Rhum con ghiaccio
Era ormai più di un anno che insieme ai miei colleghi dondolavamo su questa nave: le acqua ghiacciate del mare del Nord erano ormai diventate la nostra casa. Un luogo in cui, in alcune stagioni, neppure tramonta il sole e sembra che fosse lo stesso giorno quando invece passavano i giorni. Perdere la cognizione del tempo era molto facile ed ogni giorno assomigliava all'altro. Non c'erano eventi che ci aiutassero a comprendere che giorno fosse e spesso ci confondevamo, generando discussioni sulla data ed il giorno della settimana. Appeso nella stanza di comando avevamo un calendario, sul quale segnavamo il passare dei giorni, ma secondo alcuni dei miei compagni, c'eravamo persi alcune date. Poco importava, anche se la cognizione del passare delle ore spesso ci giocava brutti scherzi. A breve avremmo completato la nostra spedizione al Polo ed avremmo potuto far ritorno ognuno alla propria casa, al proprio Paese.
Eravamo in 4 su questa nave scientifica, giunta qui per studiare gli organismi viventi in questi luoghi: Julie McDertmot era l'unica ragazza della compagnia ed a tutti gli effetti anche la più giovane. Aveva studiato in passato Biologia e Chimica ad Harward e qui aveva l'importante ruolo di raccogliere le informazioni ed i dati scientifici. Aveva una dettagliata agenda sulla quale segnava ogni evento che a suo avviso avesse una certa rilevanza. Poi c'era Gustav Galarza, un astronomo argentino, ma nato in Russia. Era un personaggio molto silenzioso e con difficoltà amava parlare con gli altri membri della ciurma. Un solitario: stava spesso in disparte ed amava la compagnia del suo sigaro. Ne aveva tantissimi nella stiva, esclusivamente di sua proprietà e guai a chi glieli toccasse. Il terzo membro era Hideo Koriashi, un piccolo giapponese esperto di biodiversità, con il quale amavo passare il mio tempo libero. Parlava spesso di letteratura e filosofia ed a me piaceva ascoltarlo. Non sempre riusciva a comprendere a pieno i suoi voli pindarici, ma quanto avviava un discorso la sua gestualità superava le sue parole e come in una danza, spesso, mi sembrava di parlare con un illusionista. Infine vi ero io, Paolo Semplici, fisico e matematico dell'Università di Siena. Mi piaceva passare molto tempo sul pontile a pensare ed ad osservare le foto che avevo nel portafogli della mia famiglia. Ormai erano circa 8 mesi che non vedevo la mia famiglia ed ammetto che mi mancassero molto.
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L'evento che maggiormente ci coinvolgeva tutti insieme, oltre i pasti della giornata, era la partita di carte alla fine della giornata. Prima che ognuno raggiungesse la propria cuccetta. Hideo era sicuramente il migliore tra noi.
Negli occhi dei miei colleghi spesso leggevo come il dovere nel ritrovarsi per questo evento, quasi per un voler tenere sveglia la propria mente, prima che la lontananza dal resto del mondo la soffocasse. Spesso giocavamo in coppia, anche solo per rafforzare il gruppo e per variare cambiavamo spesso anche squadre. La partita in questione era anche l'unico evento ludico, con il quale avevamo la possibilità di vivacizzare la giornata. Per rendere tale evento più caloroso e forse per annebbiare la nostra mente dalla dura realtà che ci vedeva protagonisti in quel luogo sperduto dal mondo, avevamo alcuni alcolici, che sul finire della serata ci rallegravano anche un po'.
Quella sera era particolarmente freddo e mentre stavamo consegnando le carte bevvi alcuni sorsi di rhum. Bruciava in gola, ma mi scaldava lo stomaco e l'anima. Forte come un pugno nella pancia, decisi di berne un altro mezzo bicchiere. Giocavo insieme a Gustav...ed era come giocare da solo. A farmi compagnia sempre la bottiglia di rhum al mio fianco, con la quale interagivo maggiormente che con lo stesso russo-argentino. Era silenzioso lui e sembrava che ognuno facesse squadra a sé. Come quando nel calcio, due giocatori non si passano la palla. Ma la nostra tecnica, insolita, ci faceva vincere. Forse la fortuna ci fece spesso l'occhiolino quella sera. Sconsolato anche Hideo iniziò a condividere la sua sconfitta con il rhum.
A voce alta e forse ormai in balìa dell'alcool deridevo i miei avversari, anche pesantemente, coinvolgendo il loro sesso e la loro razza. Ero pesante! Non fu una grande scelta!
Cominciai a spronare Gustav a fare lo stesso. Egli, impassibile e quasi disgustato dal mio agire, rispondeva alle mie affermazioni, sbuffando ed annebbiando la stanza con il fumo del suo sigaro, perennemente acceso e fastidioso per ognuno di noi altri.
La fortuna però ci voltò le spalle. Accadde proprio che da vincere sempre, iniziammo a perdere ripetutamente ed io, dalla gioia massima passai ad una profonda delusione che spegnevo continuamente con altro rhum. A quel punto fu il turno dei miei avversari, i quali iniziarono loro l'iter delle prese in giro: dentro di me stava crescendo un fuoco di rabbia.
Come si permettevano!
Alla fine dell'ennesima partita persa da me e Gustav e la successiva presa in giro da parte di Julie e Hideo sugli italiani, come razza di ladri e fannulloni, mi alzi in piedi e con tono minaccioso puntai il dito a poca distanza dal volto della ragazza. Capii che lei avesse compreso che il tutto si stesse facendo troppo serio e forse l'alcool avesse annegato la mia razionalità. Le urlai più volte di star zitta! Gli altri mi iniziarono a guardare con occhi sbalorditi dal mio agire, fino a quando Hideo non si alzò in piedi ed afferrandomi per l'avanbraccio, mi suggerì di smettere, trattandosi solo di un gioco. Mi voltai in silenzio verso di lui. Con l'altra mano afferrai la bottiglia di rhum e stringendola nella mano la scaraventai in testa al mio amico giapponese, senza che il senno della ragione facesse capolino in me!
Egli cadde a terra ed immediatamente un urlo arrivò dalla mia destra: era Julie impaurita. La presi nuovamente per il braccio, ma a quel punto Gustav tirò fuori una pistola:
"Sapevo che qualcuno qui sarebbe impazzito prima o poi, ma non credevo bastassero pochi mesi. La mia pistola è quindi necessaria prima del tempo. Fermati sporco italiano grasso, prima che l'alcool nel tuo sangue ci uccida tutti!"
Pensò di avermi intimorito, ma nessuno avrebbe mai dato ordini a me, soprattutto in un momento di rabbia. Con un calcio al tavolo, lo feci ribaltare e facendolo cadere addosso a Gustav, egli cadde a terra. Mi alzai in piedi raccolsi la pistola e con mano ferma la puntai verso il russo, il quale tentò di persuadermi:
"Fermo Paolo, ma cosa fai! Non vorrai mica..."
La sua voce fu strozzata da una deflagrazione che mi stordì: eravamo all'interno di una stanza ed il colpo della pistola causò un rumore impressionante. Alle mie spalle, un qualcosa mi colpì e mi trascinò a terra. Era l'esile Julie, della quale mi sbarazzai ben presto. Portai le mie mani al suo collo e strinsi fino a quando non smise di agitarsi. Solo perché stava cercando di uccidermi. Non avrei voluto. Il suo corpo morto era ormai a terra, inerme. Rimaneva solo il mio amico Hideo: lo guardai con il sangue che gli scendeva sul viso: egli respirava ancora ed era insieme a me l'unico superstite a questa "ludica" notte di gioco. Mi avvicinai a lui con il mio volto ricoperto di lacrime di coccodrillo: cosa avevo fatto!?!?
I miei occhi caddero però sulla sua giacca; in particolar modo sulla sua manica destra. Una fodera bianca mi colpì. Ciò che mi sbalordì maggiormente fu ciò che avevo confuso proprio con la fodera: aveva delle carte nella manica...questo figlio di puttana!
Cercai furiosamente la pistola a terra, con la rabbia che cresceva in me.
La trovai!
Poggiai la canna al suo petto ed esplosi di nuovo un colpo.
La deflagrazione fu impressionante.
"Nessuno si prende gioco di un italiano! Farlo significa pagare con la vita!" urlai.
La follia si era presa gioco di me e lei era veramente l'avversario che quella sera mi aveva battuto al gioco delle carte. Me ne resi conto solo quando compresi che ero l'unico sopravvissuto su quella nave. L'unico della vecchia ciurma a non saper navigare in mare. L'unico in mezzo al mare del Nord.
Con questo contenuto partecipo al contest settimanale indetto da @spi-storychain che ha come tema la partita di carte e come ambientazione il polo Nord. Grazie per la lettura!
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Un pò di follia, solo un pò. Bello (non invitarmi a giocare a carte, non accetterei, @moncia90.
Dai dai!
Ho già il rhum in frigo!🤪
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