Parole sospese #4

Tutti noi siamo alla ricerca della felicità nella nostra vita, ancora se forse non abbiamo capito che cosa sia, ma speriamo di incontrarla, prima o poi.
La parola “felicità” deriva dal latino felix-icis, dove la radice “fe-” indicava abbondanza e prosperità, in senso morale prima che materiale.
Per i greci invece il concetto di felicità era sinonimo di “bene”, un bene però che era concesso o negato all'uomo a seconda della benevolenza degli dei.

A volte ci diamo un gran daffare per afferrarla, altre volte invece sembra che facciamo di tutto per evitarla, quasi avessimo paura di sperimentarla. Ma quasi tutti concordano nel dire che è qualcosa di effimero, momentaneo, passeggero: ne sono testimonianza i detti come “Carpe diem” (cogli l'attimo) o “Meglio un uovo oggi che una gallina domani” come per suggerirci di non aspettare troppo, di prendere quel famoso treno che domani non si sa se passerà.

Una cosa però è certa: la felicità è soggettiva. Certo potremmo scrivere un saggio sulle emozioni e dire che la felicità è uno stato emotivo che si delinea in assenza di dolore, spesso insieme a stati d'animo positivi come l'essere appagati e soddisfatti dal punti di vista personale o lavorativo, l'aver raggiunto una qualche forma di successo o la soluzione a un problema che ci tormentava.
Ma la felicità è qualcosa che percepiamo solo noi, a modo nostro, è la capacità di ognuno di noi di godere di quello che abbiamo in ogni momento della giornata, l'attitudine a riconoscere il bello nella vita, sentire che, anche se siamo piccole cellule, facciamo parte del tutto universale.

Per me è un brivido intenso che scuote il pensiero, è uno sguardo d'amore che abbraccia l'anima, è un tango passionale, è un cielo pieno di stelle, è la voce di un amico che mi chiama.

La foto è dell'autore.