SHAMPOO E BALSAMOsteemCreated with Sketch.

in #ita5 years ago (edited)

Erano passate da poco le 17:00 quando mi affacciai fuori dal mio salone di bellezza per vedere se fosse in arrivo: sapevo che solitamente non riuscisse ad essere puntuale e tantomeno amasse arrivare in anticipo; non sarebbe stato da lei. Silvia aveva 38 anni ed era una delle mie clienti storiche, nonchè mia ex-compagna di classe ai tempi del Liceo: ogni domenica pomeriggio preparavo la sua acconciatura alla perfezione, prima che si recasse a teatro per lo spettacolo serale, dato che di fronte a tutti doveva apparire al meglio. Era una persona solare che ogni volta aveva il piacere di raccontarmi la sua intera settimana trascorsa, attenta a non omettere alcun dettaglio di ogni singolo giorno: era cosí precisa che spesso la definivo scherzosamente "maniacale". Tutto sommato le volevo bene, anche se tutte quelle chiacchere finivano sempre per stordirmi un po': mentre ero in piedi dietro di lei con le forbici in mano, sicuramente non riuscivo a nascondere tutto ciò, visto che lei piú volte durante la seduta, mi richiamava all'attenzione con un "Ehi Fabri, mi stai ascoltando?" ed io le rispondevo affermativamente in un mix di incertezza e falsa sicurezza; lei, forse, faceva finta di credermi e come se niente fosse accaduto, proseguiva la sua narrazione.

hair-stylist-1514894_960_720.jpg CC0 Creative Commons

Erano ormai le 17:15, quando Silvia piombò nel mio locale. Piangeva ed il trucco le aveva sporcato il contorno degli occhi e le stava colando sulle guance. Provò a spiegarmi qualcosa, ma il singhizzo ed una voce straziata dal dolore non riuscirono a permettermi di capire cosa la stesse turbando. Ci sedemmo su uno dei divanetti nella sala di aspetto e cercai di tranquillizzarla; le versai una tazza di the caldo, che avevo preparato in precedenza durante l'attesa e gliela offrii. Quasi come se avesse raggiunto un luogo sicuro, questo salone sembrava essere una chiesa per un fedele, Silvia lentamente si tranquillizzò, bevve alcuni sorsi dalla tazza e cadde in un silenzio di tomba. Capii che in quel momento preferisse riflettere da sola, non dire niente ed avesse bisogno che stessi lí in sua compagnia, stringendole le mani con le mie. Eravamo grandi amici, avevamo trascorso lunghi momenti insieme ed il feeling tra noi era veramente profondo. Dopo alcuni minuti che eravamo immobili su quelle poltroncine e Silvia aveva lo sguardo perso nel vuoto, provai a suggerirle di iniziare la seduta, cercando di distrarsi. Senza pronunciare una sillaba, acconsentí, facendo un chiaro cenno con la testa, quasi come volesse dire che sí, era proprio ciò di cui avevo bisogno!. Anche senza parlare, riuscivamo a capirci. Eravamo quasi uniti da un legame simbiotico. Una volta arrivati al lavandino, le bagnai i capelli: prima li sciacquai con uno shampoo alla rosa canina e dopo aggiunsi un po' di balsamo. Silvia amava avere i capelli morbidi e quindi solitamente usavo uno dei migliori prodotti in circolazione. Cercai di rompere il ghiaccio e le chiesi: "Come sta Massimo?" Silvia ancora una volta, come appena entrata, cadde nuovamente in un pianto straziante, fatto di urla e lamenti. Capii immediatamnte che avevo toccato un tasto dolente e forse era proprio Massimo la causa del suo profondo dolore: egli era stato uno dei suoi primi fidanzati al tempo del Liceo ed oggi era suo marito. Non lo avevo mai sopportato molto per vari motivi: era piú grande di me, faceva troppo spesso il saputello e soprattutto pensava che mi stesse simpatico e per questo faceva spesso battute ironiche in mia presenza, alle quale dovevo ridere...per non piangere per il pessimo livello di ironia. Per fortuna Silvia si tranquillizzò nuovamente quando iniziai a massaggiarle la cute: era la parte che preferiva ed in questi momenti, come in altre situazioni, era quando esprimeva il meglio di sè per estro e fantasia con i suoi racconti. Questa volta il contesto e l'aria che si respirava, erano completamente diversi. Un silenzio di ghiaccio si respirava nel salone. Dopo alcuni minuti però Silvia sembrò sbloccarsi: "Ma come ha potuto...quell'ignobile! Non ha nessun rispetto per me. Quanto valgo per lui...NIENTE!" Capii che la cosa fosse seria e questa volta l'avesse combinata veramente grossa: che fosse andato con un'altra donna? Forse era tornato a casa completamente ubriaco dopo una serata di bravate con i suoi amici? O forse si era dimenticato del loro anniversario di matrimonio?...mah! "Non ti preoccupare Silvia: sai quanto vali per me e se hai bisogno di una spalla su cui consolarti, non ti preoccupare: ci sarò sempre. Quell'uomo è un farabutto, ignobile e secondo me anche un vigliacco. Non lo si sopporta affatto, soprattutto quando cerca di fare il simpatico senza riuscirci. Ma almeno stai zitto! Poi ti devo dire proprio la veritá: non sono mai riuscito a mandare giù il fatto che mi chiamasse Sfigatello! Ma come si permette: fidati, se lo scarichi è meglio!!!"* Finalmente mi ero tolto quel peso dallo stomaco ed avevo informato Silvia di cosa pensassi di suo marito Massimo. Personalmente mi sentivo piú rilassato...fino a quando non la vidi protrarsi in avanti e voltarsi verso di me con una faccia seria e sbalordita: "Ma cosa dici!?!?" Mi si ghicciò il sudore sulla schiena: quale gaffe avevo combinato questa volta?
"Massimo mi ha detto che questa sera non potrà venire a teatro per la partita di calcetto con i suoi amici. C'è la finale del Torneo delle contrade ed io dovrò andare da sola o in alternativa con mia suocera. Un evento gravissimo, visto che siamo sempre andati insieme...ma non penso sia così grave da lasciare mio marito! D'altro canto scopro che non sia proprio cosí simpatico per te...e quando mi dicevi che era l'uomo perfetto per me? Quando dicevi che non avrei potuto trovare niente di meglio? Quando mi dicesti..."
Volevo bene a Silvia per il suo carattere e soprattutto anche per la facilità di cambiare umore continuamente...l'essere un po' lunatica. Per lo meno ora aveva la giustificazione di sgridarmi ed iniziare la sua narrazione. Ero riuscita a sbloccarla, anche se non proprio come avrei voluto. Il parrucchiere è un duro lavoro (non tanto per l'uso di forbici e pettine), ma qualcuno deve pur farlo!

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Alè, pensavo "Qui si tr...a", invece era uno sgarro molto inferiore, gradevole racconto, incentrato sul doppio-senso, bravo @moncia90

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Ahah... Grazie Mad per il passaggio!!!

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