Ma che stress!

in #ita6 years ago (edited)


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Hai mal di testa? Colpa dello stress!

Hai la gastrite? Colpa dello stress!

Ti è spuntato un nuovo ciuffo di capelli bianchi? Colpa dello stress!

Ti è cresciuto un brufolone in mezzo alla fronte? Colpa dello stress!

Non dormi bene? Indovina? Bravo, colpa dello stress!

Diciamocelo pure, oramai non c'è cosa che non imputiamo allo stress, e anche il dottore quando non c'è causa organica a qualche dolore ci dice che il problema è lo stress! Siamo esseri umani stressati, che vivono in una società stressante, destinata ad esplodere, o implodere, a causa dello stress, come una bomba che ha i minuti contati: quando arriva la fatidica goccia che fa trabbocare il vaso, boom, salvati cielo!

Ma vediamo più da vicino questo fenomeno da un punto di vista psicologico.

Lo stress viene definito “come la condizione in cui si viene a trovare un individuo quando è ostacolato nella soddisfazione dei propri bisogni, desideri o aspirazioni. Questo ostacolo può essere temporaneo o permanente, ma l’individuo l’affronta con uno stato emotivo caratterizzato da tensione, stanchezza irritabilità” - Alessandro Ricci.

Noi cerchiamo, per nostra natura, un'armonia interiore che tali ostacoli vanno invece a minare: lo stimolo stressante che incautamente va a modificare l'equilibrio dell'organismo umano si chiama stressor. E già qui si apre un mondo: lo stressor può avere origini molto diverse a cui noi di sicuro non pensiamo nel momento in cui esso ci appare, per noi è semplicemente molto fastidioso e irritante. Ma andiamo a conoscere meglio lo stressor, che si presenta in varie modalità:

  • interno a noi stessi, come per esempio un malessere, una preoccupazione, l'insonnia;
  • esterno, che deriva dall'ambiente in cui ci troviamo, come per esempio un problema lavorativo, un caldo esagerato, il traffico;
  • positivo: sembrerà strano ma anche eventi positivi portano stress, pensate per esempio al matrimonio o a una promozione lavorativa;
  • negativo: il caso più classico come per esempio una malattia oppure perdere documenti importanti;
  • tangibile: ha delle conseguenze reali nella nostra vita come avere poco denaro o dover rifare un lavoro eseguito male;
  • emozionale: è legato al mondo delle relazioni come per esempio una litigata con un amico oppure avere dei problemi in famiglia.

    Una volta definito lo stressor è più facile comprendere come lo stress sia la risposta di adattamento dell'organismo agli stressor. Stress è una parola inglese che significa sforzo, ed è stata scelta perchè per l'individuo è faticoso affrontare queste situazioni che implicano notevole sforzo e impegno da parte nostra. Infatti ciò che succede è che spesso percepiamo alcune situazioni molto difficili da superare, come se fossero superiori alle nostre forze. In buona sostanza si tratta della percezione di uno squilibrio tra le capacità possedute dal soggetto e quelle richieste dall’ambiente per fronteggiare gli stressor. Pensando di non essere in grado di superare alcune difficoltà lo stress viene vissuto con uno stato emotivo ansioso, caratterizzato da stanchezza, tensione e irritabilità.

    Ma, anche in questo caso, non tutto il male viene per nuocere. Infatti, oltre all'evidente stress negativo (chiamato “distress” dal greco dys che ha valore peggiorativo), è importante focalizzare la nostra attenzione sullo stress positivo (chiamato “eustress” dal greco eu che significa bene) necessario per mantenere alta l'attenzione e la motivazione, per mettere sull'attenti tutte le nostre energie, per affrontare positivamente i problemi.

    Alcuni lo chiamano simpaticamente “il sale della vita”, quel qualcosa che da sapore alle nostre azioni e le rende, in qualche modo, eccitanti. Fino a un certo punto però. Infatti gli studiosi (a cominciare da Yerkes e Dodson) hanno analizzato che lo stress è utile per le nostre prestazioni fino a un certo livello, quando sotto pressione diamo il meglio di noi, come in una gara, ma che dopo, se eccessivo o prolungato, diventa dannoso. Sia psicologicamente che fisicamente.


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Ma cosa succede dentro di noi quando sentiamo arrivare lo stress?

  1. Innanzi tutto si attiva una fase di allarme quando l'organismo percepisce un elemento che lo disturba e che probabilmente può essere fonte di stress; in questa fase si sviluppano molto velocemente, senza che ce ne rendiamo conto, due tipi di valutazione: qual'è la misura della gravità dell'evento e quali sono le risorse a nostra disposizione per fronteggiarlo.
  2. L'organismo reagisce nella fase di allerta: i battiti del cuore aumentano, la pressione si alza, iniziamo a sudare, respiriamo più velocemente e la bocca si secca. Vengono richiamate alle armi le risorse disponibili per l'azione immediata che in linea di massima prevede due strategie: l'attacco o la fuga.
  3. Nella terza fase, fase di resistenza o adattamento, l’organismo cerca di adattarsi alla situazione e inizia a reagire, come ne è capace, dinnanzi al problema. Psicologicamente parlando il “coping” (dall’inglese to cope = far fronte) è proprio quel processo adattivo messo in atto dall’individuo per fronteggiare e gestire gli stressor che, ovviamente, non è uguale per tutti! Ce ne sono principalmente di 4 tipi: coping centrato sulla soluzione del problema, coping centrato sulla richiesta di supporto sociale, coping centrato sul disagio emotivo, coping centrato sull'evitamento del problema.

    Ma non mi dilungherò su questa analisi, se volete, potete dare un'occhiata a un vecchio post dove ne avevo già fatto una descrizione all'interno della tematica dell'orientamento.

    Ma perchè ci facciamo cogliere da così tanta ansia da stressarci la vita in continuazione?

    La risposta è più semplice del previsto: la paura del fallimento. Potete anche negare, ma è così, abbiamo paura di sbagliare e non vogliamo essere oggetto di rimproveri o critiche che ci facciano sentire in colpa e inadeguati per la non riuscita di un qualche compito.




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E' necessario cambiare prospettiva e guardare al fallimento con altri occhi: sbagliare non è la fine del mondo, non è possibile pensare di riuscire a vincere sempre; e soprattutto se qualcosa non va come dovrebbe, non diventiamo catastrofici: forse dovremmo affrontare degli ostacoli, ma troppo spesso li sopravalutiamo.

Cerchiamo di guardare al fallimento come a una sfida per ricominciare, per provare soluzioni alternative al problema, per imparare qualcosa di nuovo che prima non sapevamo. Non lasciamo che la nostra autostima precipiti per questo: sarebbe solo un consumo inutile di energie mentre è necessario affrontare con calma le nostre emozioni per non cadere in un'angoscia paralizzante.

La situazione di solito è temporanea: stiliamo delle priorità e attiviamoci, se necessario non temiamo di chiedere aiuto, non saremo giudicati per questo.

La paura non esiste, la inventa la nostra mente come reazione agli stimoli: ma se noi la rionosciamo e la accettiamo possiamo prendere da essa la parte migliore, quella che ci spinge a fare meglio, a impegnarci per raggiungere uno scopo, che ci stimola a cercare soluzioni. La vita non è una gara per decretare chi è migliore, sbagliare è normale e soprattutto umano.



Fonti:
Materiale didattico Master ricerca didattica e couselling formativo
https://www.iobenessere.it/stress-sindrome-generale-di-adattamento/
https://www.iisrigonistern.it/wp-content/uploads/2012/09/STRESS-LAVORO-CORRELATO.pdf
https://stressallavoro.wordpress.com/2014/01/11/la-legge-di-yerkes-e-dodson-ii/
https://www.slideshare.net/nclexvideos/stress-139476
http://www.stateofmind.it/tag/stress/

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