Martedì Grasso

Nella piazza erano tanti i bambini che mi giravano intorno, lanciandomi coriandoli e cercando di divertirsi insieme a me. Personalmente non sapevo neppure chi fossero, mascherati in vario modo, mentre i loro genitori ci controllavano a dovuta distanza sorridenti.
Saltavamo, correvamo e giocavamo tutti insieme. Il divario d'età che ci separava permetteva ad ognuno di noi di potersi perdere in un mondo parallelo, lontano dalla dura realtà che ogni giorno piombava come un grande macigno sulle nostre spalle. Sulle mie, tutto sommato. Loro erano bambini spensierati e felici.

Il tempo passava ed il sole all'orizzonte scese oltre il perimetro dei tetti, mentre le luci nelle case illuminavano gli interni ed i camini iniziavano ad annebbiare il cielo d'inverno. I bambini a poco a poco iniziarono a tornare dai loro genitori che li chiamavano per tornare alle loro abitazioni e porre fine a questo periodo gioioso, quale era il Carnevale: una festa in cui ognuno di noi ha la possibilità di tornare bambino, di poter nascondere la sua età dietro una semplice maschera e correre lanciando coriandoli a tutti.

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Quegli stessi coriandoli erano ora depositati tutti a terra e coloravano l'intera piazza. In lontananza si sentivano già le spazzatrici degli operatori ecologici che si muovevano lungo le vie e ben presto sarebbero arrivati qui. Era il momento che anch'io mi togliessi la maschera che indossavo e mi dirigessi verso "casa mia".
Come un clown che ha finito la propria euforia, ero adesso la persona più triste qui: sarei tornato alla mia dura vita di tutti i giorni, infelice e solitaria. Chiesi ad un passante una sigaretta ed egli, con non poca indifferenza, me la concesse: in seguito, mosso forse da compassione, mi chiese se volessi che me la accendesse ed ovviamente gliene fui molto grato.
Il fumo di quella sigaretta fu come l'ultima nota di un concerto sensazionale;
il caffè prima della fine di una splendida cena;
l'ultimo sorso di un delizioso calice di vino;
un ultimo bacio prima di un addio.

Speravo che non si consumasse mai quel piccolo agglomerato di tabacco, ma dopo poco arrivai al filtro e la mia ultima possibilità di godermi quel carnevale si spense lentamente. Lanciai la sigaretta lontano e tornai verso quel luogo che da alcuni anni mi ospitava.

"Pensione Paolini"
Il custode Luigi stava spazzando il cortile e da lontano mi salutò:
"Signor Marchi, ben tornato! Come è andata?"
Mi fece piacere il suo interesse e gli risposi con un pollice alto. Con quella domanda ebbi modo di rivivere in un flash quella giornata magica, trascorsa con tanti bambini, giovani come i miei nipoti.
Quei miei nipoti che da molto tempo non vedevo e che ogni giorno speravo di veder entrare nella mia stanza del pensionario.

_{Con questo contenuto partecipo al contest settimanale di @spi-storychain in cui il tema è "Perdersi e ritrovarsi" e l'ambientazione "Carnevale".}

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