Uno strano centro estetico
Questo racconto è stato scritto per partecipare a Theneverendingcontest n° 40 S5-P8-I1 di @spi-storychain sulla base delle indicazioni della vincitrice precedente @noemilunastorta
Tema: pulizie
Ambientazione: estetista
Uno strano centro estetico
Bello, bellissimo. Ne aveva bisogno sia moralmente che fisicamente.
Però questo significava anche una cosa che da un paio di mesi aveva trascurato, complici l’inverno e gli impegni: ceretta.
L’opera di disboscamento era infatti stata rimandata alla primavera fino a quel momento, ma vista la novità improvvisa urgeva provvedere alle pulizie di primavera in anticipo, perché non si sa mai come vanno a finire queste cose.
Solo che Melania era una frana nel farsela da sola, e lì, all’estero, non aveva alcun punto di riferimento estetico. Era entrata un po’ in confusione pensando a chi si sarebbe potuta rivolgere, con urgenza e senza appuntamento, quando proprio a due passi dall’ingresso dell’università aveva notato un piccolo centro estetico cinese le cui vetrine erano tappezzate dalle gigantografie di splendide donne stese a pancia in giù e languidamente massaggiate da altre splendide donne sorridenti. Melania aveva quindi deciso di afferrare al volo l’occasione e recarsi al centro durante la pausa pranzo, prima delle lezioni pomeridiane.
L’ingresso del centro estetico puzzava di muffa e oli da massaggio. Alla reception una ragazza dagli occhi a mandorla stava parlando con due uomini, probabili clienti abituali del posto a giudicare dalla confidenza con cui si parlavano. La giovane asiatica la guardò un po’ stranita, poi si ricompose e chiese cortese cosa desiderasse. <<Vorrei fare la ceretta alle gambe. E’ possibile senza appuntamento? E quanto costa?>>. La ragazza disse di aspettare, che doveva chiedere a una collega. (“ma allora qual è la tua funzione alla reception se non sai manco i prezzi?!” pensò Melania). La cinese salutò i due signori, che si scambiavano cenni d’intesa, e si addentrò nelle stanze retrostanti il bancone della reception. Quando la ragazza tornò, dopo oltre dieci minuti di attesa, disse a Melania solo <<Tlentaquattlo eulo, capito?>>. “Caspita”, pensò l’universitaria, “davvero cara! Ma non posso farne a meno: è il prezzo che si paga ad andare in un centro estetico ed affidarsi a professioniste”.
Dopo altri dieci minuti di attesa, Melania venne fatta passare nei bui corridoi dietro la reception. Incrociò un paio di altre giovani ragazze orientali e altri uomini, alcuni semisvestiti o cinti solo da un asciugamano, che si aggiravano per i corridoi guardandola come fosse un’aliena. L’aspetto del posto, inoltre, peggiorava al suo interno, apparendo fatiscente e poco pulito sia all’occhio che al naso. La ragazza iniziava già a pentirsi di essersi affidata al primo centro che le era capitato, quando venne fatta entrare in una stanzetta buia con un lettino al centro, priva di altro mobilio se non una sedia su cui stava appoggiato un roll per ceretta immerso nell’acqua calda e delle strisce epilatorie. “Non vorranno farmi la cera con questa schifezza da supermercato?!” pensò allarmata Melania.
E invece si, le fecero la cera con quella schifezza da supermercato.
Dopo un altro quarto d’ora di attesa seminuda sul lettino, una nuova ragazza, che sembrava aver visto quel roll non più di un’altra volta in vita sua, iniziò a spalmare e strappare con poca perizia. Mentre si sottoponeva al trattamento, la povera Melania si sentiva sulla graticola. Pensava a quanto le stesse facendo schifo stare lì, in quel posto sporco e umido, a pagare tlentaquattlo eulo dove non avevano nemmeno idea di cosa fosse una vera epilazione. Rabbrividiva e si sentiva violata e sporca da quel roll-on, che non sembrava nemmeno nuovo né tantomeno pulito e forse era anche già stato usato da qualcun altro. Melania si sentiva già addosso funghi e malattie, per non parlare della poca efficacia di quel trattamento, che avrebbe lasciato sulle gambe forse più di quello che stava portando via. Durante tutto il processo dovette combattere ogni due minuti l’irrefrenabile desiderio di fuggire a gambe levate da lì ripromettendosi di non fare mai più una cosa così stupida.
Al termine di quella tortura, quando rivestitasi venne accompagnata fuori di nuovo attraverso quei bui corridoi in cui giravano asiatiche e uomini di ogni età, venne per un attimo sfiorata da un terribile pensiero: che quello non fosse affatto un centro estetico? Che il centro estetico fosse solo la copertura (una sporca copertura!) per nascondere un posto per massaggi speciali? Questo avrebbe spiegato molto bene perché tutte quelle attese, perché quella stanza buia e sguarnita che sembrava approntata in fretta e furia alla bell’e meglio per una ceretta improvvisata, perché non aveva incontrato altro che uomini svestiti e giovani ragazze. O stava forse lavorando troppo di fantasia?
Pagò, ignorò l’inizio delle lezioni pomeridiane e corse a casa, felice di potersi godere una lunghissima doccia calda e purificatrice e augurandosi di non aver preso qualche micosi.
“Speriamo solo che l’appuntamento di stasera dia un senso al pericolo che ho corso oggi! Che stupida ingenua sono stata!” si diceva sorridendo per le emozioni passate e per quelle a venire.
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