L'ultimo viaggio
Vedi, metto piede dopo trentacinque anni sulla mia Supernatural?!
Una lacrima calda solca il mio volto.
Chiudo gli occhi e respiro.
Apro le braccia e il vento tiepido accarezza la mia pelle, si intrufola nella mia giacca, mi attraversa l'anima.
Siamo qui fermi già da dieci minuti, è il momento di lasciare il porto; mi volto e vedo tua mamma che mi saluta.
Nonostante abbia orami ottant'anni è sempre bellissima. I capelli a caschetto quasi tutti bianchi sono la cornice perfetta a quei suoi occhi color nocciola.
Mi saluta sorridente, ma so quanto è preoccupata per me, ma soprattutto so quanto il suo dolore sia lancinante.
So che questo mio viaggio in solitaria la renderà ancora più triste, e sola. Ma devo farlo.
Lei lo sa.
Dopo cinquantatre anni di matrimonio oramai i nostri occhi non hanno segreti.
Non sono mai stato molto gentile con lei, lo so, ma l'ho sempre amata tanto.
La prima volta che l'ho vista, in quel negozio di caramelle, ho visto l'essere più bello di questa terra, ho creduto davvero che fosse un angelo.
Tu le assomigli tanto. Hai i suoi occhi e anche le sue mani.
Ma hai il mio carattere.
Ci ho pensato molto in questi giorni, non ti ho mai detto quanto fossi orgoglioso di te, di come ti elogiassi la sera al circolo, di quanto mi rendervi felice quando suonavi.
Non ti ho mai detto ti voglio bene, ci credi? Beh si, lo so che tu lo sai, ma non me lo hai mai fatto pesare.
Quando eri piccolo correvi sempre da me, soprattutto tutte le volte che facevi una marachella e la mamma ti sgridava.
Non ho mai sgridato né te né le tue sorelle, ci pensava già la mamma no?
Non so perché crescendo ti sei allontanato da me, perché tutti voi l'avete fatto.
Voi mi conoscete, sono burbero e parlo poco, ma vi ho sempre amati, fin da quando vi ho visto minuscoli nelle braccia della vostra mamma.
So che sono stato poco presente, ma il lavoro è sempre stato tanto, dovevo mantenere tutti voi.
Oggi siete adulti e vedete un mondo diverso da quello dove sono cresciuto io, un mondo che voi non potete capire e noi non riusciamo a trasmettervi.
Forse ho parlato poco quando c'ero, ma quando c'ero avevo occhi solo per voi, i miei quattro figli. I miei splendidi figli.
Non capisco perché il destino si è accanito con me. Con te. E con questa barca a vela.
Lo sai che l'ha costruita tuo nonno? Te l'ho mai detto?
Io e zio Fernando avevamo poco più di sei anni quando ci portò al porto per farci vedere il lavoro che aveva fatto per tutta l'estate.
Eravamo piccoli, lei immensa ai nostri occhi.
Ci prese per mano e ci portò a largo.
Un'oretta dopo tornammo a casa, ma ogni domenica uscivamo e ci portava in vela.
Con questa barca.
La stessa che poi ha visto crescere te, le tue sorelle e i tuoi cugini.
Eravamo poveri, non avevamo niente se non questa barca.
La nostra eredità.
Ma forse anche la nostra maledizione.
Ti ricordi il funerale di zio Fernando? Ti ricordi quando zia Adele voleva bruciare questa barca?
Beh, avrebbe dovuto. A voi ragazzi non è stata detta tutta la verità, non volevamo traumatizzarvi.
Lo zio si è suicidato a bordo di questa barca, a qualche miglio della costa sarda dove si era rifugiato.
Nessuno di noi voleva ammettere quel gesto. E per di più in un post gioioso e familiare come la
Supernatural.
Ed invece l'ha fatto. E proprio come lui anche tu.
Ti tengo dentro un urna tra le mie braccia e non capisco perché.
Mi trovo in mezzo al mare, con la pace di quest'acqua limpida e il profumo di purezza, ma con la tempesta dentro di me.
Mi sono sempre sentito sereno e felice lontano dal mare, grazie a voi, la mia famiglia, ma da quando non ci sei più mi sono perso e non riesco a ritrovarmi.
Nel testamento hai scritto che volevi che fossi io a spargere le tue ceneri in mare.
Non so perché. Hai voluto punirmi? Perché?
Perché proprio io?
Perché vuoi proprio me in questo ultimo tuo viaggio?
Avresti dovuto esserci tu qui ad accompagnare me nel mio ultimo viaggio.
Perché mi hai fatto questo?
Lo so che hai fatto una brutta marachella, e che sei corso da me. Ma perché non l'hai fatto prima?
Perché non hai cercato la mia mano invece dell'oblio?
Immagine Creative Commons cc0, fonte
Non hai risposte per me. Solo una richiesta scritta alla scelta su un post it.
*"Ti prego papà spargi le miei ceneri nell'isola delle nostre vacanze. E prendi la nostra barca."
Adesso siamo qui. Guarda.
Ti ho ascoltato, come mai ho forse fatto.
Siamo soli. Con il nostro mare. E il nostro cielo.
Guardo le mie mani far volare ciò che resta di te.
Cenere. Solo Cenere.
È ora sei mare. Sei onde. Sei infinito. Sei libero.
Ed io sono solo.
Ed in catene.
Con questo racconto partecipo al theneverendingcontest n° 29 S4-P6-I1** di @spi-storychain.
Tema: Barca a vela solitaria
Ambientazione: Mare
Logo realizzato da @ran.koree
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Sei una poetessa :)
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Eh troppo gentile. Grazie.
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Triste, ma intenso. Hai reso bene l'angoscia e l'autocritica che assalirebbe qualunque padre per la perdita prematura di un proprio figlio.
Grazie mille per il tuo commento.
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Quanto pathos e quanta angoscia in questo ultimo, estremo saluto! Mi hai strappato una lacrima, come fossi anche io a stringere un'urna cara in mezzo al mare.
Grazie, un feedback molto importante il tuo. Grazie. ❤
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Beautiful
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Thanks.
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