Una scelta importante [the neverending contest]

in #ita6 years ago


Immagine CC0 creative commons

Quando la mia storia con Enrico finì la mia vita vacillò. Io, abile equilibrista in tutte le occasioni, persi il controllo e fu come cadere nel vuoto senza rete. Quella sensazione di precipitare senza respiro, senza fine, mi svegliava la notte e non mi faceva più dormire. Sette anni buttati nel cesso. Mi ero trasferita nella sua città perchè ci era sembrata la cosa migliore e ora rifacevo le valige per tornarmene a casa e chiudere tutte le porte, perchè non volevo neanche rischiare di incontrarlo per sbaglio. Avevo quarant'anni e restai un bel po' di tempo chiusa nella mia tana a leccarmi le ferite. Ma c'era una voce prepotente dentro di me che non mi dava tregua: volevo un figlio, e per quanto negli ultimi anni io ed Enrico ci avessimo provato, non era arrivato. Avere un figlio era l'unico desiderio che avevo, il pensiero di diventare madre era l'unica motivazione che vedevo per la mia vita. Ma ero sola. Una triste, sfigata, zitella, donna single. Ah no, questa volta non mi sarei arresa, questa volta avrei lottato per il mio sogno. E così, scartata l'idea di usare il sesso con uomini rimorchiati a caso in un pub per tentare di restare incinta, cominciai le mie ricerche sulla fecondazione assistita che mi sembrava l'unica opportunità possibile per me. Feci subito, e contemporaneamente, due pessime scoperte: in Italia la legge 40 non permetteva alle donne single di accedere a procedure di pma (acronimo per Procreazione Medicalmente Assistita) e, ancora peggio, l'esame del sangue che avevo fatto per misurare l'ormone AMH diceva che la mia riserva ovarica era bassissima, ovvero che restare incinta con i miei ovuli era praticamente impossibile.
La mia caduta nel vuoto continuava senza tregua. La decisione, già difficile di per se stessa, si stava rivelando un percorso ad ostacoli. Forse il destino era contro di me, forse Qualcuno mi stava mandando dei segnali per mettermi in guardia, per dirmi che stavo facendo dei progetti più grandi di me, che stavo andando contro il naturale corso delle cose.
Per fortuna avevo una ginecologa santa e paziente.
-Giulia, non si demoralizzi. A differenza dell’Italia, in altre parti dell'Europa, con una legislazione diciamo … illuminata, permettono la fecondazione assistita anche alle donne sole. Parliamo di paesi come la Spagna, l’Inghilterra, la Grecia, il Belgio.
Ma cosa ancora più importante, tramite la tecnica della fecondazione in vitro è possibile utilizzare la donazione di entrambi i gameti, ovvero sia ovuli che spermatozoi i quali sono uniti in laboratorio e gli embrioni già fecondati vengono trasferiti nell’utero della donna ricevente. Non le nego che i costi sono elevati, ma si può fare. Può ancora scegliere. -
Feci un rapido calcolo: fra viaggi, esami, fecondazione e cure preliminari si parlava di una cifra poco al di sotto dei 10.000 euro. Soldi che io non avevo, merda. Merda.
La guardai: non sapevo se essere grata, disperata, felice. Di sicuro ero confusa, la mia testa, ma anche il mio cuore, erano colpiti da tsunami grado mille.
-Io lavoro con i colleghi di una clinica di Barcellona, prenda questi materiali e si dia il tempo per decidere. Ovviamente può scegliere qualsiasi altro posto lei desideri. Poi torni e valutiamo insieme cosa fare. E Giulia, per favore, faccia anche un percorso con uno psicologo: non deve reggere tutto questo peso da sola. -
Aveva ragione: dovevo parlare con qualcuno. Lo volevo davvero? Sapevo a cosa stavo andando incontro? Stavo solo riempiendo un vuoto? Ero solo una stronza egoista a volere un figlio a tutti i costi? Come avrei trovato i soldi per farlo? E come mi sarei mantenuta dopo? Era giusto fare un bambino senza padre? Neanche gli ovuli sarebbero stati miei: di chi sarebbe stato figlio questa creatura? Lo avrei amato allo stesso modo o questo pensiero mi avrebbe perseguitato per sempre? A chi sarebbe somigliato? Lo avrei riconosciuto guardandolo per la prima volta? Sarebbe stato sano? Cosa gli avrei detto quando mi avrebbe chiesto perchè non aveva un papà? E se dopo tutto questo casino non fossi neanche rimasta incinta? Lo avrei sopportato? Questa strada mi stava mettendo alla prova più di quanto potessi immaginare.
Dopo qualche giorno andai a prendere un caffè con Elena, l'unica amica a cui avevo confidado la mia folle idea e tutte le mie preoccupazioni. Non dimenticherò mai quel momento. Mentre io straparlavo senza capo ne coda, Elena mi prese la mano e mi guardò negli occhi:
-Ti presto io i soldi – mi disse – e se necessario verrò con te a Barcellona. Meglio rimorsi che rimpianti, dicono, non è vero? -.
-Non posso accettare … non so neanche quando potrò restituirteli ...- balbettai.
-Giulia, se restano lì saranno solo soldi. Se tu li prendi potrebbero trasformarsi in una piccola vita umana. Lo trovo meraviglioso. Permettimi di aiutarti. E basta paranoie: sarà figlio tuo, perchè tu lo hai voluto, con tutta te stessa. - mi rispose Elena con convinzione.
-E perchè Barcellona? - chiesi curiosa.
-Perchè è bellissima. Perchè la clinica mi sembra ok e perchè te l'ha consigliata la tua ginecologa.-
Elena rise e io mi sentii improvvisamente leggera dopo tanto tempo.
Il sostegno di Elena diede la spinta finale alla mia decisione: non sarei mai stata in pace con me stessa se non ci avessi almeno provato. Non ero ottimista. Anche se le statistiche erano abbastanza buone non mi illudevo, ma dovevo tentare.
Elena fu di parola: mi sostenne durante la terapia ormonale, mi accompagnò alla prima visita al centro di fecondazione assistita di Barcellona, mi fece conoscere ogni angolo della città facendomi divertire un sacco, perchè ridere, diceva lei, aumentava le probabilità di riuscita!
Poi arrivò il gran giorno: due embrioni fecondati, sani e giovani, furono impiantati nel mio utero. Dovevo aspettare due settimane per sapere se almeno uno sarebbe sopravvissuto, se si sarebbe attacccato saldamente alla vita, a me. Decisi di passare quel tempo a Barcellona e mi innamorai di questa città, dei suoi colori, del profumo nell'aria, della sua arte, di Gaudì e Picasso, il Parc Guell, il quartiere gotico, il mare della Barceloneta … qualsiasi fosse stato il risultato del test di gravidanza avevo deciso: avrei cambiato vita e mi sarei trasferita a Barcellona. Non avevo più paura.



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Come è finita?
Dopo quattro anni guardo le mie splendide gemelle catalane, Blanca e Marisol, che sono il miracolo più bello che abbia mai visto e che un poco mi assomigliano pure. E' proprio vero: il cuore di una mamma con i cromosomi non ha nulla a che fare, le amo follemente e non riesco a immaginare la mia vita senza di loro. Inoltre lavoro nella clinica di fecondazione assistita dove tutto ha avuto inizio, svolgo attività di counselling nella fase di accoglienza delle mamme o delle coppie che stanno decidendo se percorrere il mio stesso percorso. Penso che non potrei essere più felice.
E Elena? Elena, che veniva a farci visita ogni volta che poteva e che nel frattempo si è anche innamorata di un mio vicino di casa, mi ha telefonato ieri sera super agitata:
-Ciao Giulia ho una grossa novità. Esteban mi ha chiesto di andare a vivere con lui: vengoooo a Barcellonaaaaaa !!!!!!! e Giulia devi aiutarmi: sono incintaaaaaa !!!!!! che ne pensi ?? -
Penso che si può sempre essere un po' più felici e che con Elena qui la mia famiglia sarà al completo.


Il racconto trae spunto da una storia vera.


in partecipazione a:
theneverendingcontest n° 6 S1-P2-I1 - Contest di @spi-storychain


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Keep steeming for a better tomorrow.
@Acknowledgement - God Bless

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Si può sempre essere un po' più felici...

se restano lì saranno solo soldi. Se tu li prendi potrebbero trasformarsi in una piccola vita umana.

E per una volta, i soldi fanno la felicità!

Molto bello.

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hai proprio ragione @pawpawpaw a volte anche i soldi servono! Anche se molti dicono che "così è come comprarsi un figlio"... ma quante cose ben peggiori l'uomo compra e dispone nei peggiori dei modi? Non capisco come si possa condannare concepire in modo diverso da quello canonico, certo si può non essere d'accordo, ma non condannare. Io le trovo donne coraggiose.
grazie di seguirci sempre !

La penso esattamente come te! Si dice che i soldi non fanno la felicità, ma non è sempre vero!!!
Donne più che coraggiose!

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Tra i vari temi divisivi collegati alla riproduzione, siete sicuramente riusciti a sceglierne uno tra i più spinosi. Il racconto è comunque molto bello e se nella storia vera a cui è ispirato “Giulia” è riuscita veramente a rifarsi una vita in una nuova città, incinta e con pochi risparmi da parte, tanto di cappello!

P.S. Gli altri racconti li leggo sempre lunedì mattina: giuro che non vi ho copiato il nome.

Grazie @steam.erotic ! "Giulia" ci è riuscita davvero e sono fiera di avera un'amica così!

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