Il pensiero filosofico dietro il bitcoin e la blockchain: l'anarco-capitalismo

in #ita7 years ago (edited)

Il pensiero filosofico dietro il bitcoin e la blockchain: l’anarco-capitalismo


Photo from wikimedia

Radicati nel principio “homo homini lupus”, abbiamo sviluppato un’economia incentrata sulla guerra “tutti contro tutti”. Si dice che il nostro sistema economico, definito come capitalista-finanziario-neoliberista-globalizzato, si basi sull’egoismo dell’essere umano.

L’evoluzione del sistema economico

L’economia politica moderna, attingendo al sapere neoclassico, prende per buona la configurazione dell’uomo come individuo razionale. Detta razionalità comporta una spinta, per l’uomo, a conseguire i propri obiettivi nel modo più efficiente possibile. Questa convinzione viene ripresa soprattutto dalla teoria dei giochi, la scienza matematica che permette di prevedere gli effetti di eventuali interazioni strategiche tra esseri umani. Secondo la teoria dei giochi, è razionale l’individuo che, oltre a conseguire il proprio obiettivo con le risorse di cui dispone, prende in considerazione i comportamenti degli altri agenti – economici o meno. Quindi, attraverso un semplice sillogismo, possiamo affermare che, se ciascuno perseguisse il proprio interesse personale, conseguirebbe la situazione più efficiente per tutti - concetto già espresso da Adam Smith. Il filosofo, nella “Indagine sulla Natura e le cause della ricchezza delle nazioni”, già palesava come molto spesso, sul lungo termine, l’interesse personale convergesse nel superiore interesse collettivo.

Questi paradigmi matematico-economici sembrano risultati riduttivi e refrattari. Adam Smith non ha mai preso in considerazione una moltitudine di variabili come: la disoccupazione, la centralità dell’essere umano nella società, ecc… In risposta alla teoria della mano invisibile di Smith, John Maynard Keynes, nel 1936, pubblica la “Teoria generale dell’Occupazione, dell’interesse e della moneta”. Secondo l’economista britannico l’intervento statale nei mercati, attraverso la fissazione dei limiti dei prezzi attraverso una regolamentazione dei mercati (ma soprattutto attraverso un aumento della spesa pubblica) avrebbe evitato situazioni di crisi come la “Grande Depressione” del 1929.

Adam Smith. Wikimedia creative commons

Il modello economico attuale

Come detto precedentemente il sistema attuale, risultato della trasformazione, in lunghi secoli, dell’economia pianificata (assoggettata a decisioni centrali, stile feudalesimo) in economia di mercato, fa capo al paradigma del capitalismo-finanziario-neoliberista e globalizzato.

• Capitalista: concezione centrica dell’impresa come modello produttivo, facente capo a privati con grossi capitali

• Finanziario: come sottolineano alcuni, l’attuale sistema finanziario ben evidenzia, in molti casi, la subordinazione sociale nei confronti del sistema bancario. La nostra economia appare non più incentrata su sistemi di produzione (beni tangibili), bensì su sistemi finanziari di trasferibilità di capitali (beni intangibili).

• Neoliberista: sta ad identificare il pensiero di derivazione giusnaturalista, secondo il quale i protagonisti nei mercati sono i privati che, in concorrenza tra loro, soddisfano in modo efficiente la domanda e l’offerta di risorse.

• Globalizzato: aggettivo che evidenzia la tendenza ad un mercato sempre più aperto e deregolato, in cui i privati possono interagire per soddisfare i propri interessi.

Il modello keynesiano contro la scuola austriaca e von Hayek

« Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi. »
(John Maynard Keynes, Autosufficienza nazionale, 1933)

Partendo da questa citazione (che curiosamente ricorda il concetto di Churchill sulla democrazia: “la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme sperimentate finora”), risulta facile immaginare come il capitalismo sia attualmente l’unico modello economico che aderisca perfettamente all’indole umana e che permetta il progresso tecnologico ed economico. Ciò nonostante, anche secondo Keynes, non è giusto – nell’accezione completa del termine.
L’economista britannico si è sempre prodigato nel mostrare le perplessità e le falle nel sistema capitalistico. Keynes, identificando l’assenza di un intervento statale (investimenti) nell’economia americana come la causa della depressione del ’29, entrò in contrasto con le teorie dell’economista austriaco von Hayek.

Quest’ultimo, provando a confutare la tesi del collega britannico, dimostrò come nel lustro precedente (1923-1928) gli USA avessero largamente aumentato gli investimenti pubblici nella propria economia, arrivando all’alba del ’29 con un bilancio insufficiente per fronteggiare il ciclo economico negativo. Secondo il padre della scuola austriaca, infatti, il problema dei cicli economici andava individuato nell’interventismo dello Stato: l’unico sistema in grado di allocare le risorse nella maniera più efficiente possibile è il sistema di prezzi che scaturisce dal libero mercato. Hayek non fu l’unico a sostenere questa teoria e le sue convinzioni furono appoggiate, seppur non in toto, anche da Milton Friedman e da Martin Rothbard.

Da Smith a Rothbard e l’anarco-capitalismo

L’anarco-capitalismo nasce proprio dall’elaborazione, da parte di Rothbard, delle teorie della scuola austriaca (von Hayek). Si basa sul principio anarco-individualista di matrice libertaria secondo il quale, sul lungo periodo, i mercati, in assenza di un intervento statale, raggiungono autonomamente la situazione economica più efficiente. Per tutti.
Parafrasando la teoria della mano invisibile di Smith, che come abbiamo visto era già stata criticata per la carenza di poliprospettività, gli anarco-capitalisti asseriscono che il raggiungimento di un prezzo di equilibrio, dovuto unicamente al rapporto tra curva di domanda e curva di offerta, massimizzerebbe il surplus economico (sia quello del consumatore che quello del produttore) creando nuove opportunità di investimento, incentivi al miglioramento e maggiore benessere sociale. Ovviamente questo sarebbe possibile solo in assenza di politiche monetarie ed economiche poste in essere dalle Banche Centrali e dai Governi.

Questa visione, che lascia inconsiderate molte variabili sociali e che non rileva la centralità dell’uomo all’interno della società, è la matrice teorica del Bitcoin e della Blockchain.

Bitcoin e la Blockchain, lo strumento per rendere concretizzabile l’anarco-capitalismo

Nonostante non si conosca la vera identità di Satoshi Nagamoto, è certa la sua propensione all’anarco-capitalismo. La “governance” di Bitcoin, infatti, è notoriamente ispirata alle teorie di Rothbard. Dal manifesto di Bitcoin si può notare come, tramite la blockchain, Nagamoto abbia provato a costruire un sistema completamente decentralizzato, libero da interventi di poteri centrali, subordinato ad una base consensuale maggioritaria e regolato solo dai mercati. Proprio per questo motivo la disponibilità di BTC in circolo è prefissata (21.000.000 coins). Con questo tetto, il prezzo del coin, non potendo essere assoggettato a politiche monetarie o variazioni di tasso di interesse, dipende unicamente dalla domanda del Mercato (questo avviene sul lungo periodo, invece durante il breve termine devono essere considerata altre variabili es- gli incentivi economici dei miners, costi di transazione, ecc..) Pertanto, con le criptovalute gli individui non dovranno fare più capo ad un intermediario, ad una banca; avranno la possibilità di gestire i propri fondi e di accedere ad un mercato che, in quanto decentralizzato, è globale. Un mercato globale, basato sulla blockchain, favorirebbe la condivisione di informazioni quasi perfette tra gli agenti economici, che, in accordo con i principi della divisione sociale del lavoro e del vantaggio comparato, potrebbero competere tra loro creando la situazione sociale più efficiente.

Queste sono al momento, purtroppo o per fortuna, solo speculazioni riguardo ad ipotetici scenari. Certo è che il mondo sta cambiando: siamo la prima generazione che ragiona, realmente, secondo un’ottica di scarsità di risorse (ambientali e non); lo sviluppo tecnologico sta crescendo esponenzialmente, le società si stanno piegando alla globalizzazione e al progresso. Forse anche il pensiero umano si evolverà fino ad arrivare ad una concezione del potere completamente decentralizzata e priva d’intermediazioni.


Wikimedia Creative commons

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Articolo esaustivo. Da haters del Neoliberismo e del Capitalismo penso che le crypto monete nascono con buoni propositi, perchè se ci pensi non dipendono da nessun gruppo di potere (oggi a loro non rimane che investirci). Poi però arriverà un momento dove tutto verrà regolamentato (non so come) dai sistemi bancari (Fed, Banca dei Regolamenti Internazionali...) e dai governi e saremo punto e a capo. Speriamo che non ci si venda ma tutto ha prezzo, purtoppo! Comunque ti seguo ;-

Anche Dan, il creatore di Steemit si definisce un economista austriaco.
Per chi apprezza quel pensiero, il periodo che stiamo vivendo è veramente promettente. In Italia devo dire che il pensiero libertario e anarco-capitalista è molto meno conosciuto rispetto agli USA.

Grazie per la dritta, faremo delle ricerche. Magari uscirà un articolo anche riguardo Dan.

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Ti seguo.. ottimo articolo.

Grazie mille!

Articolo interessante, ma troppo lungo. A meta' gia' mi ero annoiato, nonostante l'argomento mi interessasse. Utilizzate piu' sintesi per favore.

Grazie per I feedback, cercheremo di essere più ermetici

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