere d'Irlanda... Affidò la sua ultima opera al web e scrisse queste parole sul suo sito personale:

«Oggi posto la mia nuova Sinfonia, la dodicesima della mia produzione. Sono orgoglioso di questa ultima opera, che si è sviluppata negli attimi di libertà durante un fine-settimana a casa di mia madre ed è proseguita poi a casa mia, in una decina di giorni di attività intensa. La Sinfonia ha una estensione importante: quasi un'ora e cinquanta minuti di durata. L'opera reca un titolo, «Nel sentiero», dacché è lungo il percorso che mi ha condotto fino a qui che io mi sono scoperto creativo. Il primo Movimento si intitola «Martoriata landa», perché ritengo che, nei secoli, la mia terra sia stata calpestata in nome di un progresso che non ha portato la gente a stare bene. Dopo una apertura affidata agli archi, si erge una sezione per pianoforte solo con note ribattute e accordi potenti, cui rispondono gli ottoni, dipingendo agglomerati intensi, che cedono il passo ad una successione discendente delle viole. La risposta di tutti gli archi è immediata. Inizia quindi una parte che ho pensato come meditazione, dandole il titolo di «Martoriata landa», che poi ho mutuato per definire l'intero primo Movimento. È una sezione in tre. Si creano onde, in cui le dissonanze sono in primo piano. Questa è la parte che ho composto a casa di mia madre, al pianoforte che mi lega indissolubilmente all'immagine di mio padre, che me lo regalò quasi trent'anni fa, con mio immenso stupore. Lui amava sedersi sulla sua poltrona ed ascoltarmi suonare Bach e Chopin, con qualche canzone dei Pink Floyd a spezzare l'equilibrio dotto delle mie esecuzioni. L'unità per pianoforte, concepita come meditazione, è il fulcro del primo Movimento. Tutto ruota intorno ad essa, in un forte assetto sinfonico. Alla prima parte, «Martoriata landa», in minore e piena di sfumature dissonanti, si contrappone una seconda struttura, che ho intitolato «L'approdo», in maggiore, perché ogni cammino dovrebbe concludersi con la prospettiva della Luce, calda, avvolgente, rassicurante, alla quale esporre il proprio corpo nudo di essere umano. Gli agglomerati accordali del pianoforte sono tutti densi, forti, carichi di vitalità. Ad un certo punto, lo strumento solista riprende la successione discendente delle viole, per poi lasciare campo ai legni, che ergono un maestoso muro di elementi acustici, con una breve parte solista affidata ad uno strumento a fiato. Si ripropone quindi il primo Tema del pianoforte, che definirei «Idea A». Le note ribattute hanno una loro natura intrinseca che rimanda ad alcune pagine del Romanticismo tedesco. In una sorta di grande ritornello, torna la sezione per archi con cui il Movimento si apre. Gli archi, successivamente, rielaborano il Tema di «Martoriata landa» che era stato affidato al pianoforte, come a dire che quell'unità abbia un peso rilevante nell'economia complessiva del Movimento. «Martoriata Landa» intende essere la descrizione di una Possibilità: quella di vedere fiorire la propria terra e i suoi abitanti. Continuano le note ribattute del pianoforte, cui rispondono i legni con melodie raffinate e un solo di corno inglese, su cui si installa un intero tessuto di suoni. Una nuova idea per pianoforte prende corpo, in un ritmo ternario, che, di fatto, è il metro ritmico fondamentale dell'intero Movimento, alternato a parti in quattro che lo bilanciano. A riascoltare ora i legni, mi sembra che piangano, con quelle loro successioni di semitono. Si apre una unità per archi, in tre, cui segue la parte per pianoforte con le note ripetute e gli accordi pieni di carica vitale. Il Movimento è un Adagio, scandito dalla successione dei secondi in un minuto, metronomo sessanta. Gli ottoni, in tutta la Sinfonia, avranno sempre la medesima configurazione, attraverso la quale splendono in architetture maestose, dipingendo un affresco dalle forti tonalità cromatiche. Sono le trombe, i corni e le tube che danno al Movimento un senso di grande speranza. Segue la coda, affidata, come spesso faccio, agli archi, con lunghe note tenute. Il secondo Movimento è invece un allegro sostenuto, con figurazioni ritmiche che sobbalzano, fra i tasti di un pianoforte saltellante. Il titolo dell'unità è «La successione dei passi», dacché solo muovendosi nello spazio dell'esistenza si possono raggiungere mete. La stasi non porta da nessuna parte, se non ad affermare la propria zona di appartenenza, in cui non succede mai nulla. Al pianoforte segue una parte per archi, rapida, leggera, come nuvola. È nei passi che ho trovato benessere, anche quando la destinazione sembrava lontana. Gli ottoni rispondono con note lunghe. Dopo una breve successione con il violino solista, torna il pianoforte, su cui si ergono due strumenti ad arco: la viola, che, con il suo timbro scuro, commenta le armonie dello strumento a tastiera ed il violino, che si muove in una linea melodica piena di dissonanze. Si ripropone l'idea iniziale del pianoforte, il «Tema A» del Movimento. «La successione dei passi» è piena di vigore. Serpeggia l'indecisione dell'individuo, a tratti, davanti alle decisioni importanti del suo sentiero, ma le risposte sono tutte positive. Un solo di flauto traverso brilla per lucentezza. La risposta degli altri legni è maestosa. Riprende il «Tema A» del pianoforte, vigoroso, ritmato, in un tempo allegro attraverso il quale le note rapide si alternano ad attimi di riflessione con lunghi accordi. Nella seguente sezione dei legni, si trova una successione modale, affidata a tre strumenti che si rincorrono, per poi lasciare spazio ad una piccola parte di accordi tenuti. In tutto il Movimento sono presenti parti di note ribattute, che creano un preciso momento di moto, verso l'approdo, che è la completa realizzazione dell'individuo: l'Identità. Gli ottoni rassicurano l'ascoltatore, prima della riproposizione del «Tema A» del pianoforte, che è la sezione che conduce in avanti tutte le forze insite nella partitura. Ho fatto ampio uso del principe degli strumenti a tastiera, perché mi trovo molto bene ad affidargli i miei costrutti. Lo faccio cantare, fra melodie ed armonie, e questo mi gratifica non poco. Le successioni veloci delle note, nel Movimento, sono tutte funzionali alla descrizione degli istanti in cui l'essere umano si muove rapidamente lungo il suo sentiero, con il desiderio di vedere ove conduca il proprio cammino. Il solo di flauto traverso è nato da una improvvisazione del momento. Mi sembrava giusto affidare allo strumento, che ho tanto studiato, una idea importante. Nel terzo Movimento, «Gli abbracci», l'individuo scopre la Bellezza di donarsi pienamente ad un altro essere umano, cingendolo con le proprie braccia. La tonalità d'impianto è abbastanza desueta: La diesis minore. Il Movimento si apre con una progressione per archi cui rispondono gli ottoni. C'è stupore, dietro alle note. L'essere umano, dopo un lungo peregrinare, trova un altro individuo, che gli fa da specchio, gli narra la Bellezza del proprio codice interno, leggendolo, con profonda meraviglia. In questa Sinfonia, i legni costruiscono le mura di un edificio splendido, un vero e proprio tempio. Il terzo Movimento è in forma di Scherzo, in un ritmo ternario ed in esso si succedono diverse idee, molte delle quali hanno tratti consolatori. È un Andante sostenuto, metronomo cento. Il Tema conduttore rimane quello dell'apertura degli archi, riproposto più volte, fino alla fine. I contrabbassi danno profondità alle armonie, ben radicate, come a voler significare che l'individuo debba ben sapere quale sia la propria origine, prima di spiccare il volo. Il ritmo ternario torna un po' ovunque, nella Sinfonia e, probabilmente, ne è il metro fondamentale. Lo Scherzo si muove su una serie di armonie capaci di spingere in avanti l'intera struttura portante del Movimento. Gli abbracci vengono descritti con Amore. Agli archi viene affidata la parte più affettuosa dello Scherzo. Segue una sezione in cui il ritmo è caratterizzato da timpani e batteria. Il tempo della Sinfonia è variopinto. Ho lavorato molto sulla concezione ritmica dei vari Movimenti. È al pianoforte che viene affidata la parte in maggiore, quella che esprime la felicità degli abbracci. C'è una sorta di incredulità, nell'uomo, quando, dopo tanto patire, egli incontra l'Amore vero. Lo Scherzo intende sottolineare questa condizione, che l'individuo supera quando percepisce l'autentico calore umano dell'unione con chi ha deciso di amarlo senza alcuna resistenza, dinamica che gli fa decidere di affidarsi completamente a quella dimensione di estasi. Il quarto Movimento si intitola «Identità», perché ho pensato molto a ciò che rende un individuo sano e non distruttivo. A dire il vero, lungo la partitura, il mio pensiero è andato alla Possibilità che ogni essere umano possa vivere felice e, in questo senso, tutta la composizione è animata da una forte speranza, irriducibile. Questa parte della Sinfonia contiene anche una sezione per tastiera, violino e viola, in Mi bemolle maggiore. Il tema iniziale torna diverse volte nel corso del Movimento, accompagnato dal suono aulico dei timpani. L'uso dell'orchestra è pieno. Gli ottoni creano armonie ardite. Il «Tema A», con cui il Movimento esordisce, è affidato agli archi, in un ritmo puntato. Seguono poi i legni, in una unità nella quale un breve inciso viene affidato al clarinetto in Mi bemolle, strumento che amo. «Identità» rappresenta un combattimento e in essa vi è la certezza che si possa vivere tutti insieme nella Bellezza, contemplando Pulcritudine in ogni sua forma. Il «Tema A» si ripropone sempre con lo stesso vigore. È esso a creare il passo del Movimento, con la sua natura forte. I legni rispondono costituendo un muro di suoni. Al «Tema A», si alternano ottoni e legni, che, rispondendo, forgiano una serie di agglomerati che stemperano la natura combattente dell'esordio degli archi, che d'un tratto, si producono in una serie di note in ritmo ternario, che sfociano in sezioni di legni ed ottoni. L'Identità è, di per sé, una dimensione nuova dell'essere, ma non può essere raggiunta se non con un percorso. Riprende il «Tema A», che, ad ogni riproposizione, diventa sempre più incisivo, caratterizzando definitivamente il Movimento. C'è anche una sezione affidata a flauto, viola e tastiera, in cui si espone una idea musicale nuova. Nella parte conclusiva del Movimento, nasce una sezione Rock, con chitarra elettrica solista. L'atmosfera descritta è quella di una rivelazione, dacché l'Identità è un prodigio che tutti siamo chiamati ad esperire. Alla parte Rock segue la coda finale dell'intera Sinfonia, affidata agli archi, che delineano quattro armonie prima di affermare l'accordo ultimo del lavoro, maggiore, come la gioia di essere vivi e poter fare belle esperienze. L'opera, nel suo complesso, narra di Vita vissuta. Di crescita individuale. Di Possibilità. C'è un cosmo al suo interno, proprio come insegnava Mahler. Sono soddisfatto della mia opera. C'è un concept al suo interno. C'è un percorso. C'è la gioia. Affido questo lavoro al web, nella speranza che qualcuno ci si possa ritrovare dentro. Buon vento, Marineros!».

massimilianofolegatti.eu

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