Il Tuk della promessa

Chandani, la giornalista, si sistemò il microfono e fece iniziare l'intervista.

"Buonasera. Abbiamo con noi il team vincitore, il ApePaw Team. Giuseppe, il pilota, e sua figlia Gelsomina, che l'ha accompagnato per tutto il percorso. Il resto del team poi è formato da amici e parenti.
Il team proviene da Floridia, un paese della Sicilia, in Italia.
Allora, diteci, come ci si sente ad essere i vincitori?"

Gelsomina, ventenne, era l'unica a parlare inglese, perciò parlò lei.

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"Non ce lo aspettavamo minimamente. Quando siamo arrivati a Jaisalmer, non avevamo capito affatto che eravamo i primi. Non ci credevamo! Dopo tutto quello che avevamo passato e il tempo perso nelle varie sventure, non credevamo possibile essere arrivati per primi. Ed invece man mano che arrivavamo più vicini alla linea del traguardo, l'emozione e l'adrenalina aumentava. Vedevamo la striscia intatta, nessuno era ancora arrivato. Gli ultimi metri sono stati sicuramente i più veloci di tutto il percorso!"

"Raccontateci un po' il vostro viaggio."

Gelsomina guardò tutto il team. Sorrise.

"Ci sarebbero così tante cose da raccontare che tra un mese saremmo ancora qui a parlarne. Posso però dire che è un'avventura straordinaria, dura ma indimenticabile. Quando tre settimane fa siamo partiti da Cochin, non sapevamo cosa aspettarci. Niente di quello che puoi leggere in giro su internet ti prepara, nel bene e nel male, a questa avventura. Ci siamo trovati ad attraversare posti bellissimi e posto insidiosi. Ci siamo trovati persi in posti altrettanto orribili e altrettanto magnifici." prese per mano il padre.
"Sicuramente questa esperienza ci ha fatto crescere entrambi. Abbiamo capito molte cose di noi stessi. Abbiamo superato molti limiti e ne abbiamo scoperti di nuovi. Abbiamo capito l'importanza dell'unione e della fiducia. Abbiamo imparato a non mangiare e sopravvivere col poco che trovavamo in giro o con quello che la gente ci regalava. Abbiamo trovato persone splendide che ci hanno aiutato, senza volere niente in cambio. Persone che ci porteremo dentro per sempre. Abbiamo visto cose e persone che non avremmo voluto, mettendoci davanti a cose a cui non eravamo pronti. È stata una sfida nella sfida nella sfida. Ogni giorno era una sfida, ogni giorno imprevedibile e diverso. Siamo rimasti fermi qualche giorno nel deserto del Rajasthan, con una gomma a terra. Lì si, ci siamo fatti prendere un attimo dal panico. Ma ne siamo usciti, superando paure con forze che neanche noi credevamo di avere.
Ne siamo usciti vincitori, non tanto per la gara in se stessa, ma con noi stessi. Questo devo ammetterlo, tutti parlano più dell'esperienza che della gara di per sé. Mi trovo perfettamente d'accordo. La gara passa in secondo piano a tutto."

"Cosa vi porterete a casa dopo questa esperienza? Cambierà in qualche modo le vostre vite?"

"Sicuramente si. Tutte queste nuove consapevolezze, questi stati d'animo vissuti e i nuovi lati scoperti di noi stessi sicuramente ci porteranno a vivere in modo diverso le nostre vite.
Ci porteremo dietro ricordi indelebili. Ci porteremo dietro tante fotografie e tanti oggetti che ci hanno regalato molte persone in questi duemilacinquecento chilometri.
Ci porteremo dietro ovviamente la vittoria, simbolo della perseveranza e del coraggio. Cosa che cercheremo di attuare tutti i giorni delle nostre vite. E ci porteremo dietro il nostro speciale e un po' scassato Tuk, che sicuramente da domani potrà riposarsi per un bel po'.
Ci portiamo soprattutto la soddisfazione di aver raccolto più soldi del minimo per le donazioni e la beneficenza."

"Un'ultima domanda poi vi lasceremo andare al vostro party celebrativo. Come e quando avete deciso di partecipare al Rickshaw Run?"

Gelsomina guardò suo padre e le loro mani, ancora intrecciate, tremarono.

"Due anni fa, abbiamo perso una persona a noi cara, Antonio. Mio fratello. Aveva sedici anni quando si ammalò di cancro. Ha combattuto con tutte le sue forze, per quasi un anno, ma non ce l'ha fatta. Durante la malattia, mentre era in giro sul web, trovò per caso un articolo della RedBull che parlava di questa folle corsa.
Chiese a mio padre, come ultimo desiderio, un Ape da poter sistemare e modificare per poter partecipare alla prima gara possibile.
Mio padre glielo comprò subito e impiegarono qualche mese per sistemarlo e raccogliere i soldi necessari per partecipare alla gara di agosto dell'anno scorso."

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"Poco prima di partire dall'Italia per l'India, Antonio ha avuto un pesante attacco che l'ha costretto a letto. E non siamo partiti abbandonando qualsiasi cosa.
Poco prima di andarsene però Antonio ci ha fatto promettere una cosa : partecipare ad una gara del Rickshaw Run. Per lui, per tutti i malati di cancro e per noi stessi.
Abbiamo promesso, ma nessuno di noi aveva intenzione di mantenere quella promessa, volevamo solo renderlo felice nei suoi ultimi giorni. Anche dopo la sua morte, non avevamo intenzione di mantenere la promessa. Poi a Natale, il primo Natale senza di lui, qualcosa è scattato dentro di noi. Dovevamo farlo. Abbiamo ridipinto il tuk con l'azzurro, il suo colore preferito e siamo partiti per venire qui. Perciò eccoci qui.
Abbiamo mantenuto la nostra promessa. Da lassù adesso lui sarà felice. E grazie a lui, lo siamo anche noi."

Il team, in lacrime, ma sorridente, si strinse in un abbraccio caloroso, intorno a Gelsomina e al padre.

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Partecipo con questa storia al theneverendingcontest n° 25 S5-P5-I1 di @spi-storychain.

Tema : The Rickshaw Run
Ambientazione : India

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