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in #ita5 years ago

Milano, domenica pomeriggio
Come ogni domenica la mia famiglia erano venuta a trovarmi al Pensionario Garibaldi, la struttura che ormai da diversi anni mi ospitava. Dopo la morte di Amerigo, mio marito, ero rimasta sola nella nostra grande casa coloniale di provincia ed insieme ai miei figli avevamo deciso di comune accordo che forse un luogo come questo mi avrebbe fatto bene, soprattutto per trascorrere la mia vecchiaia in compagnia di miei coetanei. Tante persone erano passate di qui ed alcune, purtroppo, ci avevano anche lasciato, dando spazio a qualcun'altro di nuovo.
Il pensionario era a tutti gli effetti un mondo parallelo nel quale vivevamo ed era legato ad un filo diretto al mondo esterno solo grazie ai vari telegiornali che guardavamo tutti insieme dopo pranzo. Per il resto la struttura era a tutti gli effetti un mondo a sé: mi sentivo quasi come in una piccola comunità separata dal mondo esterno, come fossimo su un'isola deserta, consapevoli che fuori qualcosa esistesse, ma di cui conoscevamo ben poco e ricordavamo ancora meno.
Certi giorni il tempo trascorreva molto lento, ma amavo trascorrere tante ore fuori all'aperto con le mie amiche: le carte erano il nostro passatempo preferito in assoluto e grazie al quale le nostre giornate si coloravano di una grande passione comune. Durante l'inverno avevamo un tavolo di fronte alla finestra, da dove ammiravamo il sole sorgere e poi tramontare: anche gli eventi metereologici erano spesso tema dei nostri dialoghi ed io preferivo osservare il mondo fuori dalla finestra rispetto alla televisione, troppo "artificiale" per i miei gusti; ovviamente però l'aumento delle temperature primaverili ci garantiva la possibilità di trasferirci nel gazebo nei giardini della struttura, dove trascorrevamo molte ore all'ombra degli alberi insieme alle nostre carte.
Ero una grande amante dei fiori e la primavera per me era la stagione più bella: simbolo di rinascita con fiori dai tanti colori che popolavano le aiuole del pensionario Garibaldi e le piante caducifoglie che tornavano a germogliare e colorarsi di un verde acceso.

Le amiche con le quali condividevo l'amore per le carte erano tre: Carla, Luisa e Franca. Nessuna di noi conosceva le altre prima che arrivassimo qui e forse, in fondo, ci pentimmo di non esserci incontrate prima. Ognuna di loro aveva una lunga storia alle spalle, che nei vari pomeriggi amava ripercorrere: Carla era stata una giornalista di successo degli anni '90 lavorando per varie testate tra cui anche il Corriere della Sera, Luisa aveva avuto un tabacchi insieme al marito, lasciato poi ai figli, ed infine Franca, che invece da sempre aveva portato avanti una delle più celebri pasticcerie di Milano.
Le storie del nostro passato rendevano unici i nostri pomeriggi: vite, eventi condivisi ed avventure erano i temi dei nostri dialoghi durante le varie partite a carte. Anche far lavorare la nostra mente ricordando il nostro passato ci aiutava a non spengerci e tenere il nostro cervello attivo.
Il burraco era il gioco che ci teneva compagnia e ci coinvolgeva profondamente. Ogni volta che iniziavamo una nuova partita, ognuna di noi si concentrava per fare il meglio che potesse, tutto rapportato a quanto la dea bendata fesse stata benevola: con i miei occhiali leggermente calati sul naso, la catenella che li sorreggeva ed un grande passione per il gioco affrontavo sempre una nuova partita, quasi come una nuova gara.

A dire il vero però il nostro gruppo ci iniziava a stare un po' stretto: sempre noi quattro a giocare insieme.
Sentivamo la sensazione comune di doverci e volerci confrontare anche con altri giocatori e per questo avevamo chiesto anche ad altri abitanti del pensionario, i quali però ogni volta si rifiutavano, quasi temessero il confronto con noi "professioniste" del gioco. Fino a quando un giorno, sfogliando un quotidiano, notammo un annuncio:

Torneo di Burraco
Partecipazione gratuita


Il primo nostro pensiero fu il grande dispiacere per non poter partecipare a questo evento, poi Carla ebbe la "geniale" idea di dire: "Perché non partecipare?!?!"
Subito noi altre iniziammo a criticare la sua affermazione, conoscendo le dure restrizioni vigenti sulle uscite serali per chi stesse nel pensionario. Ad ogni modo però, questa proposta, seppur folle, ci intrigava: non sapevamo però come arrivare ad una soluzione. Poi un giorno, proprio durante una delle tante partite, un'idea balzò nella mia mente: E se fuggissimo furtivamente?
Anche questa volta molte furono le critiche da parte delle altre donne, ma, come un piccolo spiraglio, si accese in noi un bagliore di speranza, quasi come se ciò significasse che tutto sarebbe stato possibile, se avessimo creduto in quell'impresa, dovevamo solo crederci.
Come delle prigioniere in carcere, iniziammo a studiare i movimenti dei custodi del pensionario negli orari serali: mai in passato avevamo destato sospetti di voler fuggire e quindi non avremmo avuto gli occhi addosso di coloro i quali erano incaricati nel controllare. Il tempo però passava e la serata dell'incontro si faceva sempre più vicina: come il giorno di un esame, di una partita fondamentale di fine campionato o il giorno della maturità, sentivamo nell'aria il pericolo di essere scoperte, ma questo era fortemente contrastato dal nostro desiderio di giocare a carte fuori e confrontarci con altre persone.

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CC0 Creative Commons

La fatidica sera arrivò.
Decidemmo che insieme avremmo tentato la fuga: tutte e quattro unite in quest'impresa tra il folle ed il fanciullesco. Cercammo di non lasciar traspirare al di fuori del nostro ristretto gruppo l'ansia generata da ciò che a breve avremmo compiuto e seppur ciò non fosse stato facile, nessuno si accorse di niente. Alle ore 20.00, quando il custode in portineria andò in bagno, sfruttammo l'occasione per uscire, sgattaiolando via. Senza dare troppo nell'occhio ci dirigemmo verso piazza Michelangelo, dove solitamente alcuni taxi sapevamo fossero soliti aspettare dei clienti. Salimmo su uno di essi ed indicammo la destinazione. Eravamo felici, agitate e preoccupate: sapevamo che ciò che stessimo facendo fosse altamente vietato dalle regole del pensionario, ma una piccola speranza che ci avrebbero perdonate rendeva questa fuga meno grave.

Raggiungemmo dopo poco il Circolo Arci "La Fontana", scenario del torneo e non appena entrammo notammo una lunga coda: erano tutti i potenziali partecipanti di fronte al banchino delle iscrizioni. In molti quella sera si sarebbero sfidati e noi forse saremmo riuscite a dire la nostra: per scoprirlo non avremmo dovuto fare altro che lasciare i nostri dati al segretario.

Come andò quella serata: una vera delusione!!!
Per lo meno parziale.
Gli altri partecipanti non furono minimamente alla nostra altezza. Sembravamo effettivamente essere le "professioniste" in quella grande sala ed alla fine della serata, quando la mezzanotte era ormai rintoccata da diverso tempo ci ritrovammo tutte al tavolo per la partita finale: Carla, Luisa, Franca ed io. Ci guardammo in faccia e capimmo come in poche ore ci fossimo ritrovate tutte nella stessa situazione vissuta più e più volte al pensionario.
Scoprire chi avrebbe vinto non ci interessava e capimmo che ciò che vivevamo ogni giorno nel nostro giardino nel gazebo non era nient'altro che il meglio che potevamo trovare fuori. Non giocammo neppure quella finale, ma felici tornammo alla nostra struttura, chiamando un nuovo taxi.
Quando suonammo alla reception, il custode, un po' addormentato, prima ci aprì e dopo ci guardò con sguardo stupefatto: non credeva ai propri occhi, mentre noi sorridenti e divertite della notte trascorsa in modo insolito, gli passammo di fronte dirette verso le nostre camere.

L'indomani nessuno venne a dirci nulla della nostra bravata: forse il guardiano non aveva comunicato niente alla direttrice ed anche se lei stessa fosse stata informata, per evitare una figuraccia, avrebbe fatto finta di non aver visto e sentito. Noi da parte nostra eravamo felici di aver dato modo alla nostra curiosità di conoscere il mondo del burraco anche al di fuori del pensionario, consapevoli comunque che gran parte del divertimento fosse proprio qui e non si potesse chiedere di meglio. D'altronde eravamo delle professioniste!



Alcuni giorni dopo mentre Luisa scorreva il quotidiano, come tutti i giorni era solita fare, mi mostrò una notizia:

Torneo di Burraco
Presso la società "I Liceali"


La guardai, presi il giornale, mi alzai dalla sedia sulla quale ero seduta e mi diressi verso la finestra: una volta raggiunta, la aprii e gettai il giornale fuori.
Mi voltai verso le mie amiche e dissi loro:

PARTITINA?

Con questo contenuto partecipo al contest settimanale di @spi-storychain in cui il tema era nonne in fuga e l'ambientazione Casa di riposo.

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