Una seduta terapeutica.

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Clara si sedette, appoggiò la testa allo schienale semi rigido del salone della sua parrucchiera di fiducia, la Brigitta.

Oggi doveva sistemarsi quel biondo che ogni tre settimane diventava color pagliericcio, inguardabile.

Clara non era una bionda sfiziosa da filmetto americano ma una di quelle bionde dal look sobrio e professionale, il suo taglio regolare e il suo biondo caramellato gridavano tranquillità e sobrietà, come richiedeva la sua professione, psicologa per vocazione.

Oggi però Brigitta era in ferie e al suo posto si era presentato un giovane e dinamico parrucchiere Ràmon.

Ràmon aveva occhi scuri come l' ebano, neanche l' ombra di un capello in testa e braccia ben tornite. Clara non era sicura di voler essere toccata da Ràmon, o forse lo voleva troppo, cosa significava la dualità di questo pensiero?

Era dura essere psicologa, la portava a interrogarsi sempre su ciò che pensava e cercarvi qualche traccia di patologia.

Poi Brigitta le piaceva, aveva un gran dono, era una delle poche parrucchiere non ciarliere , lavorava zitta, veloce e la salutava sempre con un neutro buon lavoro dottoressa Ramirez.

Ràmon invece era gioviale e chiaccherone, l' aveva subito subissata di domande. Ma lei chi è? Ma che lacoro fà? Ma non desidera un taglio più giovanile? Un colore più acceso?

Clara aveva dato segni di diniego per tutti, non desiderava rinnovarsi, mai. Ne avrebbe dovuto parlare con la sua psicoterapista.

Una psicologa che va da una psicoterapista, giusto no?

Ràmon le lavò la testa, massaggiandole il capo con quelle mani potenti.

" Tutto bene signora Clara?"

" A dire il vero Ràmon provo un certo disagio"

" Sta scomoda signora Clara?"

" Signorina, mi chiami signorina, la prego"

" Mi scusi" esclamò lui ammorbidendo la frizione sul capo di lei.

" Non è la poltrona il mio problema sono io" disse Clara spalmandosi con più forza sul seggiolino.

" Lei signorina?" disse lui con un risolino.

" Non rida, non rida, sono proprio io"

Lui le carezzò le tempie " Sembra sana, intelligente, ha un bel lavoro, ascoltare tutti quei matti chissà come si diverte"

Clara alzò un sopracciglio, lui non poteva vederla, mi diverto? Pensò, Niente affatto!

" Mi creda, sentire aspiranti suicidi e bipolari non è affatto divertente, quella è gente che soffre sul serio mica come me e lei."

Ràmos spinse con intensità le dita sul capo di lei.

" Ha ragione signora Clara a non ci sono anche sofferenze invisibili?" disse lui con un timbro di voce velato di tristezza.
Clara chiuse gli occhi e sospirò, aveva ragione lui certo, ci sono molte sofferenze invisibili, dei depressi spesso si sente dire " Non sembrava ridevano sempre!".

" Ha ragione" disse lei e poi aggiunse " E lei cosa ne pensa di queste sofferenze?"

Deformazione professionale, era troppo radicata in lei.
Ramòs parve riflettere mentre le massaggiava delicatamente il cuoio capelluto.

" Penso che le sofferenze siano come i capelli".

Disse risoluto.

" Come i capelli?" chiese lei sinceramente incuriosita.

" Si, come i capelli, più crescono più sono difficili da gestire e poi quando ormai sono lunghi ti ci sei abituato ed è difficile cambiare, spaventa, quindi uno se li tiene addosso, anche se pesano, anche se sono scomodi, anche se ci bloccano, come le sofferenze"

Le cinse la testa con l' ultima crema per proteggere le radici e proseguì.

" Poi quando uno ne ne può più, taglia, leva via tutto, chi poco a poco, qualche spuntatina, chi opta per un taglio netto e addio tutto, capelli e dolore"

Le mise un asciugamano attorno alla testa, invitandola con le mani ad alzare il capo. In silenzio spinse la sedia davanti allo specchio.

" Come procediamo signorina Clara?"

Clara fissò la sua immagine allo specchio, come procedere, riprendere il discorso o lasciar cadere tutto?

" Faccia una spuntatina, partiamo da lì"

Ràmos annuì.

" Mi sembra un buon inizio signorina"

" Mi chiamo Clara la prego"

" Mi sembra un buon inizio Clara, dovremmo parlarne meglio"

"Concordo con lei, dovremmo prendere un appuntamento"

"Davanti ad un caffè vero Clara?".

"Mi dica lei Ràmon, mi dica lei cosa ne pensa..."