Il curioso caso della valigia rosa
Volevo cominciare così il mio cammino su Steemit nella mia lingua.
Volevo cominciare con una storia molto curiosa, di quelle che mi fanno credere che il karma esiste e che la vita non è poi così 'na merda come tutti dicono.
Spero vi faccia sorridere.
Sono una persona con la testa tra le nuvole, questo voi ancora non lo sapete ma pian piano lo scoprirete leggendomi sempre più. Quello che però sapete – se non viaggiate in mezzo ai cumulonembi insieme a me – è che quando stai con la testa tra le nuvole non pensi alle cose che stai facendo. Cioè ci pensi, ma non sei multi-tasking.
Ecco, da qui nasce il “curioso” caso della valigia rosa e mi andrebbe di raccontarvelo.
(Magari con un po’ di fortuna vi faccio tornare un pizzico di fiducia nel genere umano, ma non voglio sbilanciarmi troppo.)
E’ successo proprio qualche tempo fa che stavo tornando da Milano (a Roma, per chi si è perso che vengo dalla maGGica Capitale).
Appena scesa dal treno mi accingo per andare a prendere il 409 ma, visto che la fortuna è sempre dalla mia parte, perdo il bus per un pelo. Indovinate quando partiva quello dopo? Ecco, non lo sanno manco loro. Stanca, mi dico che posso anche spenderceli una decina d’euro per prendere un taxi quindi mi metto in fila e aspetto che ne arrivi uno disponibile.
Eccolo che arriva, il signore con molta gentilezza mi carica la valigia – una valigia rosa shocking che non avrei mai comprato ma chissà per quale strano motivo l’ho fatto – e mi riaccompagna a casa. Conoscendo il traffico di Roma non gli lascio il mio indirizzo di casa ma la via accanto, così da potermi lasciare all’inizio della mia via senza dover fare tutto il giro di Peppe intorno al reame (è un modo di dire che usiamo a Roma, non so se si usa ovunque). Durante il tragitto iniziamo a chiacchierare, mi chiede del mio lavoro e gli dico che lavoro proprio dietro la stazione Tiburtina, nel locale che fa gli arrosticini. Tutto fomentato mi spiega che sono un sacco di volte che ci passa e che vorrebbe provarlo, quindi mi chiede il nome così da potermi venire a salutare quando verrà a cena. “Silvia, ah come potrei dimenticarlo! Anche mia figlia piccola si chiama Silvia” mi fa, mentre si accosta al marciapiede perché siamo arrivati. Faccio per pagare e mi fa anche lo sconto, a detta sua sono stata un’ottima compagna di viaggio. Veramente molto carino. Nel momento in cui faccio per scendere inizia a squillarmi il telefono: mia madre, l’ansiosa. Lo lascio squillare una, due… poi rispondo perché cosa ci sarà di così importante da dirmi? Saluto il tassista mentre rispondo a mia madre ma, nel momento stesso in cui lo sento ripartire, mi rendo conto che mi manca qualcosa: OH CAZZO LA VALIGIA NEL BAGAGLIAIO. E ora? Che si fa? Non ho guardato il nome del taxi, non ho guardato la compagnia. Mammannaggialaputtana.
E questi sono solo poche delle imprecazioni che mi sono passate per la testa in quel momento. Sono corsa a casa, più veloce della luce, ho preso le chiavi della panda sgangherata di mia sorella (perché giustamente quando ti serve la macchina la tua non c’è mai, figurarsi) e mi sono catapultata volando a stazione Tiburtina nella speranza di ritrovarlo di nuovo lì. Speranza vana, ovviamente. Fermo subito uno dei signori del Taxi Service, chiedendo come possa fare per poter rintracciare il tassista ma ovviamente anche loro mi dicono che se non ho il nome del taxi è molto difficile. Mi danno i numeri dei radiotaxi per far fare il comunicato via radio, magari qualcuno risponde ma che ve lo dico a fare… ho chiamato 6 compagnie di radiotaxi e ovviamente nessuna di queste aveva tassisti che hanno risposto al comunicato. Sconsolata faccio per andarmene ma lui mi ferma e mi fa: “Signorina mi lasci il suo numero di telefono, io lo metto nelle mie chat di taxi così in caso comunque la faccio chiamare. Sicuramente il tassista che l’ha portata ha staccato dopo di lei perché alle 13:30 c’è il cambio turno quindi sicuramente la sua valigia è nel bagagliaio dell’auto e lui non l’ha più aperto“. Mi sono detta che forse aveva ragione, che tentare ormai non avrebbe fatto che bene e che non avevo niente da perdere (e ci credo, i miei vestiti e tutti i miei trucchi direi che erano una punizione già abbastanza dolorosa). Dirvi il mio stato d’animo in quel momento è difficile perché non so quantificare la delusione che ho avuto verso me stessa per essermi distratta quel momento di troppo ed essermi causata un danno non grave ma parecchio pesante da mandare giù. Chi mi conosce però sa che la speranza per me è l’ultima a morire e che pensare positivo è sempre la prima cosa che faccio. Infatti è bastato un attimo per ricordarmi che sicuramente il signore, una volta vista la valigia rosa, si sarebbe ricordato di me e me l’avrebbe riportata al locale quando sarebbe venuto a cena. Perché io ci voglio credere che nel mondo esistono ancora persone buone (soprattutto che quando parlano con te, ti ascoltano e non dimenticano subito chi sei). Non mi sono data per vinta, sapevo che lui mi avrebbe chiamato, ne ero proprio certa. Le cose brutte capitano a tutti d’altronde, ma ciò non vuol dire che non bisogni credere che tutto poi andrà per il verso giusto.
Vuoi il karma, vuoi la botta di culo più grande della mia vita, due mattine dopo squilla il telefono: “Silvia, ti ho trovato!” e lì ho gridato al miracolo. Mi spiega che il suo collega gli ha dato il mio numero perché gli avevo detto che il tassista appunto aveva una figlia con il mio stesso nome (vedi, vedi a parlare con la gente? Vedi a non fare gli asociali?) e lui subito aveva ricollegato la cosa a me. Inutile dire quanto l’ho ringraziato, si era addirittura offerto di riportarmela direttamente a casa ma me la sono fatta lasciare a lavoro che era proprio dietro la stazione dove stava lui. Quindi ecco, la valigia rosa è tornata a casa e io mi sono risparmiata un sacco di soldi nel dover ricomprare tutto quello che c’era dentro.
Qual è la morale della favola? La morale è che a credere nel genere umano e ad essere persone positive non cambia un cazzo dall’essere negative, ma magari il karma ti premia se vede che ci provi ad affrontare la vita nel modo “giusto“. (giusto secondo me).
Sono convinta che se non fossi la persona che sono e non pensassi nel modo in cui penso, forse quella valigia rosa non l’avrei più ritrovata. Ma sono anche convinta che se c’avessi messo un po’ più di testa forse tutto questo non sarebbe successo. La vita ha voluto insegnarmi una lezione oggi, si vede che ne avevo bisogno.
In ogni caso, tutto è bene quel che finisce bene (anche perché il solo pensiero di dovermi ricomprare tutti i trucchi mi ha fatto quasi prendere un attacco di cuore).
Pepina ♥
Grande Pepina, mi sei rimasta simpatica a pelle e ora dopo aver letto questo tuo racconto mi hai strappato pure un sorriso (qui in Toscana al posto di giro di Peppe si dice il giro delle sette chiese) 😂😂
Qualche volta l'ho sentito perché la sorella di mia mamma abita in Toscana :D comunque son contenta di averti strappato un sorriso!
Grande Silvia! Bisogna sempre credere negli altri. Se tra tutte le fedi, ce n'è una in cui vale la pena credere, è forse proprio il Karma...
Nessuno mi toglierà mai dalla testa che il karma esiste e che prima o poi (buono o cattivo che sia) tutto ti torna indietro! Ho avuto un po' troppe conferme per non crederci 😂
@pepina
Great writeup!
Keep sharing great content.
THanks!!
Thank you!