Le Troiane al teatro greco di Siracusa
Ogni anno, infatti, l’antico teatro riprende vita diventando, ancora una volta, lo scenario perfetto per rappresentare drammi antichi quanto mai moderni nella loro universalità e profondità di dinamiche e temi.
Tutto il cast
Amo il teatro e amo la Grecia antica. La mia conoscenza, purtroppo, si ferma ai ricordi degli anni di liceo classico, ma quando, come quest’anno, ho la possibilità di recarmi a Siracusa a vedere le tragedie, mi rendo conto che non serve alcuna conoscenza per subire il fascino dei grandi autori del passato e delle loro storie.
Lo so, eppure ogni anno mi si rinnova lo stupore per la modernità delle tematiche, degli interrogativi, dei biasimi verso dei, uomini e governi che gli antichi tragediografi riuscivano a portare all’attenzione della città tramite le loro storie. In questa arte Euripide, il più moderno della triade di autori più noti (insieme ad Eschilo e Sofocle), è un vero maestro, mettendo in bocca ai suoi personaggi parole taglienti, sentimenti struggenti e questioni veramente universali.
Ieri sera era in scena “Le Troiane”.
La visionaria follia di Cassandra
Non sono i miti, non sono gli dei né i valorosi eroi i veri protagonisti di Euripide. Sono le donne, le mogli dei vinti. Finita la guerra di Troia, saccheggiata la città, distrutti i templi, alle nobili donne di Troia non resta che piangere i morti e la città in fumo ed attendere la crudele sorte di andare schiave ai greci che le sorteggiano fra loro.
Protagonista assoluta è una meravigliosa Ecuba, l’anziana regina attorno alla quale si sviluppano il coro di donne e si dipanano i fili della storia, che però non voglio soffermarmi a ripetere.
L'agone fra Elena, Menelao, Ecuba e il coro
Quello che colpisce è il tema dei vinti, il tema del dolore senza fine di chi per una guerra mai voluta ha perso tutto: la patria, la famiglia, e persino la libertà. Non c’è sofferenza più grande per chi ha avuto tanto di ritrovarsi con null’altro che il proprio sordo dolore, schiava in terra straniera.
E soddisfatto si comporta pensando
Che così sarà per sempre!
La fortuna agisce come un uomo impazzito
E balza ora da un lato, ora da un altro,
Non soffermandosi mai a lungo su nessuno.”
Ho trovato commoventi moltissime scene: la follia di Cassandra portata via per salpare con Agamennone mentre predice le sventure che colpiranno i Greci; il commiato di Andromaca, destinata al figlio di Achille; la condanna del piccolo Astianatte, figlio di Ettore e Andromaca, nipotino di Ecuba; il commiato di Ecuba dal corpicino del nipote, che giace morto sullo scudo del glorioso padre.
Ecuba dona le sue vesti, l'unica cosa che le resta, al corpo esanime del nipotino Astianatte che giace sullo scudo del padre Achille. Il coro la imita e si spoglia per rendere omaggio al bambino
Recitazione, scenografia, sceneggiatura, costumi, musiche: tante eccellenze nelle Troiane di quest’anno. Forse solo un Poseidone troppo disinteressato, ed un’Elena un po’ patetica, se si vuol trovare una critica.
Cosa dire della scenografia, che per rappresentare una città caduta ed in fiamme è stata fatta con i tronchi della tragedia di Carnia dello scorso ottobre? E delle donne troiane, vestite di vesti misere e coperte di cenere e calce che, devastate dagli orrori della guerra, della donna conservano poco? Secondo me da brividi, come pure le musiche e le parti cantate, in linea con quanto avveniva nelle rappresentazioni del passato, dove le parti musicali e corali erano innumerevoli.
Troia brucia
Alla fine della tragedia Maddalena Crippa, l’attrice che impersonava Ecuba, dona ogni sera ad un bambino un alberello, simbolo del bosco che verrà piantato prossimamente a Siracusa.
L'albero donato ad un bimbo del pubblico
Anche quest’anno ho potuto provare la grande soddisfazione di sentirmi, per due ore, catapultata in un mondo antico e prezioso, immersa e seduta in quello stesso teatro, su quegli stessi gradini, che millenni or sono hanno ospitato per la prima volta la rappresentazione di questi capolavori, suscitando sentimenti, smuovendo gli animi, fomentando discussioni fra i grandi ed i piccoli uomini del passato.
Mi rammarico solo di non poter andare a vedere le altre due rappresentazioni in programma, Elena e Lisistrata. Vi consiglio di dare un’occhiata alla trama di quest’ultima, sono certa che non ve ne pentirete: dico solo che è una commedia e parla di sesso e la sua graffiante modernità è a dir poco disarmante.
Mi tolgo giusto un sassolino dalla scarpa: congratulazioni al gruppo di vecchie maleducate sedute dietro di me che hanno fatto squillare QUATTRO volte di fila il cellulare interrompendo la potenza della rappresentazione in atto (se non sei capace di spegnerlo, non te lo portare!) e complimenti al signore, anche lui in là con gli anni, che all’uscita da teatro si lamentava di quanto, quest’anno, la rappresentazione fosse stata insulsa e la recitazione scadente. Per fortuna, a suo dire, che Agamennone aveva recitato molto bene. Peccato che in questa tragedia non ci fosse nessun Agamennone. Ma chissà, magari si era appisolato sognandone uno che gli sussurrava di parlar male di questa tragedia per vendicarsi di Euripide che non lo aveva incluso nella storia.
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Grazie!
Che bello!!! ci sono stato qualche anno fa a vedere le Baccanti, sempre di Euripide
Bello! Le Baccanti vengono riproposte spesso, in effetti. Vale sempre la pena, nonostante il costo.