Via di Fuga
"Hai preso tutto?"
"Sì Giovanna. Ho preso tutto!"
"Anche la sciarpa? E la pasticca?"
"Giovanna sì. Ho preso tutto!"
Elisabetta, credendo che io non la stia vedendo, mette il pacco delle sue pillole per la pressione dentro la piccola borsetta.
"Ma dobbiamo farlo per forza?"
"Giovanna! Mi stupisci! Lo so che ti sei rimbambita ultimamente, ma questa idea l'hai avuta tu l'anno scorso! Non ti ricordi più? E poi da buona compagna di stanza hai coinvolto me! Mica vorrai stare qui altro tempo no? Abbiamo ottant'anni e ancora molto da vedere!"
Mi alzo dal letto e mi aggrappo al braccio dell'amica. La osservo attentamente. Ha quegli occhi brillanti che mi piacciono tanto.
Sono in questa casa di riposo da quasi dieci anni e non avevo mai fatto amicizia con nessuno qui dentro, nessuno mi capisce.
Finché non è arrivata lei. Con dolcezza e la sua estrema esuberanza mi ha conquistata e siamo diventate subito amiche.
"Hai ragione! Ormai il gioco è fatto! E poi Luigi ci aspetta al lago!"
Luigi era il grande amore di Elisabetta. Si erano amati per una vita intera, sessantacinque anni.
Due anni prima che lei entrasse in casa di riposo era morto a seguito di un'ischemia e da quando si trova qui non è più potuta andarlo a trovare.
I figli avevano scelto un bel cimitero, vicino al lago di campagna dove i genitori erano cresciuti e vissuti.
Ed era per questo motivo che avevo pensato a questo piano d'evasione, dovevo portare l'amica dal suo grande amore. Vedo la tristezza nei suoi occhi ad ogni anniversario che passiamo bloccate qui.
"Allora Giovanna, ripassiamo il piano." mi dice in tono serio. Pensa davvero che sia un po' rimbambita!
"Alle 14.00 andiamo a prendere le nostre pillole e andiamo fuori per l'ora d'aria, nascondendo le borsette sotto la mia sedia a rotelle e le copriamo con la coperta.
Quando le assistenti andranno a prendere il caffè, arriverà Maurizio che ci porterà fino al cancello e poi da lì il suo amico ci farà raggiungere il cimitero."
"Brava! Bravissima! Continua così che stai andando benissimo! Vedrai che dopo ti sentirai meglio."
Mi abbraccia.
Ma non capisco.
Perché dice così?
Sbatto le palpebre, le sento pesanti.
Vedo la figura di Elisabetta, e anche quella di Maurizio. Ma le vedo sfocate.
Batto ancora le palpebre e piano piano mi torna la vista.
Elisabetta mi abbraccia e si siede accanto a me.
Per un attimo mi sento disorientata, non capisco perché sono seduta con una flebo attaccata al braccio.
Sento il cuore a mille che piano piano si sta calmando.
Immagine Creative Commons cc0, fonte
Così anche i miei pensieri.
Devo aver avuto una crisi.
Una pesante.
Mi devo essere addormenta, per questo stavo sognando.
Elisabetta si avvicina a me e mi accarezza il volto.
"Sei stata bravissima. Ora andiamo a prenderci una boccata d'aria fresca che ne dici?
Ci mettiamo fuori, sotto il salice e diamo da mangiare alle nostre paperelle ok?"
Annuisco e le sorrido.
Sono anni che non riesco più a parlare per colpa di questa maledetta malattia, ma lei, nonostante tutto mi capisce.
E nonostante i miei pensieri mi portano lontano e cerco vie di fuga, tutto sommato, grazie a lei, qui sto bene.
Partecipo con questa storia al theneverendingcontest _n° 34 S4-P7-I1 di @spi-storychain.
Tema: Nonne in fuga
Ambientazione: Casa di riposo
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Molto molto bello! Davvero. Hai toccato il tasto giusto, al di là dei premi, ecc.
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Grazie mille.
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Che storia dolce, Paw! E' difficile la vecchiaia, la malattia, ma avere qualcuno accanto può davvero lenire ogni dolore.
Esattamente. Spero che la vita di tutti noi finisca con qualcuno, parente o no, che ci faccia compagnia.
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