Quando BITCOIN consumerà più dell' AUSTRIA
Quotidianamente sentiamo parlare di Cryptovalute, soprattutto noi figli di Steemit.
Come però parlare di cryptovalute senza nominare quello che è il simbolo e la colonna portante del sistema intero: il Bitcoin.
Questo tipo di moneta virtuale è la più famosa tra tutte le cryptovalute.
Tale "successo" però lo si paga in qualche modo.
… ed in che modo direte voi.
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E' risaputo che tutto ciò che ruota intorno alla tecnologia e l'informatizzazione necessiti di grandissime quantità di energia. Uno degli esempi più eclatanti è probabilmente il colosso Google: si presume che durante il 2010 abbia consumato oltre 2,3 miliardi di kilowattora; paragonando tale consumo ad un qualcosa di maggiormente familiare a noi, comuni mortali, è sufficiente pensare che questa quantità è quella necessaria ad alimentare 207 mila appartamenti.
Tutta questa energia è ovviamente quella di cui necessita un colosso come Google, che ha il bisogno di soddisfare richieste continue apportate sul suo motore di ricerca, garantire un ottimo servizio su Youtube, gestire Gmail e tutto in tempi più rapidi possibili (1).
Bitcoin ovviamente, pur essendo una realtà neo-nata, sta raggiungendo ogni mese valori veramente sorprendenti ed i suoi consumi sono in forte crescita; è quello che afferma uno studio pubblicato (2) su Joule (una delle sezioni di Cell, una delle riviste di maggiore spessore in ambito scientifico).
I ricercatori hanno ipotizzato che entro la fine del 2018 la cryptovaluta Bitcoin potesse oltrepassare i 7 giga watt di consumo annuo. Un'enormità se consideriamo che l'intero paese dell'Austria raggiunge in un anno appena gli 8 giga watt. Ciò andrebbe a significare che lo 0.5% dell'energia consumata dal pianeta dipenderebbe esclusivamente da Bitcoin.
Il ricercatore Alex de Vries, del Center of PwC di Amsterdam, ha condotto questo studio e nel suo elaborato ci permette di capire quali siano le cause che generano tali consumi (cito dalla fonte):
È un processo che rende Bitcoin estremamente assetato di energia per la progettazione, poiché la valuta richiede un'enorme quantità di calcoli hash con l'obiettivo finale di elaborare transazioni finanziarie senza intermediari (peer-to-peer). Il combustibile primario per ciascuno di questi calcoli è l'elettricità. Si stima che la rete Bitcoin consumi attualmente almeno 2,55 gigawatt di elettricità e potenzialmente 7,67 gigawatt in futuro, rendendola comparabile con paesi come l'Irlanda (3,1 gigawatt) e l'Austria (8,2 gigawatt). I modelli economici ci dicono che il consumo di elettricità di Bitcoin graviterà verso il secondo numero. Uno sguardo alle stime di produzione di minatori Bitcoin suggerisce che questo numero potrebbe già essere raggiunto nel 2018.
Il concetto espresso da de Vries sarà risultato chiaro a molti, ma cerchiamo di renderlo più facilmente comprensibile agli occhi di tutti.
Bitcoin, come del resto tutte le altre cryptovalute, può funzionare solo attraverso un processo di funzionamento che necessita di avere moltissime macchine (computer) interconnesse tra loro. Questa rete è poi lo strumento sul quale vengono effettuati i tantissimi calcoli e le relative transazioni.
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Il processo di DATA MINING è poi lo step successivo, che porta i vari computer ad una competizione costante tra loro. Questo perché i calcoli descritti poco sopra vengono assegnati, come in una forma di appalto, ad ogni macchina. La forma di pagamento per ogni operazione effettuata con successo corrisponde ad un riconoscimento di 12.5 Bitcoin. Non ci si faccia illudere dalla somma, dato che gli utenti che operano sulle macchine ed i tempi di lavoro sono in entrambi i casi elevati.
E' quindi facilmente intuibile che una rete in cui le macchine sono continuamente accese ed al massimo delle loro capacità di calcolo, i consumi siano molto elevati (3) ed in costante crescita.
La traduzione letterale sarebbe "estrazione di dati".
Si tratta di un processo che si pone come obiettivo l'esplorazione e l'analisi di grandi quantità di dati (in modo automatico o semi-automatico), partendo da basi di dati (informazioni contenute in tabelle) e con lo scopo di individuare pattern, che non sono altro che schemi significativi.
Viene utilizzato questo processo perché l'informazione spesso è nascosa per vari motivi:
- Enorme quantità di dati: per esempio il web ha al suo interno una quantità immensa di informazioni, ma anche le transazioni delle carte di credito possono essere un punto di impiego del data mining.
- Complessità dei dati: questo problema si verifica quando è necessario integrare sorgenti provenienti da sorgenti diverse tra loro.
- Velocità di afflusso dei dati: per esempio le transazioni delle carte di credito gestite da una banca o più semplicemente nel nostro caso le transazioni di SBD nel portafoglio di una whale possono essere decine al secondo.
(4)
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Questi sono solo alcuni dei motivi per cui il sistema di gestione Bitcoin paga così tanto il servizio offerto dalle macchine della rete per i calcoli e le transazioni della cryptovaluta.
Bibliografia
1 Articolo sul Corriere della Sera sul consumo energetico di Google nel 2010
2 Lo studio di Alex de Vries
3 Galileo e l'articolo di riferimento
4 Il processo di Data Mining
Non è la prima cosa che sento circolare questi dati, che sono realmente impressionanti come cifre di consumo reale, soprattutto se paragonate al fabbisogno di elettricità di nazioni vere e proprie, sinceramente rimango un po' disorientato da questi dati.
I dati sono impressionanti, ma questo è il costo dell'innovazione in ambito tecnologico.
Grazie del passaggio!