Quando i tuoi sono artisti.

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Convivere con due genitori artisti non è cosa semplice e ogni qual volta torno dai miei, usando il loro studio come appoggio quando rientro disfatta da ore di lavoro sfibrante, penso sempre che la situazione è assai buffa.

Anzitutto entri in casa, che non è una casa normale, con l' ingresso, il soggiorno, la cucina, cioè quella c'è ma situata in fondo oltre lo studio. 

Si perchè la parte più consistente della casa è lo studio che occupa come una creatura un bel pezzo di terreno e che mangia alla fine pure le altre stanze, sali nella camera e trovi tracce di pittura, in cucina non ne parliamo, baratolli colmi di pennelli nell' acquaio e quadri, quadretti, tubi di tempera sparsi in ogni luogo, persino nella credenza, se spulci tra le teiere trovi oggetti per disegnare, finiti lì chissà per quale magia.

Poi c'è gli orari, tu sai che se vai a trovarli in certe ore del giorno ci troverai altre venti persone intente a dipingere e passerai tra esse in religioso silenzio per paura di disturbare. 

Oppure incorrerai in uno dei loro momenti creativi, scappa, salvati, la loro creatività può coincidere con un forte nervosismo e con stati d' animo per te impenetrabili, strani, assurdi. 

Puoi vederli vagare per casa con i pennelli come anime in pena, perlustrare assorti il giardino in cerca di una musa.

E sembrano folli, forse un poco lo sono, chiusi in silenzio, a fissare il nulla, i capelli scarmigliati, gli occhi vacui.

E poi entri in casa due giorni dopo e trovi una parete riempita da quadri enormi e anche un pizzico spaventosi e scuri, si perchè i miei prediligono i colori scuri. 

50 sfumature di grigio versione arte. 

E quando sei in casa e casualmente provi a schizzare qualcosa, magari mentre sei distratta a spettegolare al telefono passa tua madre e invece di tirarti su il colletto inizia a farti il terzo grado sulle proporzioni del tuo disegno. 

Per Natale sperando di stimolare il tuo estro creativo sopito ti regalano gli acrilici, che a casa mia sono diventati oggetti d' arredamento.

Le conversazioni non sono mai banali, gli artisti sono strani lo sanno tutti, ed è così che io giustifico le mie medesime stramberie. 

Quando vedono le mie pareti dipinte con colori assurdi, non battono ciglio, è un processo creativo non ci scassate le scatole. 

E quando gli ho detto " Lascio il lavoro, voglio diventare un artista" mi è stato detto solo " Benvenuta nel club !"