Salto nel vuotosteemCreated with Sketch.

in #ita5 years ago (edited)

Questo racconto è stato scritto per partecipare a Theneverendingcontest n° 39 S4-P8-I1 di @spi-storychain sulla base delle indicazioni del vincitore precedente @sbarandelli

Tema: dirottamento
Ambientazione: aereo di linea

88- Airplane.jpg

CC0 Public Domain
Improvvisamente, mi ritrovai catapultato nel bel mezzo di un dirottamento aereo. Ero seduto fra le file centrali, quelle in zona ali, e non avevo nessuno accanto a me. Restai impietrito dall’orrore: non era così che volevo morire: lì, su quell’aereo, schiantandomi al suolo e forse uccidendo decine di altre persone. Guardavo i tre dirottatori, due uomini e una donna, completamente vestiti di blu e dal volto coperto, che avevano già iniziato a modificare la rotta originaria del velivolo. La donna, ad un certo punto, si ritrovò vicina a me e mentre passava incrociai il suo sguardo, perdendomi dentro degli inconfondibili occhi color fiordaliso che non avevo mai potuto dimenticare.

“Clarissa”, le chiesi “sei proprio tu?!”. Anche lei mi aveva riconosciuto immediatamente, nei suoi occhi si leggeva intenso stupore e forse anche un po’ di tristezza. “Loris! …quanto tempo è passato?! Saranno almeno vent’anni!”. “Ventisei, mia cara.” Le risposi io “Sei bellissima come allora. Vieni, siediti accanto a me e raccontami di te”. La invitai così, con naturalezza, senza pensarci, e lei accettò e mi venne vicino sul sedile. Come se il tempo non fosse mai passato ci ritrovammo a chiacchierare intensamente come avveniva in quelle lunghe notti all’università, quando le ore e i giorni perdevano di significato ogniqualvolta ci trovavamo vicini. E’ stato l’amore della mia vita, credevo che l’avrei sposata, ma poi lei aveva inseguito i suoi sogni, che l’avevano portata via da me, in un altro continente. Non c’era stato ritorno. Lei era fatta così.

Parlammo a lungo, poi: “Clarissa, perché stai facendo questo?”, le chiesi riferendomi al dirottamento aereo in atto. Mi guardò intensamente per un istante, quindi prese la mia mano nella sua, intrecciandovi teneramente le dita. “Lo faccio anche per te” mi disse sibillina, poi mi baciò, intensamente, riaccendendo in ogni fibra del mio essere quell’amore mai del tutto estinto. Sentivo i brividi lungo tutto il corpo mentre muoveva le sue labbra dolci e calde sulle mie, il suo selvaggio odore di libertà che tanto amavo ed invidiavo mi penetrava, il suo respiro caldo sulla pelle mi mi eccitava. Ci abbracciammo con passione, fu quasi un amplesso fra i nostri due corpi avvinghiati sui sedili.
Poi lei mi disse ancora: “Ricordi quando parlavamo di Coloro che governano il mondo, gestendo le nostre vite, dicendoci cosa mangiare, quando dormire, che lavoro fare… sopprimendo i nostri sogni, come hai dovuto fare tu fino a oggi, per vendere il nostro preziosissimo tempo in cambio di un tozzo di pane? Che ci convincono che guadagniamo anche se in realtà ci lasciano solo le briciole da spendere in inutilità costosissime e rese indispensabili per la ‘sopravvivenza’? Ecco, dirottando questo aereo aiuteremo milioni di persone a cambiare le cose. Non posso dirti altro, ma adesso tu devi decidere: desideri trasformare la tua vita? Vuoi unirti a noi?” Mi chiese con gli occhi pieni di fierezza ed un pizzico di speranza.
Mi sentivo così confuso. La mia vita era effettivamente poco soddisfacente e l’avrei cambiata volentieri, ma valeva la pena fare quella scelta enorme? Mentre riflettevo, la porta di emergenza sull’ala posta accanto a me si aprì. Uno dei dirottatori si avvicinò a noi e le porse un paracadute dicendole “E’ il momento”. Lei prese un altro paracadute e lo porse a me, poi si avvicinò ancora di più sull’orlo della porta di emergenza e si girò a guardarmi: sotto di lei il vuoto.
Fissò di nuovo i suoi intensi occhi fiordaliso nei miei, e con un sorriso disarmante e la mano tesa verso di me mentre si gettava all’indietro, di schiena, giù dall’aereo, mi chiese per l’ultima volta: “Verrai?”. Mentre cercavo di afferrarla inutilmente, mi ritrovai sull’orlo del vuoto anche io, paralizzato dal terrore di gettarmi tanto quanto dal terrore di restare per sempre su quell’aereo.

Fu a questo punto, con questo dubbio amletico, che mi svegliai.

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Pixabay License

<<Molto bene, Loris. Dopo tutti questi mesi è la prima volta che porti un sogno in terapia. Mi piacerebbe lavorarci con te se tu sei d’accordo. Innanzi tutto, quali sono le emozioni generali che hanno accompagnato il sogno?>>
<<Allora, all’inizio ero molto impaurito, ma sentivo anche una strana sensazione di amarezza e delusione. Rivedere Clarissa è stato un tuffo al cuore, che mi ha scaldato, eccitato, e che ha riacceso la speranza dentro di me. Lei ha risvegliato in me una vitalità che non sentivo da moltissimo tempo. La ascoltavo e le cose che mi sono sempre sembrate assurde o impossibili ecco che mi apparivano, invece, logiche e semplici e proprio lì pronte e a portata di mano. Ho sentito la speranza rinascere dentro di me. Dovevo solo scegliere di buttarmi in quel vuoto. Avevo un paracadute, avevo lei che mi aspettava. Ma non sapevo se farlo.>>
<<Capisco. Prima di sviscerare ogni parte del tuo sogno, dimmi: che idea ti sei fatto di quello che mi hai raccontato, perché per te è stato così forte e importante da volermelo riferire?>>
<<Be’, vedi, è stato molto nitido e realistico e al mio risveglio me lo sono ricordato quasi in ogni dettaglio. Quando ho aperto gli occhi ho faticato un po’ a capire che era stato solo un sogno, e ho subito avuto la sensazione che fosse un sogno molto importante, un sogno di cambiamento. Credo che l’aereo rappresenti la mia vita, che fino ad oggi ha avuto una direzione prestabilita e monotona. Per lungo tempo ho cercato di sopprimere la mia parte sognatrice ma, come sai, da due anni a questa parte è venuta ugualmente fuori con dolorosa prepotenza. Questo dolore è cresciuto al punto da farmi cercare aiuto nella psicoterapia, per aiutare colui che sono e colui che vorrei essere a conciliarsi, per capire come smettere di soffrire, per cambiare il corso delle cose e “dirottare” la mia vita. So che potrei fare delle scelte ed essere felice, ma dovrei fare prima un enorme sacrificio, abbandonare ogni cosa, dimenticare chi sono stato fin ora e cosa gli altri si aspettano da me, e fare un salto nel vuoto per inseguire l’insicurezza di un sogno. Anche se so che con esso inseguirei la felicità. Ecco cosa penso di questo sogno, è un punto di svolta della terapia, che mi ridà speranza e mi restituisce la possibilità di scegliere. Una possibilità che da tempo credevo di avere irrimediabilmente perduto>>.

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