L'ultima notte del presidentesteemCreated with Sketch.

in #ita6 years ago

Con questa storia partecipo al contest de @ilnegro, che ci invitava a scrivere un incipit per la conclusone da lui proposta, citata alla fine del post.

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Dalla cella di Derrek si intravedeva uno spiraglio di cielo notturno, scuro e nitido, e quello spicchio di luna calante sottile, affilato, che la sua fidanzata del College, molti anni prima, amava tanto. Ogni volta che vedeva quel bianco astro a forma di falce ripensava a lei, così remota nel tempo ed in parte anche nel ricordo.
Dettagli. Ecco cosa resta della nostra vita. Quel piccolo neo sotto il seno. Un vaso di iris viola che si frantuma, spinto giù dal vento. Il calore della sabbia. La fragranza del terreno nero appena arato sotto i piedi nudi. Il colore del bosco dopo un acquazzone. Di lei, era rimasto questo: una voce cristallina che, volgendo casualmente lo sguardo al cielo, esclamava “oh, l’ultimo spicchio. La mia luna preferita”. La stessa voce che, appassionata e studiosa di letteratura antica, gli aveva insegnato quel frammento di pensiero socratico sulla Legge:


Η πείθειν, η πειθεσθαι.

Uno stesso verbo, persuadere, usato in forma attiva e passiva per descrivere quello che secondo Socrate è l’unico atteggiamento possibile davanti alla Legge: o “persuaderla” o “esserne persuasi”, ovvero o cambiarla o rispettarla. La possibilità di non onorarla non era contemplata. Dura lex, sed lex.

Ne era stato folgorato. Sulla base di questo principio aveva sempre vissuto; sulla base di questo principio stava per morire.
Derrek ripensò al faticoso percorso che lo aveva portato alla sua ultima notte. Ripensò alle campagne elettorali, alle lotte per i diritti civili, alla battaglia ancora in corso contro la pena di morte, che non era riuscito ad abolire durante il suo mandato presidenziale conclusosi (come previsto) burrascosamente e (come altrettanto previsto) con la pena capitale. Tutto andava secondo quanto pianificato.
Nipote di un condannato poi scoperto innocente, l’ex-presidente aveva fatto dell’abolizione della pena di morte la propria ragione di vita e la colonna portante della propria elezione. Durante il mandato, però, nonostante l’appoggio della maggior parte del Congresso, le pressioni da parte delle lobby erano state troppo forti, più forti dei Grandi Elettori che lo avevano scelto, e non avrebbe mai potuto cambiare le cose in maniera diretta.
L’ex presidente Kerfidelk si sedette sulla branda e si accese una sigaretta che la guardia, sostenitore delle sue posizioni, gli aveva lasciato di nascosto. Seguendo il corso dei suoi pensieri aveva perso di vista la luna, ormai alta nel buio della notte. Si alzò per avvicinarsi alle sbarre della finestra, scrutando il cielo appoggiato alla parete, alla ricerca di quella pallida falce.

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C’era la luna piena quella notte di tre mesi prima, durante l’unica riunione segreta dell'operazione “Die and let live”. Cinque persone in tutto: il vice presidente Donna Selleman, suo braccio destro; il capo dei servizi segreti Endrigo Nada, uomo discreto e tentacolare; la responsabile della gestione delle comunicazioni Wendy Feather, che sapeva sempre come e dove far girare una notizia; il geniale sociologo James Seldon, attivista numero uno del movimento contro la pena di morte; ed infine lui, il presidente Derrek Kerfidelk, che aveva deciso di morire per cambiare la Legge. L’idea era nata da una complessa indagine che i servizi segreti stavano conducendo su una serie di efferati crimini in Texas, lo Stato federale di origine di Derrek. Il Presidente Kerfidelk, casualmente messone al corrente qualche tempo prima, aveva notato che i crimini si erano quasi sempre svolti durante le sue visite a casa della madre, rari momenti di pace, in cui poteva essere solo Derrek e godere di un paio di giorni in solitudine lontano dai riflettori e dalla politica.
Ormai tristemente consapevole di non poter raggiungere lo scopo di abolire la pena di morte coi mezzi a sua disposizione, il presidente non si era dato per vinto ed aveva quindi deciso di approfittare dell’occasione offerta dal mitomane, convocando quella fatale riunione.

Il piano era semplice: privo di alibi tranne che la parola della madre, voleva fare in modo da prendersi la colpa degli omicidi, essere condannato al posto dell’assassino, e, dopo l’esecuzione, fare esplodere le prove della sua innocenza con la cattura programmata del vero assassino. Questo avrebbe fatto da catalizzatore finale al suo scopo, poiché niente è più potente di un popolo indignato, inferocito ed attanagliato dai sensi di colpa per aver fatto uccidere un innocente. L’opinione pubblica, abilmente indirizzata da Wendy e James, sarebbe stata infine sufficiente a controbilanciare ogni reticenza, fino alla definitiva abolizione di queste barbariche vestigia del passato. Ci avrebbe pensato Donna, a portare il Paese verso il sogno che mai l’ex presidente avrebbe visto realizzato.
Piegarsi alle leggi o piegarle al proprio volere.
Ma comunque rispettarle, ecco il punto. Mutare le cose che non ci piacciono sfruttando gli stessi mezzi che cerchiamo di cambiare, ma che sono a nostra disposizione.
Per funzionare, però, tutto doveva essere magistralmente orchestrato e coordinato fra stampa, servizi segreti e collaboratori di fiducia che agissero anche dopo l’esecuzione. Bisognava agire in fretta, poiché l’assassino stava per essere catturato, e l’esecuzione di Derrek doveva avvenire prima. In questo, Nada avrebbe saputo come rallentare le indagini, spostare l’attenzione sul presidente e nel frattempo procedere segretamente all’identificazione del vero serial killer, che andava comunque tenuto sotto strettissimo controllo.

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Ogni cosa era andata come pianificato. Il Sunday killer, come era stato rinominato dalla stampa, era stato identificato nel presidente Kerfidelk, imprigionato, condannato in men che non si dica. Nell’ultimo anno e mezzo aveva ucciso 8 persone, una in coincidenza di ogni visita di Derrek in Texas. Le vittime, o quello che ne rimaneva, erano state ritrovate a pezzi dentro un pozzo in disuso nel deserto, 400 miglia a nord della casa materna del presidente Kerfidelk e la stampa e l’America intera, abilmente fomentate da Wendy, avevano invocato l’esecuzione immediata, e se fosse stato possibile addirittura il linciaggio. La gente si era rapidamente dimenticata dell’uomo che Derrek era stato, delle battaglie che aveva condotto, odiandolo anzi ancor di più per quella che veniva percepita come una presa in giro. Il vero killer, un uomo di 34 anni, di orientamento neo-nazista, se la rideva in casa sua, pensando di averla fatta franca. Avrebbe atteso che si calmassero le acque prima di uccidere di nuovo. Ed ovviamente avrebbe cambiato pozzo. Non sapeva di essere sorvegliato giorno e notte, in attesa di essere catturato al momento giusto per dare la svolta definitiva al piano di Derrek.

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Un sorriso dolceamaro contrasse le labbra sottili del condannato a morte. “Vincerò, ma morirò. E’ forse una vittoria a metà, la mia?” si chiese Derrek. Ripensò a quella mattina, quando Donna aveva cercato di convincerlo a cedere alla grazia presidenziale.
La dolce Donna, pensò Derrek guardando ancora il cielo nero ma senza vederlo. Forse la sua più cara amica. Avrebbe potuto essere l’anello debole della catena, se avesse ceduto ai sentimenti che li legavano da anni. Si erano conosciuti militando nel partito, scoprendo subito quel raro feeling perfetto che raramente si trova sul lavoro. Avevano avuto anche una storia di qualche mese, ma già dopo pochi giorni avevano capito entrambi che valevano di più come colleghi ed amici che come amanti. Negli anni si erano sostenuti e rafforzati a vicenda, fino all’ambita mèta della Casa Bianca. Derrek aveva chiesto alla sua “moglie sul lavoro” di lasciarlo morire da innocente, di non avvalersi della facoltà di concedergli la grazia. “Non posso farlo, Derrek!" gli aveva detto nella stanza ovale, dove lo aveva convocato "E’ ingiusto, e lo sappiamo entrambi! Il piano funzionerà ugualmente, troveremo un altro modo!”.
Era rimasto a lungo in silenzio davanti agli occhi imploranti e lucidi di lei. Persuadere o essere persuasi. No, non poteva cedere. Avevano quasi vinto, non dovevano titubare nel momento decisivo. La sua morte era necessaria.

Finalmente Derrek si decise a risponderle. “Lo devi fare. Lo sai. Ne abbiamo parlato all’inizio, ora non ti puoi tirare indietro.” Lei continuò a guardarlo quasi implorandolo con lo sguardo per fargli cambiare idea, ma non disse nulla. “Credi che per me sia stato facile fare tutto quello che ho fatto?” Con questo Derrek considerò chiuso il discorso, si girò su se stesso e uscì dallo studio ovale chiudendosi la porta alle spalle, senza voltarsi. Fuori lo stavano aspettando per riportarlo in cella. Donna Selleman, il presidente Donna Selleman, schiacciò il pulsante dell’interfono e, cercando di dissimulare il tremolio della voce, disse: “James, parla tu con la stampa. Il presidente Selleman non si avvarrà della sua facoltà di grazia, non ci saranno rinvii alla sentenza, l’ex presidente Derrek Kerfidelk verrà giustiziato domani mattina. Grazie James.” Non attese nemmeno una risposta, chiuse la comunicazione e lasciò lo studio ovale per ritirarsi a riposare nella sua stanza personale.

Sort:  

buona la narrazione, scorrevole e descrittiva, però la trama assomiglia al film "la vita di david gale", se non l'hai visto puoi tranquillamente fare lo sceneggiatore :)

Sono subito andata a leggere la trama del film che citate, ed in effetti la somiglianza mi ha lasciata a bocca aperta! Non so che dire, giuro che non ne avevo mai sentito nemmeno parlare, semplicemente il finale de @ilnegro mi ha portato ad immaginare a ritroso questi fatti. Mi spiace aver scritto qualcosa di simile ad altro già esistente... ma mi consolo col bel complimento che mi fate! Grazie per aver letto!

Trovo la parte iniziale veramente interessante, riesco a leggere solo oggi, nel fine settimana ero in viaggio. Bel racconto piumadoro 👍👍

Ti ringrazio, spero tu abbia trascorso 10 piacevoli minuti di lettura!

Hello @piumadoro, thank you for sharing this creative work! We just stopped by to say that you've been upvoted by the @creativecrypto magazine. The Creative Crypto is all about art on the blockchain and learning from creatives like you. Looking forward to crossing paths again soon. Steem on!

Thank you so much for your interest. I hope you could enjoy my work even if written in italian. I will take a look of the magazine within a couple of days.

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