Le allegre arlecchinate del destino

in #ita5 years ago

Mattia si afflosciò sulla poltroncina come un palloncino bucato che perde elio. Al contrario, aveva proprio bisogno di sentirsi leggero, di risollevare l'animo e divertirsi. L'ultimo mese era stato un continuo e crescente susseguirsi situazioni stressanti, tra un lavoro tartassante e il dover accudire una madre molto malata. Si era preso tre giorni di vacanza e nel tempo di un sonno ristoratore il treno lo trasportò alla sua meta.

Scese i gradoni di marmo della stazione e lo scorcio scenografico del Canal Grande e delle persone che passeggiavano mascherate, lo persuase che Venezia ed il suo rinomato Carnevale erano il luogo e l'evento che l'avrebbero distratto. Arrivato all'albergo si disfò del bagaglio ed indossò l'abito preso a nolo in un negozio specializzato in costumi e maschere. A passeggio per le strette calli veneziane, con addosso il suo costume carnevalesco, Mattia si sentì libero e sollevato, bastava così poco sembrare e sentirsi un'altra persona.

Giunto a Piazza S.Marco si mescolò a quel variopinto turbinio di persone, che indossando la maschera avevano abbandonato i consueti panni e le rispettive esistenze ingrigite della monotonia della quotidianità. Tutti a naso all'insù, intenti a seguire l'acrobatico volo della colombina, che dispensa coriandoli e fiori ad una folla ondeggiante, il cui moto spinse proprio una damigella vestita da Colombina quasi a travolgere l'Arlecchino Mattia che l'accolse tra le braccia.

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CC0 creative commons

Come marionette mosse dai fili del destino, la coppia si mosse seguendo i movimenti del ballo collettivo che la folla imponeva, Mattia si perse più volte negli occhi verdi di lei, ma all'improvviso quel colore sbiadì e la speranza di rivederla si accese improvvisa come un fuoco notturno. Colombina rapita da un serpentone umano, che snodava le proprie spire al ritmo di una samba, si allontanò inesorabilmente. All'orecchio dell'affranto Arlecchino giunse un flebile “arbarigo” che l'accompagnò sulla via del ritorno all'albergo, dove l'accolse un gioviale portiere.

“Non se pol veder un Arlecchin cossi triste! Su, su che xe carneval!”

“Certo, certo... “arbarigo”? Le dice niente?”

“No, sior mio,“arbarigo” non xé niente, ma “Barbarigo” si, xé un importante Palasso sul Canal Grande e sta sera ghe xé una festa dansante...”

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Come se il destino stesse seguendo un canovaccio della Commedia dell'Arte, quella stessa sera Mattia, sempre mascherato da Arlecchino, ritrovò la sua Colombina. Ballarono tutta la sera intrecciando gli sguardi, regalandosi sorrisi complici, sfiorandosi e toccandosi, nutrendo vicendevolmente i sensi, risvegliando il desiderio che ad ogni bacio cresceva e crepitava.

Ma l'amoroso convegno venne interrotto sul nascere. Infatti, disgraziatamente un barcollante ed ubriaco Einstein mascherato andò ad urtare l'allarme anti incendio, un vero colpo di genio che fece disperdere i partecipanti con la foga di una mandria impazzita. Quando Arlecchino rientrò in albergo aveva una faccia ancora più cupa del pomeriggio e già il gioviale portiere stava per intervenire, che lo stoppò con un secco cenno della mano.

La mattina seguente, quando riconsegnò il costume, la commessa trovando un biglietto nella tasca della giacca glielo consegnò, prima che uscisse dal negozio. C'era scritto “Lucy” ed un numero di cellulare. Il sorriso di Mattia era così largo che a guardarlo dava l'impressione che stesse indossando una maschera e si allargò ancor più quando per sms Lucy gli disse che anche lei era di Milano.

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Rientrato a casa raggiunse poi il suo amico Karl. Come avevano stabilito in precedenza, dovevano assolvere alla missione da loro denominata “Frittata Frociona”. Si trattava di bersagliare a suon di uova la parata in stile gay pride che sfilava sotto i balconi della casa di Karl. Dozzine di uova centrarono il bersaglio ed i due amici, uniti dal un'ignorante odio omofobo, se la spassarono insultando dall'alto ogni checca orgogliosamente centrata.

In un momento di pausa Mattia mandò un sms a Lucy:

”Sta sera cena fuori ma senza maschera? Cosa ti piace mangiare'?”

“Tutto tranne uova! Al momento ne ho fin sopra i capelli...”

Mattia aspettava impaziente davanti al ristorante "L'imprevisto", poco dopo lo raggiunse Lucy, una creatura dalla femminilità spontanea, intrappolata nel corpo di un ragazzo, registrato all'anagrafe come Luciano, che quello stesso pomeriggio era stata presa a uova in testa, che a Venezia vestendo i panni di Colombina era stata baciata con passione dal suo Arlecchino omofobo.

Il loro era un appuntamento con il destino. Certamente un destino burlone, che si divertiva a muovere i fili, per far incontrare e scontrare due anime appartenenti a mondi diametralmente opposti.

Alle volte la vita può sembrare un'ironico scherzo di carnevale, sta a noi la scelta, se riderci sopra e tagliare i fili...

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