Donna cerulea.

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Era passato solo un mese dal mio trasferimento in Madagascar, ero stufo della vita di New York, il traffico, l rumore, le corse, i taxi, il grigiore della routine, i calmanti, la palestra, Helena, la mia ex moglie, Carla mia figlia.
Tutti a urlare verso di me, troppo pochi gli alimenti ed io un fannullone, per Helena, avvocatessa di successo il mio modesto lavoro di fotografo era una vergogna e di ciò aveva pure convinto Carla che mentre studiava giurisprudenza squadrava me e le mia camera oscura con disprezzo.

" Fannullone" era scritto nei loro occhi e così bistrattato e umiliato avevo accettato tutte le condizioni del divorzio, prosciugando il mio conto per pagare un avvocato svogliato che sbrigasse il necessario.

Poi ero partito per un servizio fotografico in Madagascar, una serie di foto dedicate alla cua blu, un uccello caro alle riviste di ornitologia.
Un servizio noioso ma ben retribuito.

E così ero partito.

Con il mio francese scolastico ero riuscito a cavarmela egregiamente, nonostante il caldo mi opprimesse io mi ero innamorato di quel luogo.

E di lei.

Non sapevo il suo nome, ma la vedevo passare ogni mattina, i suo capelli neri ornati sempre da una piuma blu, gli abiti leggeri come il suo passo.

Io la fotografo di nascosto.

Amo la curvatura delle sue spalle quando si china a raccogliere una conchiglia, le tonalità della sua pelle che cambiano a seconda di come ci batte la luce del sole, l' ebano dei suoi capelli che ondeggiano al vento, la sinuosità del suo corpo.

La amo come una musa, da lontano, a distanza come una divinità.

Tremo al pensiero di avvicinarla.

Ho già troppi debiti, non posso permettermene un ' altro neppure in questo magnifico madagascar.

Però una volta ho osato avvicinarmi, le era caduta una piuma , ho atteso che si allontanasse abbastanza e l' ho raccolta.

Ci dormi ogni notte, immaginandomi un amore dolce, morbido, senza paura, senza denaro, solo capelli neri tra le mie dita, decorati di soffici piume blu.