Il commissario Sartori [theneverendingcontest]

in #ita6 years ago

Anche se la primavera era arrivata, quella mattina di fine marzo il cielo era uggioso e un vento freddo muoveva le nubi cariche di pioggia.
Come ogni giorno il commissario Sartori arrivò di buonora per andare al lavoro e ordinò il solito caffè al bar all'angolo della piazza. Stava leggendo i titoli del giornale quando fu distratto dall'arrivo di una magnifica Alfa Romeo 1900 grigia che parcheggiò delicatamente davanti all'Albergo Iris. Inaspettatamente per la tradizione maschilista, ne scese una bella donna con i capelli raccolti e con lunghe gambe, avvolta in un impermeabile beige chiaro che si apriva al vento. Subito il portiere dell'albergo le andò incontro con un ombrello per aiutarla con la valigia e proteggerla dalla pioggia che aveva iniziato a cadere a goccioloni.
-Che bomba eh?- disse il cameriere al commissario che nel frattempo era andato a pagare.
-Bellissima auto- rispose lui con un groppo in gola.
-Ma che auto … la signora!- specificò il giovane cameriere.
Ma Sartori già non lo sentiva più, stava correndo al commissariato coprendosi la testa col giornale.
Quando entrò notò una certa confusione e un gran cicaleccio. Alla sua occhiata interrogativa il suo sottoposto Pietro Rossetti rispose:
-Come, non lo sa? Luisa De Benedetti è tornata in città-.
-Sarà qui per l'eredità, mi pare chiaro, no?- disse il commissario con fare apparentemente disinteressato.
Il marito di Luisa, Ennio De Benedetti, era morto qualche settimana prima in strane circostanze.
De Benedetti era stato uno degli uomini più in vista della città, arrivista, benestante, spilorcio, attivista di destra. Dopo la guerra si era dato un gran daffare per risollevare le sorti della città a suo beneficio e non erano un segreto i suoi complotti politici per accaparrarsi appalti e servizi vari. Andava in giro a farsi vedere con la sua bella Alfa Romeo grigia scintillante e lucida, dove intratteneva uomini d'affari e donne sessualmente emancipate. Mentre a casa, nel silenzio delle mura domestiche, maltrattava e picchiava la moglie. In molti dicevano di vederlo in bische clandestine a perdere soldi fino a notte fonda per poi riversare la sua rabbia contro la povera Luisa.



Immagine CC0 creative commons

Un giorno, a fine turno, il commissario Sartori stava tornando a casa quando vide la bellissima macchina grigia accostata al lato della strada. Pensando che il signor De Benedetti fosse in difficoltà si avvicinò e bussò al finestrino. Fu sorpreso nel vedere invece Luisa, fu sorpreso per la sua bellezza, fu sorpreso nel vederla ubriaca di vodka, fu sorpreso dai singhiozzi della giovane donna.
-Andiamo Luisa, ti riporto a casa- disse Saverio che la conosceva dai tempi della scuola, quando si erano scambiati, di nascosto, il loro primo bacio.
-No, non lo fare. Dammi ancora qualche momento-.
Saverio si sedette dalla parte del passeggero, le mise un braccio attorno alle spalle e sentendola tremare l'abbracciò più forte.
-Ti ha fatto ancora del male? Lo sai che posso aiutarti- le chiese.
Passò un tempo che parve infinito.
-Si, ma non è per questo che piango. Ho abortito suo figlio: mi dava la nausea avere un figlio da lui. Sono andata da un medico mio amico. Ho preso questa sua schifosa lussuosa auto, volevo vedere che effetto faceva guidare questo gioiello. E con i suoi soldi sporchi mi sono liberata di suo figlio. Ora sto meglio- Luisa rise sommessamente, quasi un ghigno, e i suoi occhi erano diventati freddi e vuoti.
La scortò fino a casa e qualche volta andò a trovarla per rassicurarsi che stesse bene, finchè un giorno Luisa sparì. Saverio per un momento pensò al peggio, che l'avesse fatta finita con la sua vita infelice o addirittura che il marito, in un momento di furia peggiore del solito, l'avesse uccisa. Ma quando seppe che anche l'Alfa Romeo era sparita e che De Benedetti andava in giro impazzito dicendo che “quella puttana di sua moglie lo aveva lasciato portandosi via la macchina, che bruciasse all'inferno” tirò un sospiro di sollievo e sperò davvero che Luisa ritrovasse un po' di serenità.
Due anni dopo, vista la sua pessima reputazione, la morte di De Benedetti non stupì nessuno, probabilmente, tutti pensarono, aveva pestato un piede di troppo a qualcuno che si era vendicato avvelenandolo. La polizia però non scoprì nessun indizio per individuare un colpevole.
A trovare il cadavere fu Domenico, suo fratello, che, da quando Luisa era scappata, si era trasferito a vivere con lui nel grande villino alle porte della cittadina.
Sartori e Rossetti andarono a casa di De Benedetti per un sopralluogo e per parlare con Domenico, che Saverio Sartori conosceva piuttosto bene, visto che erano cresciuti nella stessa parrocchia.
-Domenico, le nostre più sentite condoglianze. Possiamo parlare? Te la senti?- iniziò Saverio.
Domenico consentì con un cenno della testa.
L'interrogatorio non portò da nessuna parte, l'unico dato interessante rinvenuto era che Ennio voleva vendere l'albergo Iris, di loro comune proprietà. Domenico invece non voleva e per questo litigavano sempre.
-Probabilmente aveva debiti- disse Saverio.
-No, ho controllato. Cose da poco, niente che non potesse pagare- Domenico allargò le braccia per dire che non comprendeva cosa poteva essere successo.
-A volte sono debiti non scritti- insinuò Sartori.
Le ricerche continuarono ma non si venne a capo di nulla.
Qualche giorno dopo il suo ritorno, Luisa e Saverio si incontrarono per caso al bar all'angolo della piazza. In realtà, conoscendo le sue abitudini, Luisa sperava di incontrare il commissario.
-Saverio!- esclamò -sono felice di vederti-.
Saverio l'abbracciò velocemente, per non dar adito a pettegolezzi in pubblico e la fece accomodare a un tavolino, ordinando due caffè. Non si era mai visto il commissario in compagnia di una donna.
-Spero che ora non sparirai più- disse il commissario guardandola.
-Saverio, non puoi capire. Sono scappata per sopravvivere. E due mesi fa, quando ti ho chiamato per dirti che Ennio mi aveva trovata, ero disperata, ho pensato di impazzire- si sfogò Luisa appoggiando la sua mano su quella di lui. -Ho fatto come mi hai detto tu, sono andata da quel tuo amico e non mi sono più mossa finchè non ho saputo che era morto. Non posso crederci: lui è morto e io sono rinata-.
Saverio si, ci credeva benissimo. Così come, dopo la telefonata di Luisa, aveva creduto giusto introfularsi in una delle bische frequentate da De Benedetti a cui già ubriaco, aveva offerto un paio di bicchieri di una rinomata marca di whisky, opportunamente avvelenato. Veleno che aveva agito lentamente, fermando il suo cuore solo qualche ora dopo, quando era già a casa. Saverio non provò il minimo rimorso, anzi si dispiacque al pensiero che probabilmente non aveva neanche sofferto quanto si sarebbe meritato.
Saverio la invitò ufficialmente fuori a cena per il loro primo appuntamento e mentre passeggiavano dopo aver mangiato, Luisa gli sussurrò : -Cosa posso fare per sdebitarmi di questa splendida serata?-.
-Una cosa ci sarebbe … non voglio mai più vedere quell'auto, è stata il mio incubo da quando ti trovai quella sera in lacrime- disse Saverio.
E così fu: qualche giorno dopo, in aperta campagna, diedero fuoco alla maledetta Alfa Romeo grigia, a tutti i brutti ricordi e a tutti i loro peccati.


Immagine CC0 creative commons







In partecipazione a:
theneverendingcontest n° 8 S3-P2-I1 – Contest di @spi-storychain



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Colpo di scena inaspettato!
Mi è piaciuta molto questa storia!

Posted using Partiko Android

Grazie @pawpawpaw sei sempre gentilissima! Dedicata a te, ovviamente

Bellissimo, vittoria assolutamente meritata!

grazie @steam.erotic, proprio non me l'aspettavo!!

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