Fino alla fine [theneverendingcontest]

Sembra tutto cosi strano nei miei ricordi: fino al giorno prima me ne stavo lì,ingenuo, a giocare con le macchinine e le biglie, e appena un attimo dopo ero in piena crescita ormonale e in totale atteggiamento rivoluzionario con la mia famiglia.Erano i miei 14 anni e niente sembrava avere un senso logico per me.
Mia madre insegnava storia e filosofia al liceo classico “Da Vinci”, fiera sostenitrice che l'educazione fosse lo strumento più importante per alimentare le giovani menti del futuro. Il suo motto era una famosa lettera del padre al piccolo Enrico, nel libro “Cuore” di De Amicis:

“Coraggio... piccolo soldato dell'immenso esercito. I tuoi libri sono le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana.”

Io, solo per il gusto di darle fastidio, scelsi il liceo scientifico e mi feci bocciare al primo anno e quasi anche al secondo. Ero scapestrato, leader delle sommosse e segretamente geloso di tutti i suoi alunni perchè ero ridicolmente convinto che amasse loro più di me.
Mio padre era stato un grande lavoratore nella fabbrica di vernici della nostra città; difensore dei diritti della salute di chi non aveva il coraggio di parlare era diventato sindacalista per poter giocare le sue battaglie e poco alla volta entrò nel grande mondo della politica fino a diventare deputato in parlamento per il suo partito. Lo invidiavo per il suo essere sempre onesto e coerente, per la tenacia con cui lottava, per l'energia con cui difendeva il bene comune.

E semplicemente odiavo Roma Capitale che lo teneva cosi tanto lontano da me e che si prendeva la maggior parte delle sue attenzioni, senza per altro meritarsele. Quando tornava a casa ascoltavo di nascosto i suoi discorsi, lo vedevo leggere libri, giornali e dispense, lo osservavo mentre discuteva con mia madre e aveva il fuoco della passione negli occhi. Più crescevo e più invidiavo la forza dei valori in cui credeva. Io per contro mi dichiaravo “politicamente ateo” perchè sapevo che l'indifferenza e la noncuranza erano i sentimenti che più lo facevano soffrire. Non so perchè avessi sviluppato questi sentimenti cosi avversi verso i miei genitori che invece cercavano solo di capirmi e mi incoraggiavano in ogni occasione, probabilmente avevo solo paura di non essere alla loro altezza. Sta di fatto che anche dopo la scuola mi presi un anno sabbatico per andare a vedere il mondo con lo zaino in spalla e, a dispetto di tutto, quell'esperienza fu per me molto importante per maturare e per vedere con i miei occhi quello che nessuno diceva in televisione.

Quando tornai, di fronte agli occhi increduli di mio padre e al sorriso di mia madre, studiai Scienze Politiche specializzandomi in Sanità pubblica.
Ricordo ancora la prima volta che vidi mio padre parlare in un intervista alla tv: invidiavo la sua sicurezza e la sua disponibilità a rispondere a tutte le domande perchè, diceva, “la gente deve essere informata, deve capire quello che succede, ci deve essere massima trasparenza da parte dei partiti”. Era sempre coraggioso, se fosse stato in guerra sicuramente sarebbe stato il primo partigiano d'Italia!
Adesso mio padre, per motivi di salute, è andato in pensione anticipatamente e, per assurdo, io, dopo molta gavetta, ho preso il suo posto alla Camera. Qualcuno ha commentato che si è trattato di nepotismo, ma io fieramente posso dire che non è vero perchè non ho mai voluto niente da lui. Non sono più invidioso, finalmente ho capito. Adesso c'è solo una grande ammirazione. Adesso, grazie al suo esempio, non ho più dubbi nel riconoscere il bene e il male e non ho più paura di fare la cosa giusta. Tra qualche ora in aula si vota per le dimissioni di Verdani e Monticelli e so che il mio voto è importante. So anche che io rischio la cosi detta poltrona e il “nostro partito” rischia la bufera ma, come mi ha insegnato mio padre, non voglio più tollerare questi comportamenti. Non c'è bene più prezioso del bene pubblico e non c'è arma più potente della verità.

Sai una cosa papà? Pensavo di lasciare la politica dopo questi viscidi eventi invece ho deciso che resterò a fare il mio dovere. Sarò un buon soldato come dice mamma e non lascerò il campo di battaglia: è vero che spesso è bene farsi da parte e cedere lo scettro ma questa è una di quelle volte in cui è necessario lottare fino alla fine. Come hai sempre fatto tu.