L'aquila dalla testa non più bianca

in #ita6 years ago (edited)

(29/08/2028 - New York: Terrazza dell'Empire State Building 2:05 am)

“Ti è sempre piaciuto dominare la vista dall'alto” - disse la donna alle sue spalle avvicinandosi.
“Ricordo che passavamo le ore ad osservare l'università dalla Torre del Memorial Hall di Harvard” – rispose lui quando gli si affiancò.
“Buona sera Presidente Dek”.
“Buona notte Presidente Don”.
Sorrisero entrambi udendo dopo tutto quel tempo trascorso i diminutivi che usavano tra di loro.
“Una carriera niente male “Mr Gold Card”, la carta di credito più usata al mondo in ben 157 paesi...” - cercò di pronunciare quella frase in tono canzonatorio, ma la tensione non glielo permise.
“Beh “Signora più potente al mondo”, non c'è dubbio su chi la spunta oggi”.

Il tempo si cristallizzò per un attimo che sembrò eterno, le loro sagome immobili nella penombra scrutavano le frenetiche luci del traffico della metropoli.

“Passiamo agli affari, senza giri di parole e mezzi termini: il Paese è in bancarotta. Poche settimane e sarà il caos più totale, tutti i servizi pubblici e federali non avranno i fondi per stare in piedi, seguiranno la borsa e le imprese private non potendo assorbire il colpo. Dalla grande depressione ci siamo rialzati, ma questo ci affosserà per sempre!”
Derrek si prese il tempo necessario per registrare ogni parola e comporre il quadro della situazione nella sua mente di uomo d'affari, abituato ad analizzare gli scenari più disparati ed a trovare la soluzione migliore. Quindi se ne venne fuori con secco:
-“A meno che io...”
Lei lo guardò in viso con la stessa espressione di un madre che saluta il figlio in partenza per la guerra sapendo che non farà ritorno a casa.
-“Se passi tutte le informazioni dei tuoi clienti ed i loro acquisti... allora i cinesi ed i loro alleati riprenderanno ad acquistare il nostro gigantesco debito”.
“Vogliono targetizzare i consumatori per le loro aziende” - disse lui come pensando fra sè.

Mentre le luci della metropoli sembravano affievolirsi e la notte farsi più scura, Derrek per la prima volta nella sua vita provò un'incontrollabile senso di vertigine.

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CC0 creative commons
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(23/11/2028 - Washington D.C.: Studio ovale della Casa Bianca)

Bussarono alla porta ed il presidente degli Stati Uniti d'America Donna Selleman sobbalzò sulla sedia come se una scarica elettrica le avesse attraversato il corpo.

“Buon giorno Presidente Don” - esclamò Derrek, facendo un limitato gesto di saluto con le mani a causa delle manette ai polsi.
“Buon giorno Presidente Dek” - replicò lei quasi irritata dai modi bonari di Dek.
“Ex Presidente” - ribattè Derrek - “ho dovuto dare le dimissioni”.
“Già... ne so qualcosa”.

Restarono immobili uno di fronte all'altra, separati dal tappetto con l'aquila dalla testa bianca, unica e muta testimone del loro ultimo incontro.

“Dek confessiamo! Spieghiamo alla nazione perchè sei stato incriminato per spionaggio! Che te l'ho chiesto io! Devono sapere che sei un patriota e non una spia...” - le tremò la voce, le manco l'aria nei polmoni. Si sentiva come la prima volta sulla montagne russe, una bambina spaurita e senza controllo, non certo la donna più potente al mondo.
“Presidente Selleman, “E pluribus unum”, sono solo un danno collaterale. Un piccolo sacrificio per salvare una grande nazione che tornerà a primeggiare sotto la tua guida. Confessando, insieme a noi affonderebbe il nostro amato paese, tutti gli sforzi andrebbero vanificati. ”
“Potrei farti scappare all'estero, ci sono molti modi per..”.
“Alla fine l'Fbi scoprirebbe tutto, allo stesso modo come ha scoperto quello che ho fatto”.
“Posso conderti la grazia...”.
“Non puoi, sarebbe come puntanrsi un faro addosso. Tutti si domanderebbero perchè graziare una spia che non ha collaborato né confessato, un traditore agli occhi di tutti.”
“ALLORA VUOI CHE TI CONDANNI ALLA SEDIA ELETTRICA COME IL PEGGIORE DEI CRIMINALI!!!” - gli urlò Donna con la voce squassata dai singhiozzi.

Gli appoggiò la testa sul petto e si morse il labbro nel tentativo di trattenersi. Alcune gocce di sangue caddero sull'aquila dalla testa bianca e le lacrime che seguirono allargarono la macchia rossa.

Lui la bacio teneramente e l'allontanò delicatamente come se fosse un fragile e prezioso cristallo. La fissò a lungo negli occhi come ai tempi di Harvard nella torre dove impararono a conoscersi ed amarsi.

Finalmente Derrek si decise a risponderle. “Lo devi fare. Lo sai. Ne abbiamo parlato all’inizio, ora non ti puoi tirare indietro.” Lei continuò a guardarlo quasi implorandolo con lo sguardo per fargli cambiare idea, ma non disse nulla. “Credi che per me sia stato facile fare tutto quello che ho fatto?” Con questo Derrek considerò chiuso il discorso, si girò su se stesso e uscì dallo studio ovale chiudendosi la porta alle spalle, senza voltarsi. Fuori lo stavano aspettando per riportarlo in cella. Donna Selleman, il presidente Donna Selleman, schiacciò il pulsante dell’interfono e, cercando di dissimulare il tremolio della voce, disse: “James, parla tu con la stampa. Il presidente Selleman non si avvarrà della sua facoltà di grazia, non ci saranno rinvii alla sentenza, l’ex presidente Derrek Kerfidelk verrà giustiziato domani mattina. Grazie James.” Non attese nemmeno una risposta, chiuse la comunicazione e lasciò lo studio ovale per ritirarsi a riposare nella sua stanza personale.

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