Racconto di una casetta dal tetto ondulato

in #ita6 years ago (edited)

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Passeggiando per i villaggi e le piccole cittadine del Cile patagonico, uno dei tratti che ci ha colpito ed incuriosito di più riguarda l'essenzialità dell'"architettura", anche se tale parola suona un po' altisonante per costruzioni che noi occidentali definiremo catapecchie e non certo case abitabili. Ci chiediamo spesso come in queste scatolette di latta ci si possa vivere. In queste regioni piovose non sembrano il miglior riparo per trovare protezione dall'umidità e dal freddo.

Abbiamo sperimentato anche noi a dormire sotto un tetto di alluminio ondulato e prima di riuscire a prendere sonno, il conteggio delle gocce di pesante pioggia che si infrangeva con fragore avrà superato di molto qualche gregge di pecore insonni.

Eppure dietro tali sottili pareti si cela la vita di persone umili e volenterose, che condivide la quotidianità, anche se in ristrettezze, con un'unità e senso della famiglia che noi andiamo perdendo, ormai eternamente isolati davanti ai nostri aggeggi elettronici.

Anche questa casetta dal tetto arrugginito, dall'aspetto alquanto modesto, racconta la vita dei suoi inquilini. Ha un numero civico come ogni qualunque casa ed un bidone per l'immondizia che denota un certo grado di civiltà ed ordine. La bicicletta è indizio di dedizione verso la prole come l'orsetto alla finestra.

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All'altra finestra c'è una decorazione natalizia con la foto di una bambina, forse un affetto prematuramente scomparso.

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In alto un cartello che è una presa di posizione contro la violenza sulle donne. Pochi elementi che parlano per la famiglia che non vediamo, ma immaginiamo e presumiamo felice ed unita nella loro piccola casetta.

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