42

in #ita6 years ago (edited)
Leggendo il titolo di questo post, qualcuno si starà domandando se io abbia scritto qualcosa a proposito della maratona. Sono 42 infatti i chilometri da correre, per la cosiddetta distanza regina. Per l'esattezza 42,195.

E invece no...42 è un numero importante per un'altra mia passione. Il Baseball.
Sto infatti per raccontarvi la storia di Jack Roosevelt Robinson, detto Jackie, numero di casacca numero 42.

Il primo giocatore di pelle scura a militare nella MLB (Major League Baseball). Il massimo campionato professionistico americano.
Nato il 31 Gennaio 1912, fece il suo esordio nella massima serie, il 15 aprile 1947 al cospetto di 23.000 spettatori, nello stadio Ebbets Field di Brooklyn.


Jackie_Robinson,_Brooklyn_Dodgers,_1954.jpg
Immagine CC0 creative commons - Fonte:Wikimedia

Al tempo, i giocatori di pelle scura, militavano in campionati a parte, il più famoso era denominato Negro League, e per la maggioranza degli americani medi, era impensabile vedere in campo tra i professionisti, un giocatore nero.
D'altra parte, era in vigore una mentalità derivante da anni di leggi Jim Crow, che erano state emanate appositamente per mantenere la segregazione razziale.
Queste leggi, prevedevano la separazione dei ragazzi bianchi e neri in scuole differenti.
I servizi igienici nei luoghi pubblici erano pure separati, per non parlare dei posti a sedere sugli autobus.
Proprio il rifiuto di sedersi nei posti posteriori dell'autobus mentre era sotto le armi, costò a Robinson l'incriminazione e fu costretto a presentarsi di fronte la corte marziale.
Il fatto che la segregazione sugli autobus, non era valida per i mezzi militari però, consentì a Jackie di essere assolto.


Robinson quindi, comincia la sua carriera nella Negro League, nel 1945, e fu notato dal talent scout Branch Rickey. É da sottolineare che Jackie, era in possesso di eccezionali doti atletiche. Era infatti bravissimo anche in altri sport, come l'atletica e il football americano, tanto che il baseball fu la sua seconda scelta.

Rickey, prima di fare firmare il contratto a Robinson, voleva assicurarsi che il ragazzo, oltre alla bravura già ampiamente dimostrata, fosse anche capace di mantenere il self control. Sapeva benissimo quello che stava per succedere. La maggior parte degli spettatori, non avrebbe accettato di buon grado la presenza in campo di un nero, e gli insulti provenienti dagli spalti sarebbero stati frequenti. Dopo avere ottenuto la promessa da Robinson, che non avrebbe reagito alle sicure provocazioni, l'accordo fu trovato con un contratto con la squadra dei Brooklin Dodgers, per 600 dollari al mese.

La strada da fare, per l'eliminazione della segregazione razziale però, era ancora tanta.
Il famoso film "indovina chi viene a cena", uscì esattamente 20 anni dopo, con il famoso discorso finale di Spancer Tracy:

I problemi che dovrete affrontare sono quasi inimmaginabili, ma fra questi io non ci sono
[...] Ci saranno cento milioni di persone negli Stati Uniti, disgustate e offese dal vostro atto, e queste persone ve le troverete sempre contro...

Branch Rickey, probabilmente deve avere fatto un discorso del genere a Robinson.
Oltretutto, Rickey non fece esordire solamente il primo giocatore afroamericano nella MLB, ma anche Roberto Clemente, il primo ispanicoamericano. E fu anche il precursore dell'utilizzo del caschetto protettivo per i battitori. Un grande innovatore.


L'inizio della carriera di Robinson, fu caratterizzata proprio dalla conferma dei timori di Rickey. La presenza di un nero tra i professionisti non fu accolta di buon grado da nessuno.
In alcuni alberghi, presso i quali la squadra avrebbe dovuto soggiornare durante le trasferte, si rifiutarono di accettare la prenotazione se tra gli ospiti ci fosse stato Robinson.
I tifosi avversari, soprattutto nelle città del sud, gli urlavano di andare a raccogliere il cotone.
I giocatori di molte squadre avversarie, minacciarono di scioperare, anziché stare nello stesso campo in cui giocava Robinson.
Anche i compagni di squadra, inizialmente non lo avevano accolto di buon grado. Almeno non tutti. Alcuni di loro, chiesero additittura di essere ceduti ad un altra squadra.

Leo Durocher l'allenatore dei Dodgers invece, era convinto del valore del ragazzo, e nello spogliatoio fece un discorso molto chiaro a tutti gli atleti:

A me non importa se il ragazzo è giallo o nero, o se ha le strisce come una zebra. Qui comando io e lui gioca. C' è dell' altro: io dico anche che lui ci può rendere tutti ricchi. E se qualcuno di voi non ha bisogno di soldi, farò in modo di metterlo sul mercato. Volete essere ceduti? Basta che mi avvisiate, e vi accontenterò.

Ma il primo segnale che qualcosa stava cambiando, arrivò proprio da un compagno di squadra. Pee Wee Reese, durante il riscaldamento prima di una partita a Cincinnati, e mentre dagli spalti stavano piovendo i soliti insulti razzisti, mise una mano sulla spalla a Robinson, cingendolo in segno di amicizia.
Questo gesto zittì il pubblico, e ispirò una statua raffigurante i due giocatori, l'uno con la mano sulla spalla dell'altro, posizionata a Coney Island, come simbolo di fratellanza.

Particolare la frase che sembra che Reese abbia detto a Robinson, proprio in quel momento:

La prossima volta, indosseremo tutti la maglia 42, cosi non potranno distinguerci.


Si ritirò nel 1957, a 38 anni, dopo una grande carriera, anche se le ultime stagioni non furono all'altezza della fama di grande giocatore che si era guadagnato. Tuttavia si scoprì che in realtà, si era ammalato di diabete, e questo avrebbe influito negativamente sulle sue ultimissime prestazioni.

É morto il 24 ottobre 1972 per un attacco di cuore.


La maglia numero 42, è stata ritirata d'ufficio in tutte quante le squadre professionistiche americane.
Questa decisione è stata presa nel 1997 nel cinquantesimo anniversario dell'esordio di Robinson.
In quel momento c'erano giocatori in attività, che stavano usando il numero 42.
É stato concesso loro, di usarlo fino a fine carriera, dopodiché questo numero, non sarebbe più apparso sulla schiena di nessun giocatore della MLB.
L'ultimo giocatore con il numero 42 è stato un altro grande atleta.
Il lanciatore closer Mariano Rivera, Panamense, che si è ritirato nel 2013.


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Mariano Rivera - L'ultimo "42"
Immagine CC BY-SA 2.0 - Fonte: Flickr.com
Autore: Keith Allison

L'unica occasione per gli attuali giocatori, di indossare la casacca numero 42, è il giorno dell'anniversario del deubutto di Jackie Robinson.
Il 15 aprile di ogni anno infatti, quel numero è sulla schiena di tutti i giocatori in tutte le partite, proprio per celebrare l'uomo che rappresenta il simbolo dell'abbattimento delle barriere razziali.
Questo evento è denominato Jackie Robinson day.


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Immagine CC BY-SA 2.0 - Fonte: Flickr.com
Autore: Keith Allison

Alla prossima!



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Cricket is my favourite game yr

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unfortunately I'm not a cricket expert. But I know it's similar to baseball.

Yes bro,thanks

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This game is my favourite yr

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Sono sempre belle ed affascinanti da leggere queste storie di protagonisti sportivi, che a inizio carriera venivano osteggiati e dileggiati (in questo caso in merito al razzismo americano verso le persone di colore) ma per i quali,in seguito, il destino ha reso loro la giustizia che meritavano permettendo cosi le loro rivincite personali.
Quella di Jackie del baseball è uno dei molti casi.
Fa piacere il fatto che a distanza di tempo, venga ancora ricordato.
Bel post Davide, come sempre.

Sì è vero! Quando da ragazzino cominciai a giocare a baseball, mi ero informato sui grandi del passato. E la storia di Robinson mi ha colpito da subito!

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Trasmetti perfettamente la tua passione per il baseball nei tuoi post, carissimo Dave, complimenti per questo articolo estremamente curato e particolareggiato, hai fatto davvero un lavoro eccellente, complimenti, amico mio

Grazie mille Marco! Era un po'di tempo che mi passava per la testa questo post!

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